The X-Axis # 04/11

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view post Posted on 12/5/2011, 18:32

PontifeX MaXimus del Sacro Culto di Chris Claremont & Grant Morrison

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X-REVIEWS
THE X-AXIS
# 04 / 11

by Paul O' Brien
paulobrienis5



In Questo Numero:
- Age of X-Universe # 1-2 (of 2)
- Astonishing Spider-Man & Wolverine # 5 (of 5)
- Cyclops # 1 [OneShot]
- Daken: Dark Wolverine # 7
- Generation Hope # 5-6
- New Mutants (Vol. III) # 23-24
- Uncanny X-Force # 5.1
- Uncanny X-Force # 6-7
- Uncanny X-Force # 8-9
- Uncanny X-Men # 534
- Uncanny X-Men # 534.1-535-536
- Uncanny X-Men Annual # 3 (+ Steve Rogers, Super-Soldier Annual # 1)
- Wolverine (Vol. IV) # 7-8
- Wolverine: The Best There It Is # 5-6
- Wolverine & Hercules: Myths, Monsters & Mutants # 2-3
- Wolverine & Jubilee # 3-4 (of 4)
- X-23 (Vol. II) # 8 (+ Daken: Dark Wolverine # 8) -9
- X-Factor # 217-218
- X-Men (Vol. II) # 9-10
- X-Men Legacy # 246-247
- X-Men: Prelude to Schism # 1 (of 4)



Age of X Universe # 1 - 2 (of 2)
Quando leggerete questo, “Age of X” sarà più o meno terminato. E' stata una buona storia, in parte perché si è scoperta essere un'idea alquanto più interessante di quello che sembrava all'inizio.
In superficie, “Age of X” è solo un'altra Terra parallela distopica, ma con Mike Carey non potrebbe mai essere così semplice, e in effetti sembra piuttosto chiaro a questo punto che non è "reale" per nulla.
Tutti sono asserragliati in una fortezza che probabilmente è l'interno della mente di Legione, e senza che loro lo sappiano il mondo esterno non esiste davvero. I soldati che attaccano appaiono generici perché letteralmente non sono affatto personaggi reali.
È una svolta piuttosto abile, ma significa anche che non c'è un vero posto per un albo come Age of X Universe, una miniserie in due numeri in cui scopriamo cosa stanno facendo gli altri personaggi dell'Universo Marvel nel mondo di Age of X.
La storia dei Vendicatori di Simon Spurrier e Khoi Pham prende la guida e se non altro si inquadra come un flashback in modo da quadrare con la premessa; essenzialmente è un gruppo di versioni "oscure" degli eroi Marvel che dà la caccia ai mutanti.
C'è anche una breve storia di supporto di Jim McCann e Paul Davidson, con l'Uomo Ragno in fuga dalle forze antimutanti, che non tenta neppure di spiegare perché sia ambientata in un mondo inesistente.
Non c'è niente che non vada nelle singole storie, che sono abbastanza funzionali, ma a meno che “Age of X” stia andando verso qualcosa di totalmente inatteso, l'intera premessa dell'Age of X Universe appare fondamentalmente mal concepita.
Queste storie stanno tentando di dare sostanza a una realtà che per cominciare era interessante solo perché Carey l'aveva deliberatamente lasciata generica e metafittizia.

Su queste premesse è una cattiva idea, e l'albo non mi convince del contrario; lungi dall'essere un complemento alla storia principale, sembra spingere in una direzione diversa.
Posso apprezzare il desiderio di ottenere il Massimo dalla trama di Mike Carey “Age of X” da X-Men: Legacy e New Mutants.
La Marvel può di certo fare molto per promuoverla, ma se c'è mai stata una storia inadatta agli spin-off, è “Age of X”.
Il concetto centrale della trama è che a prima vista sembra solo un'altra Terra alternativa distopica, con gli X-Men asserragliati in una cittadella a combattere battaglie prive di senso, solo per poi scoprire che non c'è letteralmente niente là fuori a parte la fortezza stessa.
Ora la Marvel ci dà Age of X: Universe – una miniserie in due numeri su quello che c'è oltre la fortezza.
Ora, sì, tecnicamente è quello che gli X-Men pensano che ci sia oltre la fortezza, ma anche così è una cattiva idea, perché in “Age of X” vera e propria i nemici sono volutamente generici, e questo è un punto chiave della trama.
In teoria, la storia di Simon Spurrier e Khoi Pham intende spiegare da dove sia venuta l'idea dei "muri di forza", ma l'intera ambientazione li lascia a lottare con un compito impossibile, e da questo punto del crossover sappiamo che comunque non ha importanza. Si ritrovano ad avere un gruppo esagerato di Vendicatori "oscuri" che tenta di assassinare Magneto solo perché Capitan America apprenda un'Importante Lezione Morale sotto forma di un discorso sulla tolleranza. Anche ignorando il contesto del più ampio crossover, è solo una generica storia distopica.
La storia di supporto di Chuck Kim e Gabriel Hernandez Walta nel # 2, che spiega come Dazzler (secondo lei) è arrivata alla fortezza, è leggermente migliore, dato che si può vedere come in parte sviluppi l'idea che i personaggi hanno in realtà costruito questo mondo per loro stessi. Inoltre, i disegni a matita di Walta sono un interessante cambio di ritmo. Ma come storia è davvero poco più che una funzionale sequenza d'azione.
Non sono certo che i problemi nel concetto potessero permettere a Age of X: Universe di essere molto meglio di questo – tolto lo scrivere l'intera cosa come un'ulteriore decostruzione del sottogenere distopico, non sono certo di come lo si potesse connettere alla trama vera e propria. Ma in una trama altrimenti ben costruita, questa miniserie si può enfaticamente saltare.


Astonishing Spider-Man & Wolverine # 5 (of 5)
Dopo mesi di caotica preparazione sopra le righe, Jason Aaron arriva finalmente alla grande rivelazione: perché stanno accadendo tutte queste cose folli e bizzarre? Be', è perché... Mojo sta realizzando uno show televisivo.
Ah. Di nuovo quella trama.
Alla prima lettura ne sono stato un po' deluso ... ha senso, sì, almeno nella misura in cui ne può avere qualunque storia di Mojo, ma significa anche che l'albo passa da quattro numeri di follia a ruota libera a una trama di repertorio degli X-Men che è in giro da venticinque anni, e a me sembra goffo.
Detto questo, una volta superato lo scossone, Aaron qui si sta ancora divertendo: ha inquadrato la follia maniacale e l'imprevedibilità di Mojo (“Non gli ho detto di respirare la mia aria! Quest'aria è una mia proprietà! Ditegli di smettere di rubare la mia aria!”).
Mojo ha sempre dato agli scrittori degli X-Men una scusa per sospendere le normali regole della logica e della sanità mentale, e la storia se ne avvantaggia appieno restando deliberatamente in equilibrio al margine dell'incoerenza e del ridicolo.
È un pezzo divertente e i disegni da cartone animato di Adam Kubert funzionano bene – e Aaron continua ad aumentare la posta in palio fino a un livello ridicolo con ogni numero che passa. Se Mojo sembra un po' troppo familiare in questo ruolo, la storia lo compensa entro certi limiti lanciandosi nella follia con così tanta passione.


Cyclops # 1 [OneShot]
Un altro speciale di X-Men First Class.
Strani albi, questi – anche se sono ovviamente concepiti per collegarsi al prossimo film First Class - il cui contenuto ha più a che fare con i fumetti First Class di Jeff Parker: non è esattamente una sinergia.
Comunque, Lee Black e Dean Haspiel sono gli autori di questa storia da solo di Ciclope e c'è da dire che Scott non si presta facilmente a storie in solitario: quale rigido capo è un personaggio progettato più per i gruppi.
La risposta di Black è di fargli affrontare dei criminali della Silver Age talmente assurdi che neppure Scott riesce a prenderli del tutto sul serio – Batroc e il Circo del Crimine.
È una bella idea, anche se la storia non riesce davvero a far funzionare il punto “Scott si alleggerisce un po'” – arriva prima del finale e a quel punto sembra solo che la storia stia debitamente concludendo la trama.
Comunque funzionerà abbastanza bene nella raccolta assieme agli altri speciali, e i disegni retrò di Haspiel sono adorabili.


Daken: Dark Wolverine # 7
Questa è la parte conclusiva di “Empire, Act 2", anche se funge anche da prologo per il crossover del mese prossimo con X-23 (Vedi dopo - n.d.r.). Essenzialmente è per lo più Daken che consolida la sua presa su Madripoor reimpiantando Tyger Tiger quale capo fantoccio che possa fare da prestanome mentre lui resta nell'ombra.
Incidentalmente, di nuovo, la pagina del riassunto capisce male la trama, descrivendo Tyger come una “vigilante”, ma in realtà ha gestito il paese fin da Iron Man: Director of SHIELD Annual 1, quando è stata messa al potere da Tony Stark dopo che Madame Hydra era stata rovesciata. I numeri precedenti l'avevano chiarito abbastanza bene, quindi non capisco come l'albo sia riuscito a stampare due volte una pagina di riassunto che si sbaglia su quello che è probabilmente l'elemento più importante della trama.
Comunque, in questo numero Daken manipola della gente e bla bla bla, noioso.
Penso che qui il problema sia duplice: da un lato, i criminali che sta manipolando sono personaggi abbozzati di cui non abbiamo alcuna ragione di interessarci; dall'altro lato, non c'è nulla di particolarmente abile o interessante nel modo in cui lo fa.
A volte questo albo fa apparire Daken davvero un passo Avanti agli altri personaggi, ma altre volte è solo un insieme arbitrario di eventi che si svolgono prima che Daken dichiari di essere un genio per averli predetti. Detto in altro modo, gli altri personaggi non sono stati adeguatamente messi all'angolo, ma si comportano come se lo fossero perché Daken è un genio e quindi i suoi piani devono funzionare, non importa quanto sembrino vaghi e abbozzati.
Capisco dove vogliano andare a parare, e a volte l'albo ci riesce, ma questa non è una di quelle volte.


Generation Hope # 5-6
Ora che il cast è stato assemblato, quest'albo sta prendendo bene il suo ritmo.
Questo è essenzialmente il secondo numero in cui le luci si sistemano a Utopia, ma è più focalizzato sulla domanda di come il gruppo nel suo insieme si rapporti con gli X-Men.
Il povero, emarginato Professor X appare per presentarsi al gruppo, solo perché gli venga fatto un discorsetto su come i tempi siano cambiati. ed Emma stessa, a cui chiaramente non importa un granché di Hope, fatica a stabilire la propria autorità. In effetti, la faccenda Hope/Emma è al limite dell'esagerazione perchè lascia Emma che sembra un po' un'idiota, e faccio fatica a credere che si sgretoli tanto rapidamente di fronte a un'insubordinazione. Va bene se lo si vede come un caso particolare perché lei è intimidita da Hope – presume che anche Emma trovi che Hope ricordi in modo preoccupante Jean Grey o, peggio, Fenice, e comunque non le interessi molto di nessuna delle due - ma potrebbe trattarsi di uno sforzo eccessivo per far fare bella figura al nuovo personaggio a spese di uno esistente.
Jamie McKelvie è il disegnatore ospite di questo numero, riunendo così il team creativo di Phonogram, ed è molto adatto a un numero interamente guidato dai personaggi.
Oh, e finalmente viene detto chiaramente qualcosa che avevo sperato fosse vero: che le Cinque Luci sono, ufficialmente, solo i primi di una nuova ondata di mutanti, quindi l'era "basta mutanti" è finalmente dietro di noi. Sono un po' meno sicuro dell'idea che Hope debba stabilizzare tutti i nuovi mutanti – era diventata un po' ripetitiva già nell'arco “Five Lights”, e non voglio davvero che diventi il trampolino di lancio per ogni arco in quest'albo - ma comunque un buon numero nel complesso.

Il # 6 è l'inizio di un secondo arco narrativo, che vede l'albo assestarsi in quello che sembra essere il format regolare: appare un altro nuovo mutante e la squadra di Hope corre a investigare.
È un trampolino di lancio perfettamente decente per ogni arco, e ha senso dato che abbiamo stabilito che i nuovi mutanti hanno bisogno di Hope per stabilizzare i loro poteri.
Fortunatamente, stavolta i riflettori restano sul cast piuttosto che spostarsi sul nuovo arrivo, che è occupato a preparare un'orda di zombie da far affrontare al cast in un ospedale di Berlino. C'è del bel materiale in apertura che continua ad approfondire i personaggi, e viene fatto uno sforzo decente per giustificare il gruppo di Hope come squadra separata: semplicemente lei si rifiuta di fare quello che dice Scott, e alla fine cosa può farci lui visto che lei è indispensabile? Anche i poteri di Kenji stanno iniziando ad avere più senso (sembra essere una specie di versione di carne di Warlock), anche se il suo continuo parlare di arte rischia di calcare un po' troppo la mano.
Buon numero, comunque, e l'albo sembra aver risolto alcuni dei problemi di ritmo del primo arco.


New Mutants (Vol. III) # 23-24
Quarta parte di “Age of X”, la storia di X-Men Legacy che appare anche in questo albo per... qualche ragione. Di certo non è perché i Nuovi Mutanti abbiano un ruolo particolarmente rilevante nella storia, anche se il ruolo apparentemente centrale di Legione nella trama potrebbe fornire qualche spiegazione.
Questo è il momento in cui i personaggi iniziano a indagare seriamente su quello che sta davvero accadendo, ed è evidente che qualunque cosa stiamo guardando non è solo una normale realtà alternativa.
Io resto fedele alla mia vecchia teoria per cui siamo tutti nella mente di Legione e gli abitanti della Fortezza X sono un misto di X-Men che erano nelle vicinanze con aggiunte le personalità multiple di Legione stesso.
Lasciando da parte i miei dubbi sul perché questo sia un crossover invece che una trama di Legacy, Mike Carey continua a fare un grande lavoro, preparando il mistero di quello che sta accadendo dietro la superficie e seminando abbastanza indizi da giocare correttamente con il lettore.

Il # 24 è il capitolo conclusive di “Age of X”. Tutto va all'inferno, il "mondo" finisce letteralmente, e i misteri rimasti vengono riannodati.
È curioso che Carey riesca a dare alla battaglia finale contro gli attaccanti un senso di climax anche se la storia ha così ampiamente stabilito che è tutta una montatura. Anche così, funziona, con alcune belle scene lungo la via per personaggi quali Wolverine e Rogue.
Legione ha la rara opportunità di essere un personaggio più che uno strumento della trama, cosa che presumibilmente lo prepara a un ruolo più grande nei prossimi numeri di X-Men Legacy. La scena finale dà poi al resto della storia un significato potenziale più ampio permettendo ai personaggi di ricordare i loro ruoli nel mondo di “Age of X”, che non è questa gran cosa per molti di loro, ma potrebbe essere più significativo per gente come Frenzy, in un ruolo completamente opposto al solito qui.
Non sono ancora del tutto convinto che “Age of X” avesse bisogno di essere un crossover: sembra essere essenzialmente una trama di X-Men Legacy che ha preso i Nuovi Mutanti per alcuni mesi perché, be', c'era posto. Sì, Legione ha un ruolo importante, ed è un personaggio dei Nuovi Mutanti – ma i Nuovi Mutanti veri e propri avevano ruoli di supporto.
Comunque sia non mi crea problemi una trama di Legacy che viene pubblicata a velocità doppia, e la storia ha indubbiamente beneficiato del ritmo. (Quale storia in sei parti non lo fa?) Il nemico è al limite del monodimensionale, ma forse è inevitabile quando si suppone che rappresenti un aspetto della personalità di Legione – e inoltre la storia non riguarda davvero lei.
Una delle storie di alto profilo degli X-Men di maggior successo in diverso tempo.


Uncanny X-Force # 5.1
Un altro fumetto Punto Uno, e questo è del genere che ti fa domandare che cavolo stia pensando la Marvel.
Onestamente, Rick Remender chiaramente capisce l'idea: ha scritto una storia in un solo numero in cui X-Force affronta i Reavers (err, non erano per lo più già morti?), principalmente come sfondo perché Psylocke si tormenti chiedendosi se non le stia piacendo troppo il lavoro di X-Force quando dovrebbe vederlo come un male necessario.
Questo è davvero il tema centrale della serie ed è assolutamente qualcosa da mettere in primo piano in questo numero. Il numero accenna anche alla trama generale, con X-Force che quasi incrocia gli X-Men regolari, accennando a come potrebbe reagire Scott se scoprisse che è ancora in circolazione.
I disegni di Rafael Albuquerque sono un po' rozzi per i miei gusti, e penso che esageri con l'angoscia di Psylocke, ma ci sono alcune vignette che colpiscono, e disegna bene i Reavers.
La programmazione però! Quale maniaco ha deciso che questo numero dovesse uscire tra il 5 e il 6 della serie regolare?
Gli albi Punto Uno, ricordiamolo, dovrebbero essere punti di partenza per nuovi lettori, per cui ci si aspetterebbe che chi compra e apprezza questo albo possa prendere il numero 6 e iniziare a leggere, giusto?
Sbagliato! Perché il numero 6 è il capitolo due di una trama in corso, da cui questo numero è del tutto scollegato.
Tutto questo è ancora più assurdo perché il numero si sarebbe potuto inserire allegramente tra i numeri 4 e 5. Tutto quello che c'era da fare era invertire l'ordine di due numeri e sarebbe stato un punto di partenza perfetto: ma non l'hanno fatto, e hanno rovinato tutto per cui non funziona affatto come punto di partenza. Non contiene neppure un riassunto della trama in corso: c'è solo una pagina “nel prossimo numero”, ma contiene solo la copertina del numero 6, e a cosa dovrebbe servire? Non indica neanche la data di uscita!
Per essere onesti, gli albi Punto Uno non sembrano comunque aver fatto una grande differenza per le vendite, quindi gli errori di esecuzione potrebbero essere accademici, ma comunque, creare punti di partenza che non vengono indicati come tali e non vengono pubblicati nell'ordine giusto?
Ma che stavano pensando?

Uncanny X-Force # 6-7
Be', è un numero in cui essenzialmente si corre da una parte all'altra e si combattono dei Deathlok, più o meno.
Ci sono un po' di belle pagine verso l'inizio, con Psylocke che immagina come spiegare le cose a suo fratello, ma dopo è pieno di combattimenti per la maggior parte dell'albo prima di arrivare all'elevato concetto finale.
Remender sta lavorando con la versione di Deathlok creata di recente da Jason Aaron in Wolverine: Weapon X, ma essenzialmente è “supereroi Marvel del future che tornano indietro come cyborg Deathlok per proteggere qualunque cosa ci sia nel Mondo che Fantomex sta cercando di raggiungere”: e nell'ambito di questi larghi confini, un sacco di combattimenti.
Non uno dei miei numeri preferiti, sfortunatamente. In teoria dovrebbe essere un decente numero d'azione, ma i disegni proprio non hanno la chiarezza e l'immediatezza per dargli forza.

Il numero 7 è la conclusione della trama in tre parti “Deathlok Nation”, con X-Force che si allea all'ultima versione di Deathlok (quella della trama di Jason Aaron in Wolverine: Weapon X) per combattere dei supereroi del futuro che sono stati trasformati a loro volta in cyborg Deathlok.
A giudicare dalle anteprime, questo dovrebbe accadere parecchio più avanti nel futuro. Presumibilmente la Marvel sta capendo di poter fare più soldi con dei numeri in più della serie regolare che non con delle miniserie spin-off che solo un completista devoto comprerebbe.
Non posso dire che la cosa mi crei problemi; essendo uno di tali completisti e personalmente preferirei leggere un minor numero di albi pubblicati con maggiore frequenza. Dopo tutto, virtualmente qualunque storia viene migliorata da una uscita più frequente; i lettori che scelgono di non comprare gli albi periferici (che, a giudicare dalle vendite, sono la maggioranza di voi) potrebbero non esserne così contenti.
Tornando alla storia, i cyborg stanno tentando di proteggere qualcosa chiamato "Padre" che vive nel complesso del Mondo di Fantomex; X-Force sta cercando di entrarci e ucciderlo; segue scontro con risultati un po' alterni.
Mi piace il modo in cui la storia usa il nuovo Deathlok: Aaron lo ha creato con la svolta principale di far partire questa versione come maniaco omicida solo perché l'intelligenza artificiale della parte cyborg sviluppasse un codice morale e prendesse il controllo, e quindi c'è una bella ironia nel fatto che questo particolare Deathlok tenga tanto al libero arbitrio.
Ci sono poi alcune belle scene inquietanti tra Padre e Deadpool (altra cosa che mostra che Rick Remender ci tenga a prendere sul serio Deadpool come personaggio, invece di usarlo solo come spalla comica) ed anche la svolta finale funziona, e si assicura che questa storia rientri nella trama principale dell'albo.
D'altra parte, lo sviluppo è un po' vago, i disegni hanno problemi di chiarezza quando ci sono in giro versioni multiple dello stesso personaggio, e i colori finiscono per essere sgradevoli più che di atmosfera.

Uncanny X-Force # 8-9
Questo numero - “Unintended Consequences” - è una storia singola con disegnatore ospite Billy Tan ed è uno dei suoi migliori lavori finora visti in effetti, anche se sembra che stia ampiamente cercando di lavorare con lo stile stabilito dai numeri precedenti. (O questo o la tavolozza di colori di Dean White fa meraviglie per dare un senso di continuità all'albo).
Deathlok sembra unirsi al cast regolare, quindi c'era evidentemente uno scopo per “Deathlok Nation” al di là del riempire l'albo di ospiti.
I riflettori comunque sono sulla sottotrama di Psylocke che tenta di aiutare Warren a controllare la sua personalità psicotica di Arcangelo, con il Re delle Ombre che viene inserito per complicare le cose. Il Re delle Ombre è un criminale monotono che ha più o meno fatto il suo tempo, ma non lo si vedeva da diversi anni, e Remender ne fa buon uso qui come criminale monouso che aiuta a far procedure la trama principale.
È bello vedere che l'albo si alterna tra storie brevi e più lunghe in questo modo, perché a volte ci sono elementi di una trama che vengono gestiti meglio in un unico albo che li vede centrali piuttosto che essere artificialmente estesi in una storia in più parti.

Nel # 9 però tutte le mie sicurezze cadono: X-Force arriva a casa e ci trova Magneto che aspetta.
È una cosa seria, giusto?
La premessa di X-Force è che gli altri X-Men non dovrebbero sapere che loro sono ancora in circolazione ... e sì, tutti sono sorpresi del fatto che Magneto sia lì... per un paio di pagine e poi l'argomento viene del tutto abbandonato perché Wolverine possa andare a uccidere un nazista geriatrico.
Sì, è un cambio di ritmo per l'albo.
Sì, dà a Rick Remender la possibilità di far sentire a Wolverine un discorso su come non potrà mai superare le sue azioni passate – anche se non è che non lo sappia già.
Il numero ha però quello che dovrebbe essere un punto essenziale della trama con Magneto che rivela di sapere dell'esistenza del gruppo, e ci passa semplicemente sopra senza dargli seguito.
Ciò non va.


Uncanny X-Men # 534
Ultima parte di “Quarantine”, che è anche l'ultimo numero di Matt Fraction.
Non penso sia particolarmente controverso dire che le storie di Fraction degli X-Men non hanno mai davvero funzionato nel modo in cui l'hanno fatto quelle di Iron Man, Pugno d'Acciaio o Casanova, o perfino del suo breve Order.
In parte, ovviamente, doveva lottare con un'ambientazione che si era dimostrata difficile per molti scrittori, ed era stato zavorrato da disegnatori mediocri di quando in quando, ma guardando indietro penso che il problema maggiore sia stato la dimensione del cast, che ha reso l'albo disperso, privo di focalizzazione e mancante di un nucleo emotivo.
Non si ha quel problema con albi di singoli personaggi, per ovvie ragioni, e perfino Order aveva un cast centrale chiaramente definito (per non parlare della tendenza a fare numeri che si concentravano su singoli personaggi), ma con Uncanny X-Men ha semplicemente tentato di inserire troppe cose, e troppi dei suoi personaggi e storie hanno finite per essere sviluppati solo a metà come risultato.
“Quarantine” illustra esattamente il problema.
I disegni di Greg Land non sono esattamente un buon punto di partenza, ma chiunque ci fosse stato a disegnare questa storia, sarebbe comunque rimasta un mucchio di idee sparse che non arrivano mai al dunque e comunque non fanno parte della stessa storia.
Cosa ha a che fare la faccenda di Emma e Shaw con il resto? Essenzialmente niente, a meno che si strizzino un po' gli occhi e si consideri il risultato una specie di "quarantena" per conto suo; avrebbe probabilmente funzionato meglio se fosse stata estratta e gestita come una storia singola in un unico albo, piuttosto che come una sottotrama troppo estesa.
Cosa è accaduto alla faccenda dell'Uomo Collettivo dei primi numeri? Grossomodo scompare a metà dell'arco.
L'idea di un gruppo di sostituti degli X-Men che tenta di far funzionare le cose sul continente dovrebbe funzionare, ma dopo averla lanciata la storia non ci fa davvero nulla; l'idea dei mutanti che escono dalla quarantena per affrontare gli umani che hanno rubato i loro poteri dovrebbe essere in teoria un bel confronto, ma affonda nel fatto che i criminali siano tanto monodimensionali. I ragazzi ricchi “nuovi X-Men” avrebbero dovuto funzionare, ma con un unico tratto caratteriale diviso tra tutti, a malapena si classificano come personaggi.
Ci sono delle buone idee qui, ma combattono per avere un po' di spazio e nessuna viene sviluppata in una storia strutturata in modo decente.
Per qualche ragione il numero contiene anche una ristampa di Avengers Academy 1 – che è una bella serie, ma se vogliono che la gente inizi a leggerla avrebbero dovuto scegliere un numero più recente. Comunque è uno dei migliori albi che la Marvel sta pubblicando al momento, quindi mi fa piacere vedere che venga supportato.

Uncanny X-Men #534.1-535-536
Kieron Gillen ha co-scritto l'ultima trama, sulla base di un concetto di Matt Fraction, ma con questi due numeri siamo davvero nella nuova era.
Detto questo, Gillen non punta a un taglio netto qui: l'enfasi è più sulla continuità con quanto c'è stato prima, nonché sul cercare di riannodare alcuni dei fili sciolti. È comprensibile, perché la gestione di Fraction non ha raggiunto una conclusione netta, e ci sono molte cose in sospeso.
Il numero Punto Uno si occupa di questo problema, ovvero del fatto che Magneto sia tornato con gli X-Men, e ci si sarebbe aspettati che anche la gente tollerante di San Francisco potrebbe non essere contenta di avere un supercriminale di serie A davanti alla porta di casa.
Fraction aveva in effetti avviato questa storia con l'inserimento di Kate Kildare come PR degli X-Men, ma non era mai arrivato a trattarla.
Gillen prende la palla e porta un giornalista su Utopia per il debutto sul palco del nuovo Magneto. Oltre a fornire un valido mezzo per fare tutte le cose che i Punto Uno si suppone facciano (ma che in genere non fanno), ci dà anche delle belle scene di Magneto che parla di quanto di preciso sia pronto a piegare la verità nell'interesse dell'immagine degli X-Men. Sì, c'è da glossare un po' – Magneto è già stato visto in pubblico in X-Men: Legacy, cosa che la storia riconosce e poi mette da parte - ma posso convivere con la cosa, dato che ciò che è più importante è che la storia si occupi di un problema di vecchia data, e ne ricavi una storia interessante.

Il numero 535 avvia il successivo arco narrativo, “Breaking Point”, che è un seguito all'arco di Breakworld di Joss Whedon di Astonishing X-Men.
Non riesco a non chiedermi se anche questo sia in parte un tentativo di riannodare un finale sospeso, ovvero l'intangibilità di Kitty, un'altra trama che Fraction ha preparato ma con cui non ha mai raggiunto un granché. In ogni caso, dopo aver visto per tanto tempo l'albo superare i suoi problemi ignorandoli, è un bel cambiamento vedere i personaggi che si pongono in ritardo domande come “Uh, come mai Kitty non è morta mentre era bloccata nell'enorme proiettile spaziale senza acqua né cibo per mesi”, e ci concentriamo di nuovo su un piccolo cast centrale e un'unica trama centrale, invece del vago panorama che ha affetto l'albo finora.
Gillen ha inquadrato le voci dei personaggi, e c'è una bella sorpresa alla fine.
È un buon numero.
Uncanny X-Men non ha esattamente beneficiato di grandi disegnatori ultimamente, ma Gillen ha la fortuna di iniziare con Carlos Pacheco (sul Punto Uno) e i Dodsons (su “Breaking Point”), quindi questi albi hanno un bell'aspetto. Non posso fare a meno di notare che l'anteprima dei disegni a venire nel Punto Uno termina con una vignetta che sembra tristemente di Greg Land, ma ho scelto di ignorarla nella speranza che se ne vada via.

Il # 536 costituisce la parte 2 di “Breaking Point”.
Mi aspettavo quasi che questo numero vedesse gli X-Men andare a Breakworld, ma si scopre che abbiamo qualcosa di alquanto più interessante: Kruun e la sua nave di rifugiati vanno a vivere a Utopia con gli X-Men. Lo scenario “X-Man diventa un leader tribale, va via e si lascia i suoi protetti alle spalle” è stata fatta negli anni ottanta con Tempesta, ma all'epoca i Morlock si erano limitati ad aspettare umilmente nei tunnel finché non erano stati massacrati. Stavolta, con Colosso, prendiamo una strada diversa: la tribù si presenta alla sua porta e si rifiuta di andarsene.
L'interpretazione dei guerrieri privi di compassione di Breakworld rischia di renderli terribilmente monodimensionali, ma Gillen riesce a dar loro un po' di sostanza senza deviare dal concetto. Poi, proprio quando tutto sembra tranquillo, cambia marcia alla fine con un forte cliffhanger.
Buon numero.


Uncanny X-Men Annual # 3 (+ Steve Rogers, Super-Soldier Annual # 1)
Questa è la prima parte di “Escape from the Negative Zone”, un crossover che coinvolge questo numero, Steve Rogers: Super-Soldier Annual 1 e Namor: The First Mutant Annual 1.
Come potete immaginare, con queste premesse non avevo grandi speranze: si scopre invece che è in effetti piuttosto buono.
L'idea è fondamentalmente che l'esplosione di un generico laboratorio spedisce quattro degli X-Men nella Zona Negativa, che loro ovviamente non riconoscono perché è un concetto dei Fantastici Quattro.
La trama è esile, ma non è un problema, perché la storia di James Asmus in realtà la usa solo come sfondo su cui far interagire i personaggi. L'assolutamente casuale gruppo di X-Men per la storia è composto da Ciclope, Hope, Namor e il Dr Nemesis, con l'idea che Ciclope sia bloccato con un gruppo che non lo accetta come capo. Sia Namor sia il Dr Nemesis pensano che dovrebbero essere al comando, e Hope pensa semplicemente che Ciclope tanto accondiscendente da farla infuriare. E ha ragione, ovviamente.
Funziona perché, oltre a dare un po' di commedia, forza anche Ciclope a uscire dal suo ruolo stabilito di leader incontestato, ed è una buona storia.
I disegni di Nick Bradshaw non incontreranno i gusti di tutti – c'è un certo grado di distorsione dei volti che alcuni odieranno – ma penso sia uno splendido lavoro. È bravo con le emozioni, ed è in grado di rendere un ambiente di repertorio di Kirby in modo da farlo sembrare nuovo. C'è un vago qualcosa di Art Adams in alcuni disegni: mi piacerebbe vedere altro di suo.
Un numero inaspettatamente forte.

L'annual di Steve Rogers non è proprio un albo X, ma è il capitolo centrale del crossover, quindi lo devo menzionare brevemente.
Ora, ho pensato che l'annual di Uncanny X-Men fosse una piacevole sorpresa, con un buon uso dei quattro personaggi principali (Ciclope, Hope, Namor e il Dr Nemesis) per creare un gruppo che obbligava Scott a uscire dal suo solito ruolo di leader indiscusso. Comprensibilmente, in questo numero i riflettori si spostano, e non posso dire che mantenga allo stesso modo il mio interesse: gli altri X-Men chiedono aiuto ai Vendicatori per soccorrere i loro compagni, e Steve Rogers decide di risolvere lui la situazione.
Questa però non sembra proprio una storia a cui Steve Rogers appartenga – anche il criminale preferirebbe combattere i Fantastici Quattro - e se questo non era un problema nel primo capitolo perché l'enfasi era sui bisticci tra i quattro X-Men, questa è una storia degli X-Men a prescindere da chi sia l'avversario. Questo numero ha dei bei momenti e alcuni buoni intermezzi comici – mi piace lo chef alieno di Blastaar che si lamenta di dover sempre cucinare la stessa cosa ogni sera – ma la storia vera e propria è un po' troppo generica, e i disegni, anche se perfettamente a posto, non sono distintivi come nel primo capitolo.


Wolverine (Vol. IV) # 7-8
Ancora Jason Aaron, ancora Wolverine.
Proseguendo la trama della possessione demoniaca, il corpo di Wolverine sta ancora combattendo contro gli X-Men, mentre nella sua mente le varie sottopersonalità di Wolverine si uniscono per combattere i demoni: segue scontro.
Le parti del mondo reale sono piuttosto buone: Ciclope è il solito leader privo di scrupoli, che è diventato la sua personalità standard negli ultimo anni, e vuole semplicemente uccidere Wolverine; il resto del gruppo non ci sta, e perfino Emma alla fine si schiera con gli eroi convenzionali contro di lui.
Questo potrebbe essere solo un modo di ravvivare una scena di lotta lunga tre numeri, ma potrebbe anche essere una preparazione per la prossima trama, “Schism”, e se è così bene.
In generale mi piacciono i disegni di Daniel Acuna per questa storia, che hanno un'energia e chiarezza non sempre presente nei suoi lavori in precedenza (anche se i costume degli X-Men sul piano astrale lasciano un po' a desiderare), e le vignette di chiusura sono una svolta interessante.
D'altra parte, non mi interessa un granché di Wolverine che combatte demoni nella sua mente. La processione di vecchi costumi è carina, ma non sembra avere una vera motivazione finora.
Penso che il problema immediato qui sia che Aaron non mi ha convinto che si stia rischiando qualcosa. In teoria la minaccia è che Wolverine soffra danni mentali permanenti, che, immagino, se prendiamo la storia letteralmente, dovrebbe già averli. Ma non credo davvero a quello che accadrà. Suppongo sia possibile che Aaron punti a un riavvio della personalità di Wolverine facendo terra bruciata, ma davvero non ritengo che accadrà.
Quindi un numero altalenante, ma ci sono delle cose buone.

Il # 8 è l'ultima parte di “Wolverine versus the X-Men”, e penso che si tratti di una storia in tre parti che sarebbe stata meglio in due, o, francamente, anche in una.
L'idea di base delle varie sfaccettature della personalità di Wolverine che combattono dei demoni nella sua mente è carina, e non mi dispiace che Ciclope sembri un po' troppo pronto a saltare nella soluzione “uccidiamo Wolverine”: darò ad Aaron il beneficio del dubbio e presumerò che si tratti della preparazione per “Schism”.
Fatto è che non penso che questo sia un concetto che davvero abbia bisogno di essere esteso su tre mesi, specie quando è essenzialmente l'epilogo di una trama che già era di cinque numeri tanto per cominciare. Né sembra che tutta la distruzione materiale abbia un qualche effetto duraturo, cosa che non sorprende ma è comunque anticlimactica.
Detto questo, ci sono delle belle scenette con le stanze nella mente di Wolverine, e l'ultimo paio di pagine è una scena ben eseguita. Ma tre numeri? Troppo lungo.


Wolverine: The Best There Is # 5-6
Altre discorsi, altre mutilazioni.
La trama ha impiegato un'eternità per arrivare a un punto che avrebbe potuto allegramente raggiungere due mesi fa, ed il cliffhanger è tremendamente piatto: dopo dieci pagine di scontro si pensa che dovrebbe emozionarci l'idea di ulteriori scontri, colo contro uno scagnozzo diverso.
C'è l'occasionale scintilla di una buona idea, e per essere onesti Charlie Huston avrebbe potuto ottenere i "litri di sangue" richiesti scrivendo una normale storia di scontri e chiedendo al disegnatore di essere più esplicito.
Almeno ha tentato di fare una storia che fosse adatta a quello che la Marvel chiedeva: solo che non funziona.

Il # 6 segna la fine del primo arco e, ragazzi, che spazzatura.
Come ho detto, c'è la scintilla di una mezza idea decente qui, con gli esperimenti di Contagio su personaggi impossibili da uccidere per cercare di... be', qualcosa. La pagina di riassunto dice che si suppone stia cercando di scoprire come curarsi dei propri poteri, ma la fine della storia suggerisce che potrebbe averlo fatto a piacimento in qualunque momento, quindi Dio solo lo sa, davvero.
C'è una sottotrama appena un po' più interessante che suggerisce che Contagio stia anche cercando di preparare una dei suo sgherri per un ruolo che avrà in futuro (anche se, di nuovo, Dio solo sa perché). Essenzialmente è però solo un esercizio di squartamenti e sequenze esplicite, e la conclusione è che non funziona come storia ed è tutto piuttosto noioso.
Darò credito a Charlie Huston per aver almeno cercato di progettare una storia sulla base di questa premessa ultraviolenta invece di fare una storia generica di Wolverine aggiungendo qualche massacro, ma non gli è riuscito. (E non capisce affatto Madcap). Huston non è un cattivo scrittore: forse farà meglio col secondo arco, specie considerando le pessime critiche che il numero 1 ha ricevuto online, ma questo arco?
Orribile, e non nel senso in cui vorrebbe esserlo.


Wolverine & Hercules: Myths, Monsters & Mutants # 2-3
Tecnicamente un albo X, in realtà più una storia di Ercole con ospite Wolverine.
Be', si tratta di Wolverine e Ercole che si alleano per combattere creature mitologiche che sono state riportate dalla morte come zombie a opera della Mano.
È lontano mille miglia dalla sequenza degli altri albi Marvel (a parte l'avere un criminale ucciso l'anno scorso, deve davvero svolgersi prima che Devil sia coinvolto con la Mano), ma non è un grosso problema.
È perfettamente okay, fa quello che promette, e passa il tempo piacevolmente.
I disegni di Juan Santacruz sono del tutto piacevoli.
Considerato che un albo come questo è essenzialmente per completisti, fa piacere dire che è un fumetto sopra la media, ma in un mercato già più che saturo di prodotti di Wolverine, è improbabile che qualcuno al di là dei fan più sfegatati sentirà il bisogno di comprarlo.

Nel # 3 Wolverine passa metà dell'albo come statua, in caso ci fossero dubbi su di chi sia davvero la storia.
Non posso non chiedermi quanto tempo sia stato necessario a sviluppare questo albo: c'è un criminale che è stato ucciso in una miniserie l'anno scorso, e un eroe il cui status quo è cambiato almeno due volte da quando questo albo è stato scritto. Non è del tutto corretto contestare queste cose all'albo, ma certo non gli fanno alcun bene. Giudicandolo come un albo di gruppo usa e getta, va perfettamente bene, ma è difficile sapere cosa dirne, a parte scrollare le spalle e riconoscerne l'esistenza come un accettabile albo per completisti.


Wolverine & Jubilee # 3-4 (of 4)
Hmm. Quindi… dei vampiri vogliono che Wolverine recuperi qualcosa da sotto Chernobyl perché ha un fattore di guarigione? Nel 2011? Non sono del tutto convinto.
Per cominciare, è un elemento bizzarro da inserire nella trama quando la storia è ambientata in Siberia (Chernobyl è a un continente di distanza in Ucraina), e poi Chernobyl è stato venticinque anni fa, e anche se di sicuro nessuno vorrebbe vivere lì, non credo proprio che emetta più "quantità letali di radiazioni".
A me sembra un passo falso, ma le scene di Rockslide sono buone, e il bizzarro cliffhanger è da campionato.

Il # 4 mi spinge però a dover tornare indietro e rileggere questa miniserie per vedere se ha davvero un senso.
Ne ha per certi versi.
L'arco del personaggio è tutto lì: Jubilee viene a patti con il suo essere una vampire, smette di lagnarsi e si rimette in piedi (anche se tutti sono ancora un po' nervosi per l'intera faccenda della vampira).
È grandioso, e Kathryn Immonen fa un buon lavoro con la voce del personaggio e nel rendere convincente tutto questo come fase successive della sua storia, quando potrebbe sembrare solo un ridicolo trucchetto.
I disegni sono splendidi per tutto il tempo.
Poi però c'è la storia, che riguarda una seduttrice vampire che in qualche modo svanisce dalla trama e ... un banco dei pegni cosmico di qualche genere? È gratuitamente bizzarro ... e dire gratuitamente bizzarro può ancora andare bene, ma devo ammettere di essermi completamente perso in merito a quale fosse davvero la trama e perché tutti stessero lottando contro un drago gigante.
La pagina di riassunto non getta esattamente molta luce sulla cosa, il che è un peccato, perché la storia non riguarda davvero la trama, riguarda il dare a Jubilee una possibilità di rimontare in sella.
I dettagli della storia non sono davvero importanti, ma sono stato alquanto basito da questo numero, ed è un peccato visto che la serie finora era andata bene.


X-23 (Vol. II) # 7
Gli albi spin-off di Wolverine ha delle idee strane su ciò che costituisce un arco narrativo. Il secondo arco ufficiale di Daken, “Empire, Act Two”, si apre con una visita non correlate ai Fantastici Quattro e si conclude con la prima parte di un crossover. E ora X-23 ci porta un numero che non ha assolutamente alcun genere di collegamento con i tre precedenti, eppure porta solennemente il titolo “Songs of the Orphan Child, part 4”. Confonde, per essere gentili.
Questa non è la quarta parte di una trama, è un numero di transizione in cui X-23 e Gambit vengono mandati a Madripoor in modo da trovarsi lì per il crossover con Daken del mese prossimo. E sfortunatamente, uscendo da una trama forte che è riuscita a riabilitare un criminale di basso spessore, questa storia è deludente. I nostri eroi ottengono un passaggio su una barca per Madripoor. Poi salgono sul ponte e, uh, si imbattono in alcuni pirate, e c'è uno scontro, ed è essenzialmente tutto. Chiaramente Marjorie Liu non è tanto interessata ai cattivi quanto alla reazione a loro di X-23, e va bene fino a un certo punto. Ma deve in qualche modo importarci della situazione se deve importarci di come lei reagisce. C'è un buon lavoro cinetico nelle scene di lotta del disegnatore Sana Takeda, ma a parte quello è un bidone.

X-23 (Vol. II) # 8 (+ Daken: Dark Wolverine # 8) -9
Prima parte di “Collision”, il crossover con Daken. X-23 e Gambit arrivano a Madripoor, cercando Daken e il redivivo progetto Arma X, e dato che le storie di Daken parlano sempre di piani, questa storia vede i nostri eroi affiancarsi alla riluttante nuova sottoposta di Daken, Tyger Tiger, per cercare di batterlo in astuzia.
Va abbastanza bene, anche se qualcosa mi dice che Tyger non si libererà di Daken così velocemente.
L'idea di base sembra essere che Daken sia incuriosito di sua sorella, ma che anche lei prema i suoi pulsanti ricordandogli Wolverine, e in qualche modo loro vogliano trarre vantaggio da questo per coinvolgerlo e ... già, essenzialmente è uno scontro.
Non sono sicuro che l'Universo Marvel Universe abbia davvero bisogno di un Wolverine Jr, figurarsi due, ma considerando che sono entrambe varianti di Wolverine, X-23 e Daken sono personaggi decisamente diversi.
Una cosa che condividono è un instabile senso dell'identità – X-23 non è davvero sicura di chi sia, e Daken simultaneamente emula suo padre mentre afferma di andare per la propria strada - e potrebbe esserci una storia decente da raccontare mettendoli assieme. Finora, però, non sembrano davvero funzionare e danno l'impressione di due personaggi che sono stati messi assieme perché il crossover sulla carta sembrava avere un senso, piuttosto che perché ci fosse una storia particolarmente interessante.
Ci sono però ancora tre numeri, e presumibilmente nel prossimo avremo il punto di vista di Daken, quindi aspettiamo e vediamo come va.

La seconda parte di “Collision”, è su Daken: Dark Wolverine # 8.
Come ci si aspetta, la storia passa al punto di vista di Daken, anche se l'albo continua col solito trucco di lasciare oscuri i veri motivi e piani di Daken anche quando è lui la voce narrante.
Non è tanto un narratore inaffidabile quanto incompleto, che non si preoccupa di spiegarsi al lettore, lasciando a noi decidere se abbia davvero pianificato tutto in anticipo e quando invece stia pavoneggiandosi.
Ci sono alcune idee interessanti.
Un tema principale del personaggio di Daken è il suo atteggiamento goffo e inconcludente nei confronti di Wolverine, che alternativamente emula e rinnega, apparentemente senza rendersi conto di quello che fa. Aggiungere X-23, in teoria, dà all'albo una possibilità di raggiungere quel tema da un'altra angolazione, presentando a Daken una diversa variazione di Wolverine, mentre cerca di far presa su di lei. C'è anche una bella scena con Gambit, che ricopre un ruolo utile nell'alleggerire il tono di X-23 e qui fa all'incirca la stessa cosa. Daken vede Gambit come un criminale represso, qualcuno a cui non interessa davvero dei suoi compagni di squadra salvo perché aiutarli lo fa stare meglio con sé stesso. Questo collima con la visione mercenaria di Daken delle relazioni umane, ma è anche un interessante punto di vista su Gambit stesso.
Anche i disegni non sono male, considerato che gli viene essenzialmente richiesto di disegnare gli stessi quattro personaggi nello stesso vicolo per un intero numero, Marco Checchetto fa un lavoro piuttosto decente nel mantenere il tutto visivamente interessante.
Quello che sembra mancare a “Collision” è una trama forte per tenere assieme il tutto.
In teoria, il collegamento è Malcolm Colcord, che viene cacciato da X-23 e si suppone lavori per Daken (anche se ha ovviamente dei piani personali), ma il ruolo di Colcord non è molto solido, e sembra essere stato inserito nella storia solo per dare ai protagonisti un antagonista comune.
Quindi l'intero è minore della somma delle sue parti, ma comunque ci sono alcune buone parti.

La terza parte col X-23 # 9, invece? Da archiviare sotto “meh”.
Come ho già detto, in teoria c'è una storia interessante da raccontare con l'incontro di questi due personaggi - entrambi versioni di Wolverine ossessionate dalla propria individualità - visto che in teoria, vedere altre, diverse, versioni di Wolverine dovrebbe essere un'esperienza interessante per entrambi. A tre capitoli su quattro di questa trama, non abbiamo però altro che i personaggi che eseguono la loro solita routine uno di fronte all'altro: non interagiscono davvero in alcun modo particolarmente memorabile. È tutto molto deludente, e non aiuta l'uso del progetto Arma X in un ruolo davvero generico come minaccia comune.
Penso che l'idea sia che Daken è morbosamente curioso in merito ad Arma X e X-23 semplicemente odia quel posto, ma questo non porta a niente. Deludente, davvero.


X-Factor # 217-218
Seconda parte della storia di J. Jonah Jameson. Ballistique e Rococo stanno tentando di ucciderlo, X-Factor sta tentando di salvarlo, e lui ha la possibilità di fare un discorso sulla tolleranza più o meno a metà strada per mostrare di essere un personaggio con più sfaccettature.
Non c'è l'Uomo Ragno in questo numero, ma c'è un grande ruolo per la Gatta Nera: è il genere di numero che è un po' difficile commentare perché è essenzialmente una storia che procede – è buono, ma per le stesse ragioni per cui l'X-Factor di Peter David lo è sempre, piuttosto che per qualche particolare qualità emergente di questo numero.
I patiti della continuity potrebbero voler notare che l'ambo sembra volersi occupare della temuta domanda “che collegamento c'è tra Longshot e Shatterstar”?
Buona fortuna: la storia di Shatterstar è stata terribilmente incomprensibile fin dagli anni novanta, grazie a una trama terribilmente confuse di X-Force che (si dice) neanche lo scrittore riusciva più a capire dopo che gli editor avevano finito di sistemarla.
In effetti c'è da lodare l'idea di spazzare via tutto questo e mettere Shatterstar su fondamenta più sicure come personaggio, ma sarà una sfida.

Se nella seconda parte Guido è stato colpito da Ballistique, nella terza parte Monet corre a salvarlo (mentre l'ospite Gatta Nera si occupa dei cattivi). I tre criminali restano ampiamente degli enigmi, ma Peter David dà loro abbastanza carisma da renderli comunque interessanti.
Questo è il genere di numero che può facilmente esagerare e diventare stucchevole, ma la storia evita ampiamente di cadere in questa trappola; in parte è perché David ha fatto un lavoro tanto pulito nel definire il personaggio di Monet che è davvero una gran cosa quando lei lascia cadere la facciata, come fa brevemente qui.
Allo stesso modo, David riesce a creare un finale che potrebbe facilmente sembrare scontato ma procede immediatamente in un mistero più grande.


X-Men (Vol. II) # 9-10
Gli X-Men e l'Uomo Ragno stanno ancora affrontando Lizard, e si scopre che questi ha un nuovo alleato, che è la ragione perché “To Serve and Protect” sia una storia degli X-Men.
Riportare però in scena un nemico degli X-Men di seconda categoria non cambia il fatto che si stia fondamentalmente scrivendo un seguito della storia “Shed” di Amazing Spider-Man, in cui gli X-Men vanno semplicemente a fare delle cose da supereroi per cambiare un po', combattendo qualche cattivo. Chris Bachalo si sta chiaramente divertendo col compito di disegnare scenziati passi e uomini lucertola, e anche se la storia inizia a sembrare un po' troppo allungata (impiegando tre numeri per raggiungere un punto che avrebbe probabilmente potuto raggiungere in due), è ancora un team-up tra supereroi generalmente ben fatto.

Col # 10 - ultima parte di “To Serve and Protect” - c'è Paco Medina a riempire i disegni delle pagine di chiusura, ma non importa: Chris Bachalo ce la fa fin quasi alla fine, e il cambio di stile è meno netto di quanto ci si aspetterebbe.
È un arco narrativo abbastanza basilare – gli X-Men e l'Uomo Ragno si alleano per combattere la Bestia Nera e Lizard - e la sottotrama dei primi numeri riguardo i ragazzini che Lizard stava rapendo in qualche modo si risolve in Altri Scontri.
E' però bello fare una storia di supereroi lineare e non complicata di quando in quando, ed è di questo che si tratta.
Victor Gischler rende bene le voci dei personaggi, e ci sono delle battute divertenti tra l'Uomo Ragno ed Emma Frost.
... e Bachalo ... be', Bachalo ama disegnare lucertole, e chi può fargliene una colpa?
Semplice, abbastanza basilare, ma nondimeno divertente.


X-Men: Legacy # 246-247
Terza parte di “Age of X”, e penso di iniziare a capire dove si inseriscano i Nuovi Mutanti in questa trama.
In parte è perché molti dei Nuovi Mutanti appaiono nel gruppo di personaggi che insegue Rogue, ma è anche perché questa è una ben mascherata storia di Legione, e Legione è un personaggio dei Nuovi Mutanti.
L'ambientazione di “Age of X” si suppone sia una realtà alternative in cui tutti i mutanti sono asserragliati in un'unica fortezza e ogni giorno combattono i cattivi antimutanti.
Carey chiaramente voleva scrivere di come i personaggi fossero cambiati rispetto alle loro storie diverse; allo stesso modo, chiaramente non poteva importargliene di meno degli attaccanti antimutanti, e la storia sta seminando indizi non troppo sottili che qualcosa non sia del tutto a posto in questa ambientazione. Quando Magneto dice che “Ogni giorno è la stessa lotta, ripetuta con minime variazioni”, potrebbe letteralmente essere vero; quando Mike Carey scrive dei criminali generici, è probabilmente il caso di scommettere che siano generici per un motivo.
L'ovvia speculazione è che il mondo sia stato trasformato in qualche modo, ma il mio pensiero attuale è che in realtà Carey stia facendo una replica della primissima storia di Legione, dal primo periodo dei Nuovi Mutanti, in cui gli eroi erano stati risucchiati nella sua mente in frantumi e avevano finito per schierarsi in una guerra civile tra le sue varie personalità. Sospetto che quello che sta accadendo qui sia che tutti su Utopia sono stati assorbiti nella mente di Legione, e che per questo ci siano personaggi che non potrebbero logicamente esistere in un mondo senza il Professor X (come Danger), e perché tutti gli altri personaggi siano semplici segnaposti (tranne Moira MacTaggert, ma lei sembra essere il portavoce di Legione più che un vero personaggio). La fortezza è il modo in cui alcuni o tutti questi personaggi vedono Utopia.
... o potrebbe essere qualcosa di totalmente diverso.

Col # 247 - penultimo capitolo di “Age of X” - sembra che avessi essenzialmente ragione sull'idea: siamo nella mente di Legione, in un mondo creato perché lui sia l'eroe (anche se Carey evita di renderlo troppo ovvio, mantenendolo ai margini nei capitoli di apertura).
Ci sono un paio di adorabili scene con Cannonball che resta l'ultimo X-Man a pensare ancor che ci sia una guerra da combattere, anche se tutti gli altri hanno iniziato a capire che si trovano in un'illusione.
I disegni sembrano scivolare un po' in questo numero, forse le scadenze stanno iniziando a pesare a Clay Mann, ma sono comunque abbastanza validi. Carey ha fatto un bel lavoro qui, dipanando gradualmente l'enigma e raccontando una storia decente nel farlo con Rogue in fuga e personaggi che si schierano a seconda di quanto si fidino delle persone al commando o, in un caso, di quanto siano forti i loro sentimenti per la stessa Rogue: sono lieto che la Marvel abbia sostenuto questa trama con un po' di promozione, perché sta rendendo.


X-Men: Prelude to Schism # 1 (of 4)
Una miniserie in quattro numeri che, come suggerisce il titolo, porta al prossimo evento: “Schism”.
Anche se a guardarla sembra più una serie di studi di personalità che una vera storia.
Lo scrittore è Paul Jenkins, un nome che non si vedeva da un bel po' alla Marvel (ricordo vagamente di aver letto che era malato), ed inizia in modo strano, con tutti se ne stanno in giro per Utopia ad aspettare una non meglio specificata minaccia che sta apparentemente arrivando.
Presumibilmente ci arriveremo con “Schism” vero e proprio.
Scott deve prendere una qualche decisione importante, e poi passiamo a una serie di flashback sulla carriera di Scott e il suo rapporto col Professor X. (Incidentalmente, le uniformi di First Class ora sembrano essere diventate lo standard per i flashback della Silver Age, per gli appassionati della continuity tra voi).
L'idea sembra essere che Scott abbia superato le aspettative di Xavier uscendo dalla sua ombra e portando gli X-Men in una nuova direzione, perciò il comando è passato alla nuova generazione e Xavier può tornare al suo ruolo di figura paterna. Tutto questo arriva però al prezzo per Scott di aver rinunciato a ogni genere di vita al di fuori del suo ruolo di leader.
Niente di tutto ciò è probabile che sorprenda i lettori regolari degli X-Men, ma è più un esercizio di ripetere i temi che un cercare di fare qualcosa di nuovo.
Non è davvero una storia, e a stento finge di esserlo: è uno studio di basso profilo su un personaggio, e non è male. È molto sottotono, però, fin dai colori spendi (che in effetti funzionano piuttosto bene con i disegni più drammatici di Roberto de la Torre), e tende decisamente a un senso di gravità che non sono del tutto certo riesca a ottenere.
Di sicuro è un modo strano per portare a una trama importante, ma in un certo senso questo quasi mi incoraggia; decisamente non è pomposo.
Sono interessato a scoprire se l'intero albo mantiene questo tono, o se è stato scelto in particolare per Scott.
Intrigante, ma è troppo presto per dire se si tratti di qualcosa di buono.

Edited by The Lawyer - 25/6/2011, 13:23

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