The X-Axis # 02/11

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view post Posted on 26/2/2011, 12:01

PontifeX MaXimus del Sacro Culto di Chris Claremont & Grant Morrison

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X-REVIEWS
THE X-AXIS
# 02 / 11
by Paul O' Brien
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In Questo Numero:
UNCANNY X-FORCE # 1-4
WOLVERINE (Vol. IV) # 1-5
- Age Of X Alpha [OneSHot]
- Chaos War: X-Men # 2 (of 2)
- Magneto [OneShot]
- New Mutants (Vol. III) # 21
- Uncanny X-Men # 532
- Wolverine and Jubilee # 1 (of 4)
- X-23 (Vol. II) # 5
- X-Factor # 214
- X-Men (Vol. III) # 7
- X-Men Forever (Vol. III) # 16
- X-Men Legacy # 244
- X-Men: To Serve and Protect # 3 (of 4)



Uncanny X-Force # 1-4
The Apocalypse Solution
Scrittore: Rick Remender
Disegnatore: Jerome Opena
Colorista: Dean White
Lettering: Cory Petit
Editor: Axel Alonso

Nella sua infinita ricerca di picchi di vendita a breve termine, in questi giorni la Marvel rilancerebbe una testate per la più tenue delle ragioni – o in effetti per nessuna ragione del tutto, se proprio deve. Ma, almeno relativamente parlando, quello di X-Force è un rilancio legittimo. Hanno cambiato gran parte del cast. Hanno cambiato gli autori. Hanno cambiato lo stile e il tono al di là del riconoscibile. Ed è una lavagna vuota per nuove trame.
Quello che resta è la premessa di base che X-Force sia la squadra segreta di cui gli altri X-Men non sanno nulla.
Vero, la precedente X-Force è stata scoperta durante il crossover "Secondo Avvento", per la generale inquietudine dei ranghi (e, ragazzi, ecco una trama che sembra essersi esaurita), ma Scott ha sciolto quella squadra, e Wolverine l'ha riformata senza dirlo a nessuno.
Quindi l'idea di un gruppo segreto è stata ripristinata.
L'idea è abbastanza valida – e probabilmente rinforzata dal togliere Ciclope, dato che la sua inclusione non aveva mai convinto troppo tanto per cominciare.
La serie precedente non era però mai stata particolarmente soddisfacente, dato che tendeva a puntare sui cupi spargimenti di sangue, e fin troppo spesso i disegni erano scuri e pesanti: era un albo che si prendeva troppo sul serio.
Con Rick Remender e Jerome Opena come autori, questo non è più un problema: la tavolozza di colori spenti è rimasta – molti grigi e blu – ma i disegni sono cristallini.
I livelli di violenza sono ancora in qualche modo più alti del normale per un albo Marvel, ma è più mirata, ed anche se alcuni dei personaggi la stanno ancora prendendo troppo seriamente, ora il cast ha Deadpool e Fantomex a fornire l'intermezzo comico.
Il tono è in effetti più vicino a quello di un albo di gruppo tradizionale; se non vi piacciono troppo i cast estesi degli albi principali di questi tempi, questo potrebbe essere ben più adatto ai vostri gusti.
Mentre il vecchio gruppo sembrava essere stato selezionato mettendo assieme tutte le persone vagamente ferine e misere, questa volta c'è una scelta più ampia.
Wolverine fa la sua routine da soldato veterano come capo del gruppo.
L'attuale status quo di Angelo sembra essere un punto focale della nuova serie – ha una personalità divisa con Arcangelo molto più potente ma anche violento e inaffidabile in modo preoccupante. Ci vorrebbe convincere che è in squadra perché sta incanalando Arcangelo in modo utile, ma non inganna nessuno.
Psylocke sembra essere qui in modo che gli autori possano risvegliare la sua relazione con Angelo degli anni novanta. È una mossa intelligente; parte del problema di Psylocke è che la sua storia è diventata così incomprensibilmente convolute che la mette in ombra come personaggio. Remender mette tutto questo saggiamente da parte, si concentra sul suo rapporto con Angelo e riporta l'enfasi sulla sua personalità.
Deadpool c'è per evitare che l'albo diventi troppo pieno di sé. Similmente Fantomex alleggerisce il tono, ma principalmente fornisce un mistero: è davvero qui solo per i soldi, e c'è altro di lui oltre la facciata ironica?
Wolverine e Deadpool sono personaggi massicciamente sovraesposti, che appaino già in diversi albi ciascuno ogni mese, ma qui vengono usati per equilibrare il gruppo, e i riflettori in realtà sono sugli altri tre. È un buon uso dei personaggi.
Nel primo arco il gruppo scopre che l'arcinemico degli anni novanta Apocalisse è stato reincarnate dai suoi cultisti (uhm, di nuovo) e parte per ucciderlo prima che possa fare danni seri. Quindi il numero 1 scopre la minaccia e presenta il gruppo; nei numeri 2 e 3 il gruppo si fa strada combattendo tra i sottoposti di Apocalisse sotto forma dei Cavalieri Finali; e il numero 4 infine lo porta faccia a faccia con Apocalisse stesso. Tutto abbastanza standard. La svolta è che in questa versione Apocalisse è solo un ragazzino che è stato rieducato dai cultisti, ma non sembra avere alcun vero ricordo di essere Apocalisse, o alcun particolare desiderio di essere un malvagio conquistatore di mondi – anche se sta facendo del suo meglio per non tradire le aspettative. Le meccaniche di tutto ciò non vengono davvero spiegate, ma c'è qualcosa di affascinante nell'immagine di Apocalisse come un confuso scolaro in uniforme.
Non sono del tutto convinto che all'arco servissero due numeri – quasi due e mezzo in effetti – dedicati a X-Force che si fa strada tra gli scagnozzi. Parte di questo spazio è giustificato usandolo per introdurre i Cavalieri, che sono un ennesima variazione del classico tema dei Quattro Cavalieri. Ci siamo passati già diverse volte in passato, ma questi quattro sono una buona interpretazione del tema. Il numero 3 dà le loro origini in brevi storie da una pagina, ma a risaltare è più l'aspetto visivo che il concetto. I poteri sono un po' contorti, ma Opena ignora le caratteristiche standard del disegno di supereroi a favore di qualcosa di più teatrale e surreale, quindi il gruppo include una geisha con uno sciame di insetti e un tamburino muto della guerra civile. Non che la storia offra niente di particolarmente nuovo (e giuro sulla mia vita che non capisco perché Morte abbia il potere della peste al posto di Pestilenza), ma viene realizzata con tremendo stile. I disegni dei Cavalieri sono un grande esempio del senso di grazia che Opena porta all'albo – anche se eccelle anche con la conversazione tra Angelo e Psylocke nel numero 2.
La conclusione di tutto questo arriva nel numero 4 in cui il gruppo si confronta finalmente con Apocalisse e non riesce a convincersi a ucciderlo – nonostante i loro discorsi da "deve morire a tutti i costi" nella prima metà della storia, cosa che dà un punto di vista leggermente diverso della loro posizione. C'è un qualche problema in questa sequenza, dato che l'intero dibattito procede sulla base del fatto che il ragazzo sia decisamente una reincarnazione di Apocalisse, e l'unico dubbio sia se crescerà per forza diventando di nuovo un criminale. Come gli X-Men sappiano questo non viene indicato, e sembra che possano esserci parecchie ragioni per dubitarne. Ma posso accettare di lasciarla passare, dato che non è il dibattito che Remender vuole per i personaggi. Alla fine, sia Wolverine sia Psylocke decidono di provare a salvarlo, Arcangelo vuole ucciderlo ma non è decisamente chiaro quanto di questo sia giudizio morale e quanto vendetta, e quanto sia solo perché è uno psicopatico con una buona scusa.
Il tocco da maestro, però, è interrompere la discussione con Fantomex che spara al ragazzo (e poi interrompere bruscamente la storia con un paio di pagine silenziose di gente che torna a casa, invece di continuare la conversazione). Ha un tempismo splendido, e devia l'attenzione molto bene concentrandosi del tutto sui tre X-Men, ed è disegnato brillantemente da Opena. Fa anche nascere altre domande interessanti sul perché di preciso lui uccida il ragazzo. Fantomex dice di essere nel gruppo per i soldi, ma a questo punto i suoi datori di lavoro hanno già cambiato idea. Non serve che lui lo faccia. Presumibilmente pensa di essere pratico e a sangue freddo, ma si tratta di una grande scena nel modo in cui suggerisce quello che sta accadendo dietro la facciata – davvero un grande momento.
Questo primo arc di Remender ed Opena è veramente un successo, ed apre la strada per una serie superoistica di grande livello.



Wolverine (Vol. IV) # 1-5

Wolverine Goes To Hell
Scrittore: Jason Aaron
Disegnatore storia principale: Renato Guedes
Inchiostratore storia principale: Jose Wilson Magalhaes e Oclair Albert
Colorista storia principale: Matt Wilson
Disegnatori storie di supporto: Jason Latour e Rico Renzi (1 e 5), Steven Sanders e Ronda Pattison (2), Michael Gaydos (3), Jamie McKelvie e John Rauch (4)
Lettering: Cory Petit
Editor: Jeanine Schaefer

Il recente rilancio di Wolverine è stato spinto più da fattori commerciali che creative: l'ultimo grande rilancio, un po' più di un anno prima, era stato una spettacolare cilecca – più a causa di un marketing eccessivamente spinto che per una qualche colpa degli autori.
L'idea era di lanciare gentilmente una nuova testata spin-off con protagonista il figlio di Wolverine, Daken, ma piuttosto che limitarsi a lanciare Dark Wolverine 1, qualche genio pensò che sarebbe stata un'idea incredibilmente buona trasformare la serie esistente di Wolverine in una testate di Daken, e spostare Wolverine stesso in una nuova testata, Wolverine: Weapon X.
Sfortunatamente, la tempistica del tutto in cui il tutto fece sì che Weapon X, che avrebbe dovuto essere la testata principale di Wolverine, fu universalmente percepita come la sua testata di serie C, e le vendite scesero debitamente nell'oblio.
Anche se per certi versi può essere confortante vedere un'inutilmente complicata azione promozionale esplodere in faccia alla Marvel, il risultato è stato piuttosto ingiusto per Jason Aaron, che stava scrivendo storie alquanto buone su Weapon X. Aveva non solo una buona presa sul personaggio, ma anche sullo stile che fa funzionare le sue storie – spavaldamente sopra le righe, ma comunque abbastanza sane di mente da cambiare marcia e avere un qualche peso drammatico quando necessario. Se non altro, quest'ultimo rilancio gli dà una meritata seconda chance di trovare un pubblico, ma questo significa anche che non si tratta di una nuova partenza per il personaggio in alcun modo che significativo; è la gestione Jason Aaron di Wolverine in cui si entra durante la corsa. La realtà commerciale però detta che questo debba essere un arco narrativo particolarmente grande, qualcosa che è manifesto sia nell'insolitamente epica dimensione della cosa, sia nella decisione di renderlo un crossover con le appena lanciate testate Daken e X-23.
Meno ski dice del crossover, meglio è.
I collegamenti sono essenzialmente ridondanti per la storia, e in genere vengono fuori come spiacevoli intrusioni anche negli altri due albi.
Come spesso accade con i crossover Marvel, la storia vera e propria è contenuta in questo albo e gli altri due sono semplicemente scritti a margine. (Se cercate qualche accenno agli eventi negli albi di collegamento, li trovate a pagina otto del capitolo tre. In due vignette.) In effetti, da un certo punto di vista le storie di Daken gettano luce sulle motivazioni di Mystica nella storia principale – ma evidentemente niente che fosse considerato abbastanza significativo da essere degno di venir ripetuto.
Quindi ignoriamo il crossover e concentriamoci sulla storia.
È qualcosa dai concetti elevati: Aaron introduce dei nuovi criminali, la Mano Destra Rossa – una setta che vuole vendicarsi di Wolverine, apparentemente perché i membri si considerano sue vittime. L'implicazione generale sembra essere che queste persone siano parenti delle varie tutine rosse che lui ha casualmente ucciso nel corso degli anni. In quello che alla fine si rivelerà essere solo la prima fase di un grande piano, la setta fa in modo di dirottare misticamente l'anima di Wolverine all'inferno, mentre un demone si impossessa del suo corpo.
Quello che segue nei numeri successivi è Wolverine che combatte orde di vecchi nemici all'Inferno mentre resiste al tentativo di Satana di spezzarlo, mentre il demone impostore va in giro ad attaccare i suoi associate sulla superficie, e la sua ragazza Melita Garner si allea con Mystica e alcune guest star mistiche in un tentativo di mettere tutto a posto. (Melita è un nuovo personaggio inserito precedentemente da Aaron, che ha una serie di utili scopi – a parte avere la classica professione pilota-trame di giornalista locale, dà anche a Wolverine un collegamento con qualcuno nel mondo reale che non è in alcun modo correlate alla sua follemente convoluta storia passata.) Alla fine Wolverine batte Satana, scopre che l'intera faccenda è anche stata in qualche modo progettata dallo spirito del suo defunto padre (ne riparleremo dopo) e torna al mondo reale in parte grazie alla propria forza di volontà e in parte grazie all'assistenza di Melita.
Ad accompagnare il tutto c'è una serie di strip di supporto disegnate da disegnatori ospiti, molte delle quali si concentrano su membri del cast di supporto di Wolverine. Sono un modo comodo per permettere ad Aaron di allontanarsi per lunghe sottotrame in preparazione di storie future senza effettivamente interrompere la sua storia principale; l'ultima fornisce le spiegazioni mancanti per chiarire come Wolverine sia finito all'inferno per cominciare, ma un paio di altre sembrano introdurre nuovi criminali o preparare personaggi di supporto dormienti a ruoli in storie future.
Spesso, rileggere un arco complete è un miglioramento: se ne può vedere più chiaramente la forma rispetto a quando lo si legge a rate nell'arco di vari mesi; è più facile notare quando numeri successivi fanno dei riferimenti a scene usa e getta nei precedenti, e così via.
A volte però si rilegge un arco e non sembra davvero essere a posto e sfortunatamente, questa è una di quelle storie a cui sembra che manchino alcuni elementi per poter funzionare.
L'idea ha molte cose a suo favore, per varie ragioni.
Per cominciare, si adatta alla sottotrama di Aaron in cui sembra che l'ateo Wolverine stia scoprendo Dio. Non sono certo di dove si possa andare a finire con questo nel lungo periodo, ma di sicuro ha senso in termini di personaggio, e per adesso sarò di mentalità aperta. Cosa più importante, però, se si vuole mettere Wolverine a confronto con lo stato della sua vita e dargli una ragione per cercare di cambiarla, questo permette ad Aaron di usare alcuni dei personaggi più e meno importanti che sono stati eliminati nel corso degli anni. L'Inferno di Wolverine è, da un certo punto di vista, essenzialmente la sua vita ridotta all'essenza – una serie infinita di contri contro una sequenza di nemici essenzialmente intercambiabili. Lui vuole spezzare il ciclo, il che è il motivo per cui (a) rifiuta l'idea di restare e cercare di diventare il maschio alfa di quel mondo e (b) Aaron gli ha fornito un interesse romantico che finora resta chiaramente separato da quel mondo. (La tensione di base della loro sottotrama è se lei lo aiuta a uscire dal suo mondo alquanto ristretto o ne viene risucchiata.)
Tutto ciò va bene e il concetto di avere il Wolverine demoniaco che corre dietro ai personaggi di supporto, molti dei quali non usati da lungo tempo, aiuta Aaron a rimettere in circolazione alcune di queste persone senza buttarle dentro a freddo. È piuttosto ovvio, ad esempio, che sta cercando di dare un ruolo significativo ad Amiko, la figlia adottiva di Wolverine bandita nel retroscena della continuity anni fa e che non viene quasi mai menzionata. (Un lato positive del non essere mai usata è che la sua storia è anche relativamente lineare, rendendola una buona candidata per le storie di Aaron.)
Quindi qual è la difficoltà? È duplice, penso.
Per prima cosa, anche se i temi sono presenti e corretti, non si uniscono mai in una storia soddisfacente. Si passa sopra le meccaniche della trama, e le spiegazioni sono inconsistenti. Ignorerò il fatto che in questa storia Satana non abbia alcuna somiglianza con la normale versione dell'Universo Marvel, è una licenza artistica. Ma esattamente come lo sconfigge Wolverine? Il suggerimento sembra essere che l'incapacità di Satana di spezzare lo spirito di Wolverine ispiri ribellione agli abitanti dell'Inferno (sia demoni sia dannati) e che ciò a sua volta indebolisca Satana in qualche modo così che Wolverine può batterlo in uno scontro. Okay, ma la storia fa qualche accenno in questa direzione senza mai fare lo sforzo di mostrare la cosa. Viene detta brevemente in una spiegazione invece di essere drammatizzata. In effetti la storia non arriva mai a chiarire cosa facciano di preciso gli abitanti dell'Inferno. Non c'è alcun senso del luogo. Passano tutto il tempo a essere torturati? Se sì, come mai il padre di Wolverine e la guest star Puck sono apparentemente in grado di girare liberamente? Come fanno a elaborare un piano tanto per cominciare? E dato che i loro spiriti non sembrano essere stati spezzati, perché questa non è una sfida all'autorità di Satana? Tutto questo, se non proprio incoerente, è di certo troppo vago e mutevole per consentire alla storia di andare verso un climax efficace.
E per seconda cosa, c'è qualcosa di piuttosto letterale nella realizzazione dell'Inferno di Renato Guedes. Non è assolutamente cattiva, e riesce a trasmettere di tanto in tanto un senso di scala, ma è fin troppo il classico "demoni e anime torturate su uno sfondo roccioso". Non posso fare a meno di pensare che alla storia avrebbe fatto bene una visione più surreale o in stile onirico. Questo viene mostrato chiaramente dalla scelta di disegnatori per le strip di supporto, che sono ambientate nel mondo reale ma in generale danno una sensazione molto più irreale e vaga delle scene all'Inferno. Sembra fatto un po' al contrario.
Ora, a me piace l'approccio di Jason Aaron al personaggio, e anche se ho delle riserve sul punto di vista religioso, è una cosa perfettamente valida da provare. Penso che in generale abbia le idée giuste quando si tratta di grandi idee folli, e non c'è niente di sbagliato nell'idea di “Wolverine va all'Inferno” (anche se c'è molto di sbagliato nel titolo alla “Biggles si arrampica su un albero”). Tematicamente, capisco da dove arriva, ed è un'idea coraggiosa che avrebbe potuto funzionare. La Mano Destra Rossa ha del potenziale come nemico, e il loro anonimo capo è inquietantemente banale in un modo molto efficace. Come arco di cinque numeri, però, non va; la trama non è abbastanza serrata da trainare il climax, né la versione dell'Inferno è abbastanza inventive da compensare.
Fortunatamente ho visto abbastanza storie di Wolverine di Aaron da sapere che questo non è un problema regolare, e questa storia mantiene il mio interesse nella sua più ampia direzione per la testata. La ;Mano Destra Rossa è chiaramente un avversario a lungo termine per questo albo, e sono lieto di veder aggiungere nuovi antagonisti che (almeno da quanto abbiamo visto finora) contrastano Wolverine senza essere appesantiti da un bagaglio di continuity. L'albo ha bisogno di nuovo sangue nel cast di supporto, e Aaron se ne sta occupando molto bene. Da tutti i punti di vista, c'è molto per cui essere ottimisti.

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Age of X Alpha [OneShot]
Questa è la prima parte della trama in una realtà alternative di Mike Carey, che si svolgerà nei prossimi tre mesi in X-Men: Legacy e New Mutants (un albo che è a metà tra due gruppi di autori regolari e quindi può unirsi senza interrompere la storia di nessuno). Come Carey spiega nella sua postfazione, l'approccio è semplicemente quello di lanciarci nella storia in corso e riempire i retroscena con degli indizi man mano che si va Avanti. Anche il perché ci sia una storia di una realtà alternativa non viene detto qui, anche se trattandosi di Carey, e mi fido di lui, immagino che tutto diventerà chiaro a tempo debito.
Quindi torniamo al caro vecchio tipo di mondo in cui i mutanti vengono cacciati e sterminati da bigotti antimutanti. L'abbiamo già visto in passato. La differenza principale sembra essere che in questo mondo gli X-Men non sono mai davvero decollate e i sopravvissuti – un misto di X-Men di lunga data e personaggi da tappezzeria – finiscono per riunirsi solo in tempo per la loro ultima battaglia. E dato che hanno avuto vite piuttosto diverse in questo mondo, anche le loro posizioni nel gruppo sono diverse – quindi, ad esempio, Cannonball sembra essere a capo mentre Ciclope (o “Basilisco”) è una figura cupa a margine. Fatta bene, questo genere di cosa può funzionare come modo di mettere i personaggi in una luce diversa.
Age of X Alpha è in effetti un albo antologico, con il cast che attende quello che sembra essere l'attacco finale, e introduce brevi storie che spiegano parte dell'antefatto. È l'antefatto dei singoli personaggi, più che quello dell'universo nel suo insieme. Gabriel Walta disegna alcune pagine totalmente bizzarre con le origini di Ciclope, che lo vedono usato come strumento di esecuzione da parte di Arcade. È un concetto selvaggiamente sopra le righe (che più o meno funziona proprio perché usa un criminale assurdo come Arcade), ma i disegni sono grandiose, e amo il design del personaggio, che sostituisce il familiare visore con una specie di cancello che si apre quando vuole sparare il raggio ottico. Carlo Barberi e Walden Wong disegnano una sequenza di Cannonball/Husk che li vede affrontare gli stormtrooper locali (ovvero poliziotti americani regolarissimi); il principale punto di interesse qui è che la loro bussola morale sembra essere decisamente lontana da dove ci aspetteremmo di trovarla. La storia di Katarino Rao, con disegni di Paco Diaz, funge anche da modo per togliere Wolverine dalla scacchiera. E Paul Davidson realizza alcune pagine che essenzialmente presentano il Magneto di questo mondo – che è fuori da qualche parte, sta combattendo per i buoni, ma a quanto sembra i nostri eroi non hanno idea di dove sia di preciso.
L'approccio di dare le spiegazioni col contagocce e lasciare i lettori a immaginarsi come siamo giunti a questo punto (e perché Carey stia raccontando questa storia) funziona piuttosto bene. Detto questo, come esercizio di creazione di mondi, mi domando se la diversità di disegnatori giochi a sfavore. Quando lo stile visivo di base cambia così drasticamente tra le scene, questo in qualche modo mina la coerenza dell'ambientazione. È difficile guardare le pagine disegnate da Gabriel Hernandez Walta da una parte e quelle di Carlo Barberi dall'altra e pensare che si svolgano nello stesso mondo. Alcune delle storie mostrano degli Stati Uniti riconoscibili, altre sembrano essere in un'apocalittica terra di nessuno; è ovviamente parte della sceneggiatura, ma penso che sarebbe più efficace se i disegni avessero toni più coerenti. Comunque i singoli disegnatori sono decenti per tutto il tempo, e nel complesso è una buona introduzione alla trama.

Chaos War: X-Men # 2 (of 2)
Oh cielo. Questa è l'ultima parte del collegamento a Chaos War degli X-Men e, ragazzi se questa serie è più di quanto serva. Si vede perché a qualcuno è piaciuta l'idea.
Chaos War include, come elemento accidentale della trama, personaggi che sfuggono dall'aldilà. Quindi perché non usarlo come sistema per rivedere personaggi morti da tempo? Gli X-Men, come i Vendicatori e Alpha Flight, hanno abbastanza cadaveri nel giardino dietro casa da riempire un intero gruppo. Avrebbe potuto funzionare.
Ma non funziona, in gran parte perché non c'è un ruolo nella storia per gli X-Men non-morti. Gli scrittori Chris Claremont e Louise Simonson devono inventarsi uno scopo completamente artificiale e poi assicurarci agitando le mani che sì, è davvero terribilmente importante per la storia principale: il risultato è una specie di pasticcio.
Thunderbird viene reinventato come una specie di sciamano – un'idea che si college agli elementi mitologici di Chaos War vera e propria, e ha un tenue fondamento nell'idea che fosse un nativo americano che tentava di ricollegarsi alle sue radici, ma che ha davvero ben poca somiglianza col personaggio originale. L'uso effettivo della mitologia americana sembra un po' incerto a giudicare dalle voci di Wikipedia. E per cercare di giustificare l'uso di alcuni personaggi, gli scrittori finiscono per dirci che, davvero, questo collegamento usa e getta era veramente di grande interesse per Destiny. C'è anche un sorprendente errore di continuity, in cui ci viene detto che Banshee è morto prima della sua amata Moira MacTaggert. (Sbagliato, di cinque anni buoni.)
Di buono c'è che Doug Braithwaite disegna alcuni personaggi adorabili. All'albo manca un senso di appartenenza, ma sospetto che sia più che altro conseguenza di una storia che sembra priva di agganci e di direzione.
Non era un'idea orribile come concetto, ma l'esecuzione non funziona affatto.

Magneto [OneShot]
Uno speciale di Howard Chaykin, perché Dios a quanto bisogno avessimo di altri Albi X questa settimana.
Questa è una storia in flashback della prima visita di Magneto a New York, che è in effetti territorio inesplorato. Per i veri ossessionati della continuity tra voi, spiega anche dove abbia preso il suo costume. In effetti è meglio di quanto mi aspettassi. Ha una mezza idea promettente su Magneto in un momento della sua vita in cui avrebbe potuto scegliere qualunque strada in termini di come portare Avanti i suoi piani per i mutanti; non ci sono molti dei temi ricorrenti che fanno roteare gli occhi rispuntando spesso nel lavoro di Chaykin, e nel complesso i disegni sono piuttosto buoni, anche se a volte degenerano in persone monoblocco che si sorridono a vicenda. Al colorista Edgar Delgado va il credito per aver dato a tutto una sensazione leggera e interessante.
E ora le cattive notizie. La storia vede Magneto, in qualche momento dei primissimi tempi della Silver Age, che visita Brooklyn... dove apparentemente c'è un'intera comunità di mutanti che vive in piena vista. Magneto incontra una ragazza in modo da poter avere con lei una discussione filosofica, e il suo argomento principale è che questi mutanti stiano facendo un errore tagliandosi fuori dal resto della comunità mutante. Al che l'unica risposta possibile è: ehm, quale comunità mutante? È questa la comunità mutante, no? Con chi sta suggerendo che dovrebbero essere in contatto, di preciso? Disgraziatamente la cosa in qualche modo crolla quando arriva a quel punto, perché è cruciale per il discorso e non ha assolutamente senso. Ma mi è piaciuto più di quanto aspettassi, quindi è un pareggio.

New Mutants (Vol. III) # 21
Questo è l'ultimo numero di Zeb Wells (seguito da tre numeri di “Age of X” seguiti da chissà cosa), e dovrò davvero tornare indietro e rileggere tutto per intero.
È uno di quei numeri finali in cui Ogni Cosa Va Al Suo Posto, o almeno molte cose vanno a posto, e vengono rivelate delle cose che danno un senso alle motivazioni dei personaggi tornando indietro fino al numero 1. Non voglio svelare troppo la trama in caso qualcuno di voi stia leggendo solo le raccolte – dato che questo numero rovinerebbe davvero l'intero blocco – ma basti dire che Wells raggiunge un finale piacevolmente ambiguo che lascia aperta la domanda se questa sia davvero una storia di redenzione alla fine, e se si di quanto sia macchiata questa redenzione. Di sicuro è una vittoria, ma moralmente parlando è una vittoria di Pirro, e se sì ci interessa? (È anche, per altro, un numero importante per Pixie, se siete suoi fan. Forse è un peccato che non le abbiano trovato un ruolo maggiore nella storia, ma per essere onesti se stanno avviando quella sottotrama per me va bene.) Come scrittore di albi di gruppo di vecchia data, Wells trova qualcosa da fare a tutti i suoi personaggi e dà a tutti un momento sotto il sole – ehm, tranne che per Warlock, anche lui nell'albo.
I disegni di Leonard Kirk sono splendidi, in particolare quando sembra cambiare stile per somigliare vagamente a Bill Sienkiewicz in un paio di vignette.
Wells e Kirk hanno avuto un buon periodo in questo albo, e aspetto di rileggerlo per intero.

Uncanny X-Men # 532
Questa è la terza parte di “Quarantine”, e la storia resta un po' un miscuglio. Ci sono tre storie che sembrano più o meno scollegate – l'epidemia di Lobe che tiene gran parte degli X-Men bloccati su Utopia, i restanti X-Men che affrontano l'Uomo Collettivo a Chinatown, e Sebastian Shaw che affronta Emma e co. Non emerge davvero come un insieme, e ci sono pezzi che sembrano davvero un po' casuali e slegati. Ci sono alcuni buoni elementi. Pixie ha dei bei dialoghi, e Lobe è una buona idea per un nemico – mi piace l'idea di un avversario che non odia i mutanti, vuole solo sfruttarli come una risorsa naturale. In effetti è un'idea particolarmente buona per gli X-Men dopo l'M-Day, dato che significa che ha un interesse condiviso (anche se mercenario) per la sopravvivenza della specie mutante. E la parte Emma/Shaw funziona abbastanza bene.
Ma. Anche se l'idea di lasciare alcuni membri del gruppo a San Francisco per fungere da squadra degli X-Men ad interim in teoria va bene, in pratica la storia non fa nulla che riguardi gli specifici personaggi usati. I cinque ragazzi ricchi incastrati da Lobe come falsi X-Men hanno una personalità in cinque, ed è una personalità monodimensionale. E a ben pensarci, che genere di quarantena è se Rao spunta in città per partecipare a una conferenza stampa? Ci sono dei pezzi che sembrano delle buone idee, ma non emergono come una storia.

Wolverine and Jubilee # 1 (of 4)
Se l'unica conseguenza permanente di “Curse of the Mutants” è stata trasformare Jubilee in una vampira, se non altro è una trama che stanno proseguendo. Nonostante il titolo, questa è principalmente la storia di Jubilee, con Wolverine come principale personaggio di supporto. In effetti ci sono abbastanza altri membri del cast in giro in ruoli minori da far sì che la storia avrebbe potuto tranquillamente essere usata come un numero degli X-Men. L'ambientazione di base è che gli X-Men, tolleranti come sempre, stanno cercando di aiutare Jubilee a scendere a patti con l'essere una vampire, perché ehi, se la drogano abbastanza e le danno abbastanza sangue andrà tutto bene, giusto? Abbastanza stranamente, essere una vampira pesantemente sedata non affascina molto Jubilee.
Ora, l'intera cosa degli X-Men contro i vampiri era piuttosto scarsa in X-Men, ma Kathryn Immonen qui ha trovato una buona prospettiva. Gli X-Men, essendo eroi, stanno gestendo la situazione cercando di dare discorsi motivazionali sul prendere il meglio delle cose, e assicurando a Jubilee, contro ogni logica e buon senso, che troveranno un modo per andare avanti. (“Se vuoi andare al college puoi andare al college... Aiutiamo la gente ad accettare degli insoliti cambiamenti nelle loro vite già da molto tempo.”) È lodevole e testarda determinazione, o semplice stupidità?
Immonen è sempre una scrittrice interessante, ma alcune delle sue miniserie precedenti hanno raggiunto livelli di stranezza che potrebbero limitarne il fascino. Questa, comunque, dovrebbe essere accolta bene dai fan degli X-Men in termini generali; è più vicina nei toni alle storie regolari degli X-Men, lei ha una buona presa dei personaggi e ha una buona premessa. Alcuni membri del cast di supporto sono un po' instabili – Rockslide sembra aver acquisito trenta punti di QI e un indizio, per citare una cosa tra le più evidenti. I disegni di Phil Noto sono costantemente eccellenti; il numero è un grande esempio di come un disegnatore che ha padronanza del linguaggio del corpo possa trasformare una storia. (Ho letto l'albo fianco a fianco con X-Men Legacy, cosa che potrebbe spiegare perché la cosa mi sia saltata all'occhio...)
Anche se la parte dei vampire non vi attrae, questa è una buona storia degli X-Men.

X-23 (Vol. II) # 5
Oh, okay, capisco. Ero piuttosto confuse dalla scelta di Sinistra come nemico per il secondo arco, ma ora capisco dove Marjorie Liu stesse andando a parare. Si suppone che Sinistra sia una donna la cui mente è stata parzialmente sovrascritta dal defunto Sinistro, e questo in qualche modo si riallaccia al tema identità vs. programmazione del personaggio di X-23. È forse un po' sfortunato che la storia glossi sui dettagli decisamente convolute del suo passato, dato che è effettivamente fondamentale sia per la trama che per il tema. Ma ehi, almeno questo significa che Liu ha, se non altro, trovato una storia che richiede davvero l'uso di Sinistra. In effetti, verso la fine del numero, mi ha quasi convinto del personaggio. Ci sono anche disegni chiari e attraenti di Will Conrad e David Lopez. È tremendamente emo, ovviamente, ma se questo non vi dispiace è una storia perfettamente decente in un senso anni novanta.

X-Factor # 214
Una storia solitaria di Darwin, perché questo è il genere di albo in cui si hanno più pagine quando si lascia il gruppo. Vagando nel deserto, Darwin... be', o ha un'allucinazione o finisce in una città-limbo davvero strana in cui uno sceriffo afferma di tenere prigioniera la meretrice di Babilonia e di essere in attesa della fine del mondo. Un numero decisamente strano, ma dato che le allucinazioni nei fumetti non sono mai solo allucinazioni, è una scommessa abbastanza sicura pensare che sia pieno di lavoro di fondamenta per la prossima trama principale. Come ho detto del numero scorso, Darwin è un personaggio complesso che non ha mai davvero funzionato fino a poco tempo fa, ma i recenti ritocchi di Peter David hanno finalmente trovato una sua versione che potrebbe farlo. Con la trama che è essenzialmente una lunga sequenza onirica, Darwin deve dare molto peso a questa storia, dando al pubblico qualcosa a cui aggrapparsi, e funziona abbastanza. Aiuta, ovviamente, il fatto che l'albo sia abbastanza sagace da mantenere leggibili le sue escursioni surreali.

X-Men (Vol. III) # 7
Stanchi dei vampiri? Buone notizie! Per il suo secondo arco, X-Men si sposta su qualcosa di completamente diverso. Ciclope si è reso conto in ritardo che se gli X-Men vogliono essere popolari potrebbe essere una buona idea combattere qualche cattivo. Quindi gli X-Men sono in cerca di guai e... sì, essenzialmente è un metodo per mandarli a New York per investigare su una cosa. Ricordate quelle pubblicità “Cosa potrebbe far tornare gli X-Men a New York?”? La risposta, si scopre, è “Più o meno qualunque cosa”.
Quindi gran parte di questo numero riguarda una squadra formata da Tempesta, Emma, Wolverine e Gambit che va a caccia di una cosa rettile che è stata vista nei tunnel sotto Manhattan. Chi potrebbe mai essere? Beì, è Lizard, ovviamente, e non sono nemmeno certo che volesse essere un mistero per quel che ci riguarda. Sarò onesto, però – come storia lineare di supereroi, è perfettamente accettabile, forse perché rispetto a Uncanny ha il vantaggio di prendere un piccolo cast principale e un'unica trama e concentrarvisi. I disegni sono di Chris Bachalo, e anche se occasionalmente mancano di chiarezza, è in forma, con alcune splendide vignette che gli permettono di mettersi in mostra. Non è una storia particolarmente ambiziosa, ma quello che fa lo fa bene.

X-Men Forever (Vol. III) # 16
L'episodio finale di quello che potrebbe essere descritto come "Cosa sarebbe stato degli X-Men se Chris Claremont fosse rimasto a scriverli nel 1991, senza troppo tenere conto di tutto ciò che è stato scritto dal 1991 in avanti?".
E' ben evidente che Claremont non ha qua narrato tutto ciò che avrebbe voluto scrivere ai tempi, come è evidente che ancora una volta non gli è stata data la possibilità di scrivere tutto quello che comunque aveva qua programmato, per esempio getta l'amo quando mette Mr Sinister che aggancia Nathan ma poi non la risolve, come nulla dice dell'elemento da lui introdotto delle forze antimuatnti che hanno preso il controllo dello S.H.I.E.L.D..
In ogni caso gli è stato dato un decente spazio per chiudere tutto, soprattuto con la trama (principale) delle Tempeste, con un epilogo sicuramente più che decente.
Il disegnatore ospite Ramon Rosanas sembra non male ed ha un po' di quel gusto che aveva Paul Smith, il che è sempre una cosa buona.
X-Men Forever è stata una gran bella e piacevole serie da seguire, peccato che non le si è lasciata la chance per svilupparsi appieno.
Però se ne va con grande dignità.

X-Men Legacy # 244
In cui, come già detto, alcuni personaggi secondari combattono un calamaro astrale. È una storia di un solo numero prima dell'inizio di “Age of X” del mese prossimo, e presumibilmente è una specie di introduzione, anche se come vi si colleghi è alquanto oscuro. Blindfold sta avendo delle premonizioni criptiche di catastrofi, e qualcosa di cattivo sta arrivando. In più c'è in giro un calamaro astrale, per qualche ragione. Segue battaglia. Anche se ha più senso col senno di poi, giudicato a sé non è uno dei numeri migliori di Mike Carey. Essenzialmente è una serie di presagi cupi per qualcosa di non specificato che accadrà. Il disegnatore ospite di questo mese è Harvey Tolibao; il suo lavoro ha un certo stile e se la cava quando si tratta di visualizzare cose bizzarre. Gli strani effetti di luce nella pagina sono piuttosto buoni. Ma non è così grandioso quando si tratta di disegnare i personaggi – sono tutti chiaramente riconoscibili, ma ci sono un mucchio di espressioni vuote e pose generiche, che svalutano l'albo.

X-Men: To Serve and Protect # 3 (of 4)
Ora, questo è uno di quei numeri che illustrano il problema delle antologie degli X-Men. La striscia portante, con Anole e Rockslide, è buona; i due combattono dei nemici di serie B di Capitan America, la Società dei Serpenti, e Chris Yost scrive piuttosto bene le loro reazioni – mi piace l'ammirazione di Rockslide per il suo socio più intelligente. Dopo, temo ci sia una serie di idee malformate. ”Storm Front” ci ricorda che Loki una volta ha fatto un Martello per Tempesta (nella storia “Asgardian Wars” circa un quarto di secolo fa) e corre goffamente lungo un arco di resistenza alle tentazioni che c'era già nella storia originale. ”Invisible” è una storia di Kitty Pryde in cui sta ancora venendo a patti con l'essere bloccata nella forma intangibile. Sfortunatamente quello che abbiamo è una deludente morale da cartolina "Abbi fede in te stessa”, e c'è qualcosa di abbastanza strano in una storia in cui Kitty si lamenta di non poter toccare le persone mentre è esattamente quello che sta facendo per gran parte della vicenda. (L'idea è che possa toccare la gente fintantoché è nella tuta? Non emerge davvero in modo chiaro.) Infine, Chris Yost e Dalibor Talajic producono una storia breve di Blink che si riaggancia alla fine di “X-Necrosha” ed è poco più che un opportunità per gli X-Men di starsene in un campo e per il Dr Strange di raccontarci che gli X-Men sono eroi. C'è la scintilla di un'idea in una sequenza in cui Emma parla con Blink, ma non arriva davvero da nessuna parte. Queste tre storie di supporto non sono niente più che idee per delle storie, e l'intero volume non raggiunge un buon risultato.

Edited by The Lawyer - 26/2/2011, 13:28

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