The X-Axis # 09/10, The Year 2010 Ender

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view post Posted on 31/12/2010, 16:56

PontifeX MaXimus del Sacro Culto di Chris Claremont & Grant Morrison

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X-REVIEWS
THE X-AXIS

# 09 / 10
The Year Ending Issue
by Paul O' Brien
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In Questo Numero:
- Astonishing X-Men: Xenogenesis # 3 (of 5)
- Daken: Dark Wolverine # 2
- Daken: Dark Wolverine # 3 / X-23 (Vol. II) # 3
- Deadpool Max # 1
- Generation Hope # 1
- Generation Hope # 2
- Namor: The First Mutant # 2
- Namor: The First Mutant # 3
- Namor: The First Mutant # 4
- New Mutants (Vol. III) # 19
- New Mutants Forever # 3
- New Mutants Forever # 4
- New Mutants Forever # 5
- Scarlet # 3 (of 4)
- Uncanny X-Force # 1
- Uncanny X-Force # 2
- Uncanny X-Force # 3
- Uncanny X-Men # 528
- Uncanny X-Men # 530
- Uncanny X-Men # 531
- What If? Wolverine: Father
- Wolverine (Vol. IV) # 2
- Wolverine (Vol. IV) # 3
- Wolverine (Vol. IV) # 4
- Wolverine: The Best There Is # 1
- X-Factor # 211
- X-Factor # 212
- X-Men (Vol. II) # 4
- X-Men (Vol. II) # 5
- X-Men (Vol. II) # 6
- X-Men Forever (Vol. III) # 9
- X-Men Forever (Vol. III) # 11
- X-Men Forever (Vol. III) # 12
- X-Men Forever (Vol. III) # 13
- X-Men Legacy # 242
- X-Men Legacy # 243
- X-Men vs Vampires # 1
- X-Men: To Serve and Protect # 1



Astonishing X-Men: Xenogenesis # 3 (of 5)
Dove abbiamo un riepilogo delle origini del Dr Crocodile (un personaggio della serie di Capitan Bretagna degli anni ottanta, se non lo sapete), una breve discussioni su come dei poveri paesi Africani potrebbero gestire dei folli bambini mutanti, e una passeggiata nei boschi in cui altre cose bizzarre sono in attesa. C'è in effetti un'idea interessante alla base di questa storia: cosa fai con dei bambini mutanti incredibilmente pericolosi quando non hai altre risorse se non quelle necessarie a ucciderli? Non che ci siano veri dubbi sulla risposta moralmente approvata, certo, ma Joshua qui ha un punto di vista comprensibile.
Un paio di cose vengono in mente, comunque. La prima è che questa è un'altra spiegazione del perché l'M-Day sia stato una cattiva idea. Il dilemma qui è essenzialmente “cosa fa il mondo in via di sviluppo con i mutanti?”, con i Warpies che servono ad aggirare l'M-Day. Francamente, sarebbe una storia degli X-Men più forte se contenesse veri mutanti. Ellis è riuscito ad aggirare il problema, ma questo mostra, ancora una volta, che lungi dal dare spazio a interessanti idee per delle storie, l'M-Day ha solo creato ostacoli su cui far inciampare gli scrittori.
Seconda cosa, ci sono ancora dei veri problemi con i ritmo, trattandosi di una serie mensile. Sarà splendida nella raccolta, per essere onesti. Ma... quattro splash page, una delle quali mostra solo i membri del cast che corrono in una foresta? Va anche bene se si considera che i lettori possano acquistare l'albo solo per i disegni di Kaare Andrews – e di sicuro sono molto belli – ma sembra davvero che si trascini troppo in questo formato.

Daken: Dark Wolverine # 2
Ai tempi in cui era editor degli X-Men, Bob Harras, in un'intervista su Marvel Age, descrisse il Club Infernale come “la più malvagia organizzazione dell'Universo Marvel che non fa mai nulla”... e aveva ragione – in quel momento, il Club stato in primo piano negli albi X per diversi anni senza mai apparentemente agire in modo proattivo per ottenere una qualunque cosa.
Ora Daken sta degenerando nello stesso tipo di personaggio. Neanche la pagina di riepilogo sembra essere in grado di capire quale sia l'obiettivo di questa storia, e tenta di spiegare le motivazioni del personaggio nei termini di quella che io avevo considerate una frase casuale del numero precedente: “Daken vuole tutto e il modo migliore per ottenerlo e negare qualunque cosa a chiunque altro.” Sul serio, è davvero questa la trama? Che Daken sta per ottenere "tutto" negando individualmente "qualunque cosa" agli altri sei miliardi di abitanti del pianeta? Iniziando col disturbare un po' i piani di un misconosciuto criminale di cui non abbiamo mai sentito parlare?
Andiamo!
Ma per essere corretti con chi ha scritto il riassunto, è difficile puntualizzare qualcosa di più coerente da questi primi due numeri.
Quello che è davvero successo nel numero 1 è che Daken è stato assunto da dei Cattivi Misteriosi per catturare la fidanzata di Wolverine, presumibilmente quale parte del piano attualmente in corso nella testata personale di Wolverine. Ma invece – senza nessuna ragione precisa in particolare, a meno che la trama intenda essere così come la descrive il riepilogo – si è rivoltato contro i suoi datori di lavoro e ha aiutato Mystica a mettere in salvo Melita.
In questo numero, Daken se ne va in giro facendosi delle domande oziose, fa un'altra chiacchierata col suo datore di lavoro, che tenta di assumerlo per uccidere Mystica solo perché Daken rifiuti; va in giro un altro po' facendosi altre domande oziose; incontra Mystica ed esce con lei, e infine viene attaccato dal posseduto Wolverine nell'ultima pagina del numero. È una fortuna che un altro personaggio abbia deciso di introdurre un po' di azione nella storia, perché sembra che, se fosse stato per lui, Daken si sarebbe accontentato di riempire le pagine dell'albo ammirando il panorama e meditando su argomenti ostentatamente profondi.
Francamente, è tutto piuttosto scialbo e pesante.
Gli autori sono chiaramente innamorati di Daken e pensano che sia una presenza ipnotica, ma non mi convincono della cosa. Mi hanno più o meno persuaso con i primi numeri di Dark Wolverine (prima del rilancio), ma col passare del tempo è diventato sempre meno interessante. Ora sembra essere solo una raccolta di motivazioni opache che non possono essere poi tanto importanti visto che non sembrano mai portarlo a fare nulla, comunque. Anche se è voluto che sia privo di direzione o incerto, non potrebbe esserlo all'interno di una trama più interessante?

Daken: Dark Wolverine # 3 / X-23 (Vol. II) # 3
Prenderò questi due albi assieme perché non hanno davvero molto in comune ma – e questo dice tutto – entrambi sono concettualmente parte del crossover “Wolverine Goes To Hell”.
Si può capire quello che la Marvel stava pensando: rilanciare le testate di Wolverine, avere una storia principale in Wolverine stessa e fare sì che Daken e X-23 vi si agganciassero con le loro prime trame.
In teoria questo dovrebbe aiutare gli albi satellite, ma il problema è che gli scrittori – Marjorie Liu da sola su X-23 e assieme a Daniel Way su Daken – vogliono davvero far partire le loro storie e impostare il tono dei loro albi, e queste storie non hanno davvero niente a che fare con “Wolverine Goes To Hell”. Quindi finiamo con un paio di storie in tre parti che finiscono entrambe con dei validi trampolino per trame future ma ci arrivano con un percorso contorto attraverso un crossover di cui non vogliono veramente far parte.
Si scopre che Daken ha in mente qualcosa di promettente. Ispirato da Romulus, Daken vuole uscire dalla mappa e diventare un manipolatore dietro le quinte. Potrebbe esserci qualcosa di valido in questo, è particolarmente bello vedere l'albo che si riallaccia alla sua prima trama dal periodo del Regno Oscuro, che quasi certamente è stata la migliore fino a oggi. Ma la storia che vuole davvero raccontare è semplicemente che Daken mette in scena la propria morte. Lavorare al Red Right Hand e un Wolverine impostore demoniaco sono solo ingombri nello schema generale delle cose, e aiutano ben poco l'albo.
L'altro problema è che l'albo mantiene la sua tendenza a essere pretenzioso al Massimo livello. Voglio dire, basta guardare la pagina di riepilogo: ”Daken si allea con Mystica, portando fuori a cena la mutante mentre apprezza il fiorire di un rapporto basato sulla loro condivisa ambiguità morale e il loro mutuo desiderio di veder bruciare il mondo”. A parte il maldestro uso di "la mutante" al posto di un semplice pronome, non dovrebbero suonare dei campanelli di allarme quando il tuo riassunto della trama include cose come queste?
X-23, intanto, sta tentando di raccontare una storia in cui Laura viene rassicurata sul fatto di avere una "vera" personalità sotto tutti i lavaggi del cervello che ha subito; lei pensa che gli X-Men abbiano dei preconcetti sul suo ruolo che non le darebbero spazio per svilupparsi, quindi sta andandosene per conto so in un viaggio di scoperta.
Tutto ciò è perfettamente valido come direzione per la serie – e vale la pena notare che X-23 non ha le tendenze della sua testata gemella – ma di nuovo, tentare di collegarla a un crossover del tutto slegato non fa che confondere le idee. Non c'è bisogno di una storia su X-23 che viene portata in una versione onirica dell'Inferno: c'è qualcosa da fare con X-23 imparando dall'esempio di Wolverine come personaggio simile, ma questa trama non consente davvero neanche quello. E potrei tranquillamente vivere senza spiriti guida e punti di luce simbolici, qualcosa che prende il conflitto interno di X-23 in maniera fin troppo letterale.
E ancora... nessuna di queste storie funziona davvero, ma entrambe sembrano portare la rispettiva serie nella giusta direzione.
Lasciando da parte la tendenza di Daken a diventare pretenzioso, il tema qui sembra essere aprire degli archi narrative con la giusta idea ma faticando per incorporare elementi di trama che in realtà sono solo distrazioni. Ma alla fine dei conti entrambe sono riuscite a convincermi che potrebbero andare verso qualcosa di valido, che è forse la conclusione.

Deadpool Max # 1
Pur avendo un impressionante gruppo di autori, David Lapham e Kyle Baker, non funziona davvero.
L'idea di base è piuttosto buona: questa versione di Deadpool è un agente del governo maniaco, che viene tenuto in circolazione perché i suoi superpoteri lo rendono inestimabile. Sfortunatamente ha anche la tendenza a lasciarsi distrarre e partire per la tangente, e inspiegabilmente pensa di essere impegnato in un'eroica battaglia contro le forze dell'Hydra, a prescindere da chi stia realmente combattendo al momento. Tutto ciò significa che il suo da tempo sofferente (e facilmente eliminabile) gestore deve perennemente combattere una battaglia per puntare Deadpool nella giusta direzione e fargli completare le missioni.
Ora, quest'idea mi piace, ma uno dei problemi con Deadpool è che si tratta di un chiacchierone che tende a sparare fuori dalla pagina qualunque altro personaggio, quindi è una mossa intelligente realizzare la storia dal punto di vista di qualcun altro per impedirgli di occupare interamente i riflettori. E come preparazione per una serie regolare comico-avventurosa è abbastanza valido. Se ne potrebbe ricavare un mucchio di materiale.
Ma il materiale che otteniamo in realtà – a giustificare l'etichetta “pubblico adulto” della Max – è per lo più un po' volgare e privo di ispirazione. lo penso che sia omofobico, e si può non essere d'accordo, ma non c'è dubbio che sia troppo familiare e che gran parte non sia neppure particolarmente divertente. Chiunque pensi che sia un peccato che alla fine Garth Ennis si sia stancato di scrivere battute su stupri anali (circa cinque anno dopo che molti di noi si sono stancati di leggerle) amerà quest'albo, ma altrimenti si tratta di un'opportunità mancata. Detto questo, l'impostazione di base ha molto potenziale, quindi è sempre possibile che risistemino il tono e facciano qualcosa di meglio nei prossimi numeri.

Generation Hope # 1
Kieron Gillen e Salvador Espin lanciano il nuovo albo X – ma mentre molte testate regolari sembrano essere più o meno buttate lì, questa è stata lanciata alla vecchia maniera.
Ha avuto una trama in Uncanny X-Men da cui partire; ha un personaggio di supporto di lunga data in Hope, che qui viene infine promosso a un ruolo principale; e in qualità di albo sui primi nuovi mutanti ad apparire dopo anni, è teoricamente centrale alla direzione generale della linea. Quindi, al di là di tutta la promozione, la Marvel ha creato un caso convincente per pensare che si tratti di una serie importante per via dei contenuti delle storie, e sono interessato a vedere se farà meglio nei risultati delle altre recenti testate spin-off.
L'arco narrativo “Five Lights” in Uncanny X-Men ha presentato quattro dei nuovi mutanti, e questo numero riprende il gruppo che arriva in Giappone per completare la collezione. Ovviamente questo sarebbe un po' troppo diretto, così si scopre che Kenji Uedo è cattivo o, per essere onesti, forse solo portato alla follia a causa dell'emergere dei suoi poteri – dovremo aspettare e vedere.
La mia principali riserva in merito a “Five Lights” era che (a parte Teon) i personaggi venivano presentati come tipi pronto a urlare per la paura, e le loro single personalità non emergevano in maniera molto netta.
Come speravo, Gillen resolve questa cosa abbastanza presto, dando a ogni personaggio alcune pagine da raccontare in modo da poterli delineare un po' più appieno. Teon ha solo una pagina, ma servono solo un paio di didascalie per arrivare al punto. Laurie è la diligente studentessa del ceto medio strappata dalla sua area di conforto; Gabriel sta tentando di restare su anche se ha la brutta sensazione che i suoi poteri abbiano pessimi effetti collaterali; Idie è un po' come Rahne Sinclair nelle sue prime apparizioni, e Hope... be', Hope è impegnata a crescere nel suo ruolo di messia e a dire a tutti quello che devono fare, quindi è l'unico personaggio a non avere un proprio monologo, cosa che di certo non è una coincidenza. (Anche Kenji ne ha uno, e lui è il cattivo.)
Fin qui, il grosso problema di Hope è stato l'abisso tra la sua personalità da "ragazzina" generica e la sua teorica enorme importanza per la trama. Negli ultimi mesi, altri scrittori sembrano aver tentato di portare la cosa a loro vantaggio elaborando l'idea che Hope si senta schiacciata dalle aspettative che gli altri hanno per lei, e costruendo su questo.
Gillen qui sembra prendere una direzione diversa, con Hope come un soldato che ha appena scoperto la sua missione – un'idea interessante, dato che suggerisce che lei veda il resto del gruppo come qualcosa che dà significato alla sua vita, e potrebbe non essere del tutto aperta ad altre interpretazioni. Non posso dire che assomigli alle altre versioni del personaggio, ma ci vedo del potenziale.
Riguardo la storia, è piuttosto lineare, del tipo “gli eroi investigano su qualcosa e tutto va per il verso sbagliato", ma va bene, perché viene usata come sfondo per introdurre i personaggi – e i personaggi sembrano abbastanza interessanti finora. Ci sono dei problemi: alcuni dei monologhi sembrano fare degli sforzi per agganciarsi al tema della "luce", e non posso fare a meno di pensare che nessuno dei personaggi sembri esprimere anche la minima preoccupazione per Teon, che di certo dovrebbero trattare come qualcuno che abbia un grande bisogno di un serio aiuto psichiatrico. E per essere sincere, non mi è ancora del tutto chiaro quali siano davvero i poteri di Laurie e Teon.
Comunque, ci sono molte idee interessanti, e i disegni di Salvador Espin mantengono uno standard piuttosto alto (anche se il suo Wolverine mi sembra un po' approssimativo).
Un avvio promettente.

Generation Hope # 2
Be-e-e-ene... è un secondo numero in cui tutti combattono contro Kenji, e sembra che stia portando a un terzo numero in cui tutti combattono contro fighting Kenji, e già.
Il lato positivo: i disegni/dialoghi emo splendidamente pretenziosi di Kenji sono piuttosto divertenti. Ci sono alcuni momenti adorabili con Gabriel e un gradevole scambio di battute con Tenon.
E i disegni sono splendidi; anche se Salvador Espin sembra ancora non essere molto a suo agio con Wolverine, sta facendo un lavoro adorabile con lo strano tumore/meccanismo di Kenji e sta ottenendo risultati piuttosto validi. Visivamente, la scena “Hope fa uno sguardo” è gestita in modo efficace.
Ma il rovescio della medaglia... è essenzialmente una lunga scena di lotta più che una storia, e un ache vede principali protagonisti Hope e Kenji con tre degli X-Men come guest star. Gli altri quattro personaggi vengono praticamente relegati ai margini, tolte alcune pagine nel mezzo, e per quel che mi riguarda è un errore – di sicuro nei numeri di apertura in cui si stanno ancora definendo i personaggi.
Non capisco davvero perché ci siano gli X-Men in questo albo, per essere onesti. Tradizionalmente, questo è il punto in cui si va su “oh no, gli X-Men non posso farcela/sono stati tutti battuti, ora tocca alle reclite salvare la situazione”, o qualcosa di questo genere comunque.
Un po' un cliché, ovviamente, ma almeno mantiene il cast regolare in primo piano.
Questo numero lo relega ai margini, che sembra un po' essere uno spreco. Presumibilmente avranno un ruolo maggiore il mese prossimo, ma non posso fare a meno di pensare che sarebbe stato più efficace se fossimo arrivati a quel punto nel numero 2.

Namor: The First Mutant # 2
Non che io pensi di comprare questa serie, capitemi. Per quante etichette ci si possano attaccare sopra, Namor non è un albo X. Ma fa parte del crossover “Curse of the Mutants”, per cui l'ho ordinate comunque. E dopo aver scorso il primo numero, è semplicemente giusto dire che è migliore. Tolto di mezzo l'effettivo collegamento con “Curse of the Mutants”, Stuart Moore e Ariel Olivetti si spostano sulla storia che vogliono davvero raccontare, che riguarda Nuova Atlantide che va in guerra contro una tribù di vampiri subacquei. Qualcosa che sembrava un buco nella trama dello scoprso numero si scopre essere stato volute, e c'è un tentativo di costruire un'idea della società di Atlantide.
Una scena con un eccentrico narratore geriatrico che racconta storie dell'infanzia di Namor è davvero buona.
Ma ci sono ancora dei problemi.
Namor dice di aver ucciso il capo dei vampire perché “pensavo che avrebbe interrotto l'attacco degli Aqueos’ contro di noi e le nostre colonie” – ma non hanno impiegato la maggior parte dello scorso numero a dirci che stava infrangendo un trattato di pace? (Di sicuro è quello che pensa la pagina di riepilogo.) La scena di apertura ha un'idea interessante sul fatto che gli atlantidei usino la loro Atlantide al largo di San Francisco per separarsi dal loro passato culturale, ma si sviluppa come una maldestra scena di "arrivo in America".
E il lavoro di Olivetti resta altalenante, privo della grazia che mi aspetto in una storia di Namor.
Comunque, migliore del primo numero.

Namor: The First Mutant # 3
Un altro tie-in di “Curse of the Mutants”, anche se ha più o meno abbandonato quella storia a favore di una più o meno slegata guerra tra atlantidei e vampire subacquei. Tra parentesi, alla pagina di riepilogo avrebbe fatto bene un correttore di bozze.
Non sono è scritto male per due volte il nome “Aqueos”, c'è Namor che siede su un “thrown” ("lanciato", anziché "throne": "trono", NdT). Comunque, Namor guida la sua banda di guerrieri nella città dei vampire per eseguire l'arbitrario rituale che li distruggerà tutti.
Sapete come sono queste cose: c'è un flashback verso l'inizio del numero, disegnato da un disegnatore tappabuchi, Fernando Blanco, e temo che serva solo a enfatizzare la pesantezza del resto dell'albo. Blanco almeno cerca di ottenere un senso di immersion, e le sue pagine si ricordano di includere un po' di sfondo; per la maggior parte di quel che resta torniamo a figure gonfie che fluttuano nello spazio, a volte nuotando a volte semplicemente decidendo di star lì senza nessuna ragione.
I disegni sono un grosso problema di quest'albo per me. Riguardo la storia – sta assieme in maniera adeguata, ma spesso sembra forzata quando dei requisiti magici a caso dettano la trama, e se non riuscite a immaginare come Namor aggirerà la necessità di "sangue di un re", non state davvero impegnandovi abbastanza.

Namor: The First Mutant # 4
Parte conclusiva di “Royal Blood”, la trama di apertura che concettualmente è anche un tie-in con “Curse of the Mutants”. In effetti, a parte un pochino di meccanica della trama riguardo il recupero della testa di Dracula nel numero 1, non ha niente a che fare con quella storia.
La storia che Stuart Moore vuole davvero raccontare riguarda Namor che, durante la Ricerca Casuale X, disturba un gruppo di vampire subacquei e infrange il longevo trattato di pace tra loro e Atlantide. E questo porta Namor a iniziare una nuova ricerca in cui deve eseguire l'obbligatorio rituale per liberarsi nuovamente dei vampiri.
I numeri precedenti avevano disegni raffazzonati di Ariel Olivetti, ma apparentemente questo non è il tipo di albo che aspetta l'arrivo del disegnatore regolare, visto che lo scorso mese c'erano parecchie pagine di un disegnatore ospite e ora l'intero albo è disegnato da Andres Guinaldo. Lo stile è piuttosto generico – è un lavoro da tappabuchi dopo tutto – ma ad essere onesti lo sceglierei comunque al posto di quello di Olivetti, che troppo spesso sembra rigido e senza alcuna vera sensazione di fluttuare sott'acqua. I personaggi di Guinaldo se non altro sembra che nuotino la maggior parte del tempo. Dopo tutto, se ti prendi la briga di realizzare un'intera serie ambientata sott'acqua, tanto vale rendere la cosa anche visivamente.
In questo numero ci sono alcune idee potenzialmente interessanti.
I vampire sono guidati da uno dei non troppo distanti predecessori di Namor quale re di Atlantide, che è terribilmente deluso dalle prestazioni del suo discendente come re. In un qualche punto della storia pare si debba supporre che questo si traduce in Namor che si libera simbolicamente dal passato e dichiara una nuova direzione per Atlantide – ma questo non emerge in maniera molto chiara, dato che non è esattamente chiaro cosa abbia intenzione di fare a rappresentazione di questo distacco dal passato.
C'è anche una sottotrama carina riguardo un soldato che cerca di salvare suo fratello, già vampirizzato, ma d'altra parte la trama è prosaica (un rituale che a si adatta casualmente agli elementi della trama con in più un ruolo cacciato dentro a forza per il misconosciuto personaggio X Loa) e l'insieme è piuttosto mediocre. È migliorato in modo significativo dal primo numero, che era davvero piuttosto scarso, ma alla fine la serie resta priva di ispirazione.

New Mutants (Vol. III) # 19
La copertina dichiara che questa è la conclusione di “Fall of the New Mutants”, ma nessuno sembra averlo detto alla trama, che procede spedita verso un finale in sospeso.
Dopo il grande combattimento dell'ultimo numero con la squadra mutante del Progetto Purgatorio, questo è principalmente un numero in cui i nostri eroi sono prigionieri stuzzicati dai cattivi. Fortunatamente si tratta per lo più di scene ben scritte che fungono anche da possibilità di sviluppare i personaggi delle squadre opposte. Magik ha la possibilità di incupirsi in modo spettacolare, mentre Sam e Dani hanno una scena enormemente melodrammatica che è talmente sopra le righe da funzionare in modo gradevole. Il tipico membro gentile della squadra del Purgatorio, che vuole solo vedere come vanno le cose, ha delle belle scene basate sull'idea che anche il resto del gruppo non abbia molto tempo per lui, e c'è una routine ben gestita con Karma che ha un contatto psichico col il membro del Purgatorio che non può vedere, sentire o parlare (anche se, pensandoci, è un peccato che il design del personaggio abbia lasciato intatte le sue orecchie, perché offusca un po' il concetto).
Buoni anche i disegni di Leonard Kirk, in un numero che sembra a volte dovere qualcosa ad Adam Kubert.
Il punto qui, suppongo, è il ritmo.
La trama riguarda i soldati del Purgatorio che cercano di evocare un coso magico che non capiscono veramente ma che sembra terrorizzare a morte i demoni locali, per cui deve essere incredibile. Questa storia ha fatto progressi piuttosto lenti negli ultimi due numeri, forse perché Zeb Wells è chiaramente più interessato a scrivere forti scene incentrate sui personaggi che a far fare loro un qualunque progresso verso la soluzione. Dato che questa è la miglior caratteristica dell'albo, non ci si può lamentare molto in merito, ma la storia principale è un po' lenta, e molto di quello che accade qui non sembra contribuirvi in un modo o nell'altro.
Una trama definita in modo più forte e chiaro sarebbe un di più, ma resta una buona serie.

New Mutants Forever # 3 (of 6)
Abbiamo raggiungo la metà di questa miniserie, e non sta davvero funzionando.
Per essere onesti, ci sono dei momenti in cui sembra che Claremont ricatturi il modo in cui scriveva i Nuovi Mutanti nei primi anni della loro testata, e questo è presumibilmente ciò che dovrebbe interessare i lettori in questa serie. Costruire la serie attorno a Nova Roma, un concetto che non ha mai davvero funzionato tanto per cominciare, è meno intrigante, anche se si può capire perché Claremont lo stia facendo, dato che era una importante trama rimasta in sospeso dalla sua gestione originale.
Ma usare il Teschio Rosso, che non ha alcun particolare collegamento con questi personaggi, e che si sta comportando come un cattivo generico?
Questo per me non va.
Posso solo presumere che Claremont vada verso il “nazisti nascosti nella jungle sudamericana”, ma questa cosa è morta da decenni.

New Mutants Forever # 4 (of 6)
Se vi state chiedendo cosa abbia a che fare la copertina di Art Adams con la storia – be', assolutamente niente.
È il penultimo numero della miniserie, e a questo punto devo dire che per me non funziona.
Nova Roma non è mai stato un concetto di particolare successo la prima volta che è stato usato, e anche se aveva un certo senso tornarci dato che era una vera trama in sospeso, Claremont non sta davvero riferendosi alle trame che la riguardavano. Piuttosto, abbiamo una storia davvero sciocca con il Teschio Rosso, che non era un nemico dei Nuovi Mutanti, il cui ruolo in questa serie potrebbe essere educatamente descritto come monodimensionale.
E vediamo Claremont riutilizzare ancora una volta i suoi temi preferiti del controllo della mente e della modificazione del corpo, entrambi sfruttati fino all'osso a questo punto. Anche la sceneggiatura ha delle cadute di stile straordinarie. (“Ovviamente, se dovessi indulgervi, ci sarebbero ovviamente delle conseguenze.”) C'è un'idea in qualche modo interessante su Selene come vera eroina per la gente di Nova Roma, ma dato che la storia non si riconcilia mai davvero col suo comportamento altrove, suona falsa.
I disegnatori Al Rio e Bob McLeod in effetti realizzano un Warlock decente, qualcosa con cui molti disegnatori litigano, ma comprensibilmente faticano quando gli viene chiesto di disegnare teschi con delle espressioni per metà dell'albo – i grandi occhioni tristi di Cypher sembrano ridicoli quando dovrebbero essere malinconici, ma è difficile immaginare come quelle scene potrebbero mai funzionare.

New Mutants Forever # 5 (of 6)
Parte finale della miniserie, che non ha davvero tenuto fede alle aspettative.
X-Men Forever ha spesso funzionato come un piacere proibito, ma New Mutants Forever sembra una falsa partenza a confront. In teoria, ha senso che Chris Claremont realizzi una serie riprendendo dal punto in cui aveva lasciato i Nuovi Mutanti, che aveva più o meno abbandonato a metà percorso, e ha senso che riprenda Nova Roma, che non è mai stata un'idea particolarmente di successo ma se non altro era una grossa trama in sospeso di quel periodo. Ma quello che ha in effetti fatto è una battaglia per il controllo di Nova Roma tra un'improvvisamente nobile Selene e un Teschio Rosso inspiegabilmente fuori posto, che non sembra avere nessuna ragione valida per esserci. In effetti, l'idea di base di Selene come eroina per la gente di Nova Roma, essendosi presa cura di loro per tutti questi anni, ha del potenziale, ma a un certo punto l'albo la accoglie a braccia aperte come eroina patriottica e non si riconcilia mai con il fatto che sia partita come criminale. Il Teschio non ha nessun collegamento con gli altri personaggi, e finisce per essere un mezzo con cui Claremont introduce il suo vecchio amore, il controllo mentale. E una sottotrama con Cypher che viene trasformato dal Teschio si risolve accidentalmente nelle ultime pagine in un bizzarro anticlimax. (Mi stavo immaginando che il risultato potesse essere la fusione permanente di Warlock e Cypher, che almeno avrebbe concluso una vecchia sottotrama... ma no, viene semplicemente annullato tutto).
Tutto piuttosto piatto e deludente.

Scarlet # 3 (of 4)
In cui Scarlet porta la sua “guerra contro la corruzione” alla polizia... in modo non troppo sottile. In questo albo molto dipende da quanto si è disposti a prenderlo così com'è. Se lo si fa, ci sono molti problemi – un personaggio principale con una bizzarra crociata, che apparentemente non ha amici propri a cui rivolgersi e opta invece per il migliore amico del suo defunto ex fidanzato. L'altra interpretazione, ovviamente, è che Scarlet sia folle e in qualche momento nel future verrà giocata la carta del narratore non affidabile. Io continuo a pensare che si tratti di questo, e perciò do a Bendis il beneficio del dubbio sul fatto che le cose che non hanno alcun senso non dovessero davvero averne.
I disegni di Alex Maleev sono, per lo più, materiale che prende visivamente – anche se ci sono un paio di esterni in cui il materiale usato come fonte traspare malamente – le pagine cinque e sei danno la sfortunata impressione di essere un fotoromanzo degli anni ottanta passato attraverso un filtro di Photoshop, ma è un errore momentaneo. Un albo interessante – e la trama avanza seriamente in questo numero – ma è ancora difficile capire se stiamo leggendo una storia ben progettata o un disastro in attesa di verificarsi.

Uncanny X-Force # 1
Come molte persone ho roteato gli occhi vedendo che la Marvel stava rilanciando X-Force con un nuovo numero uno e un aggettivo che confonde senza un buon motivo.
Comunque... il fumetto vero e proprio, di Rick Remender e Jerome Opena, è decisamente un passo avanti rispetto all'incarnazione precedente. Laddove il precedente volume aveva una sovrabbondanza di artigli e cadaveri e si prendeva disperatamente sul serio, questo albo è in effetti un po' più sorridente, anche se tutto è colorato di blu e grigio.
La nuova X-Force è il gruppo teoricamente segreto di Wolverine progettato per fare le cose che gli X-Men non potrebbero prendere in considerazione nell'Era degli Eroi – una premessa problematica perché è difficile immaginare qualcosa che possa davvero sconvolgere Scott ed Emma a questo punto, di certo non il genere di indagini che il gruppo ha eletto a sua priorità principale. Anche se Remender ha riempito il gruppo con una miscela di vagamente problematici (Wolverine, Arcangelo, Psylocke) e mercenari (Deadpool e Fantomex), tutti questi personaggi hanno un senso della prospettiva e dell'umorismo, quindi al posto di un altra scarica di intensi massacri, quello che abbiamo è un albo di supereroi energico e gradevole, anche se più violento della media.
Cosa forse più degna di nota è che l'albo ha una dinamica di gruppo, qualcosa che manda dagli X-Men veri e propri da anni, grazie al suo cast eterogeneo. Se questo è qualcosa che vi manca negli X-Men – be', probabilmente quest'albo vi piacerà.

Uncanny X-Force # 2
Ragazzi, Jerome Opena sta davvero facendo disegni splendidi in questo albo: questa è la prima cosa che salta all'occhio leggendo X-Force; sono pagine nette e pulite che evitano i the cliché delle ombre cupe in favore di un sano divertimento con le sequenze di azione, e lasciano che la tavolozza spenta di Dean White contribuisca all'atmosfera.
Anche se tecnicamente il nemico è Apocalisse, si è reincarnate in un ragazzino che viene allevato dai suoi entusiasti cultisti, e sia Opena sia lo scrittore Rick Remender stanno procedendo gradevolmente nell'assurdità che ne deriva – scene di Apocalisse Jr che apprende la sua stessa filosofia da una benintenzionata preside psicopatica e un nuovo gruppo di sgherri con interpretazioni meno letterali del tema "Cavalieri di Apocalisse" che dà loro un qualcosa di onirico e vagamente surreale.
Per quel che riguarda i personaggi titolari, be', hanno un paio di belle scene all'inizio, che avviano alcune sottotrame interne al gruppo, ma questa storia serve più a presentare il ritorno di Apocalisse. Con Remender, X-Force è ancora l'albo X "oscuro" in cui il gruppo si getta sui nemici, ma temperato da una vena di autoconsapevolezza (come il bizzarro quartier generale in stile Silver Age del gruppo, completo di stanza dei trofei) che lo rende molto più leggibile della precedente, alquanto monotona, incarnazione.

Uncanny X-Force # 3
È un numero di battaglie, ma per cos'altro comprate X-Force? La storia in effetti si apre con alcune vignette di una pagina che contengono la storia delle origini dei nuovi Cavalieri di Apocalisse, e sono piuttosto efficaci. Sono brevi, ma c'è abbastanza per delineare una storia per ogni personaggio e renderlo più che un tizio qualunque da far combattere a X-Force. Curiosamente, si tratta anche in apparenza di mutanti mai visti prima, quindi sembra che la Marvel stia ritrattando l'editto del "nessun nuovo personaggio mutante” – forse non la più intelligente delle mosse quando ancora stanno tentando di far passare i Five Lights per personaggi importanti, ma staremo a vedere.
Quello che segue è essenzialmente un tradizionale numero di combattimenti in cui all'inizio i cattivi hanno la meglio ma poi i buoni capiscono e ribaltano la situazione. Perfettamente funzionale da questo punto di vista, ma ravvivato dal fatto che Remender riesce a far emergere i nuovi Cavalieri come promettenti avversari, e usa questa storia per costruirli come personaggi.
I disegni di Jerome Opena danno ai personaggi un aspetto teatrale che funziona piacevolmente, anche se non sembra essere così a suo agio con i segmenti comici di Deadpool. Nel complesso, comunque, piuttosto buono – avrei preferito veder progredire un po' di più la storia, ma l'albo viene fatto con abbastanza stile da accettarlo com'è.

Uncanny X-Men # 528
“The Five Lights” continua, e questa volta viene introdotta una ragazza con poteri di fuoco e ghiaccio in Nigeria. Questo è un arco narrativo molto episodico – l'elemento di unione è in effetti la sottotrama di Emma Frost che cerca di capire come liberarsi di Sebastian Shaw – e, ragazzi, non sarebbe bello se la pagina di riepilogo ci rammentasse perché ha bisogno di liberarsene? Perché io di sicuro faccio fatica a ricordarlo.
Qualcosa riguardo il fatto che Namor pensa che lei l'abbia già ucciso? Credo?
Non ricordo perché... Comunque, mi piacciono le scene con Emma e Kitty in questo numero – c'è un grande rapporto tra queste due che Fraction scrive piuttosto bene.
L'introduzione dei personaggi di “five lights” non sta davvero funzionando per me, perché non riusciamo davvero a conoscerli come personaggi. Il problema, penso, è che visto che li incontriamo in uno stato di totale panico, non c'è spazio perché emerga molto altro. Sono sicuro che dopo che si saranno calmati un po' vedremo qualcosa di più di loro (e sembra che Idie stia venendo preparata per un ruolo in stile Wolfsbane nel nuovo gruppo), ma per il momento a distinguere i personaggi è più che altro il colore locale.
Riguardo i disegni, anche se preferirei allegramente Whilce Portacio a Greg Land, il cui lavoro sembra non essere stato toccata da mani umane, devo ammettere che ci sono dei problemi qui. Portacio realizza le scene in Nigeria abbastanza bene, forse perché l'ambientazione cattura il suo interesse, ma da qui in poi andiamo in una scena con Bobby Drake e Kate Kildare che è poco meno che orribile – la vignetta di apertura fa sembrare Bobby Charlie Chaplin, e il resto della scena in qualche modo riesce a svolgersi in una stanza completamente bianca ad eccezione di un unico elemento che probabilmente era menzionato nella sceneggiatura.
È una scena davvero brutta, e il numero nell'insieme è irregolare in maniera frustrante.

Uncanny X-Men # 530
Prima parte di “Quarantena”.
Riuscite a immaginare la trama? Be', per essere onesti l'aggancio della vicenda viene stabilito nelle prime pagine, quindi ciò che conta è dove si va da lì in poi. C'è un ceppo modificato di influenza che si aggira su Utopia – quello creato dalla Sublime Corporation qualche numero fa – per cui l'isola è in quarantena, il che significa anche che i mutanti che al momento non vi si trovano non possono tornarci.
Questo include Emma, Kitty e Fantomex (che erano fuori a sbarazzarsi di Sebastian Shaw nella sottotrama dell'ultimo numero), nonché Dazzler e Northstar (quindi è per questo che ci sono state quelle scene di una sola pagina apparentemente gratuite con loro che combattevano nemici a caso a San Francisco). E allo stesso tempo l'Uomo Collettivo sta traslocando nella Chinatown di San Francisco, ma Wolverine non è disponibile per fare qualcosa in merito visto che è bloccato sull'isola. Oh, e il gruppo di Sublime ha dei piani personali.
C'è molto che accade, in effetti.
È un numero di Greg Land, ma per essere onesti non c'è nulla di particolarmente opinabile nel suo lavoro qui. A volte è un po' piatto: non ha varietà quando si tratta di donne, ed ha una sola espressione per i personaggi sullo sfondo (il sorriso ebete), ma nel complesso è uno dei suoi numeri migliori. Un problema più grande è se l'albo abbia adeguatamente definite alcuni degli elementi della trama necessari a narrare la storia che chiaramente Fraction ha in mente.
Qualcuno sembra aver suggerito in ritardo che potrebbe essere carino spiegare la sottotrama di Sebastian Shaw, visto che il numero si apre con due pagine di spiegazioni. Allo stesso tempo, la trama presume che i lettori sappiano che Wolverine ha una posizione di autorità nella Chinatown di San Francisco – qualcosa che deriva dalla miniserie Wolverine: Manifest Destiny di quasi due anni fa e che non è stato granché preso in considerazione da allora, e di certo non è venuto fuori in questo albo.
E, cosa ancora più strana, la trama suppone che con gli X-Men bloccati a Utopia ci sia la necessità di assemblare un gruppo provvisorio "per rassicurare il pubblico e mantenere la legge e l'ordine.”
Gli X-Men stavano pattugliando San Francisco e mantenendo la legge e l'ordine? Da quando?
Per essere onesti, si potrebbe far notare che Fraction si stave preparando a questa storia con la sua scena di una pagina di Northstar/Dazzler un paio di numeri fa, ma non si può dire che fosse un elemento principale dell'albo.
Dopo tutto, l'attuale miniserie X-Men: Serve and Protect ha come base di partenza l'idea che Anole e Rockslide vadano fuori di pattuglia perché gli X-Men non fanno questo genere di cose – quindi se Uncanny X-Men stave tentando di indicarlo come parte dello status quo degli X-Men, pare che la cosa non l'abbiano notata neanche gli stessi scrittori ed editor della Marvel, figurarsi i lettori.
Comunque c'è del potenziale, e di certo è partito in quarta per quel che riguarda la trama. Nel complesso ne sono abbastanza soddisfatto.

Uncanny X-Men # 531
Kieron Gillen sale sulla "barca" come nuovo co-scrittore della serie, nel mezzo della Saga “Quarantine” già in corso, con una storia che tiene in ballo ancora tutte le linee narrative preoccupandosi di dare sviluppo a numerosi elementi in un modo che, lo si deve ammettere, sembra ben strutturato.
Letto mese per mese, Uncanny X-Men può troppo spesso apparire come un'accozzaglia di idee scoordinate tra di loro, ma con questa storia c'è più il senso di uno sviluppo degli aspetti narrativi coordinato e con un senso.
La maggior parte degòi X-Men sono ancora in quarantena su Utopia, in attesa di passare attraverso l'epidemia. Non sono così sicuro che sia reso in modo così drammatico come la natura dellastoria meriterebbe: la natura della storia si muove attorno Kavita Rao che sta nel laboratorio e parla dei suoi esperimenti.
A dispetto del titolo dell'episodio, però, ciò non è il vero nucleo dell'arco narrativo e sembra più come un espediente narativo per tneere la gran parte del team fuori dalla circolazione e permettere ad un cast più piccolo di gestire il vero pericolo narrativo, che è rappresentato dal correre dietro un gruppo di tizi potenziati dalla Sublime Corp in modo da apparire come un nuovo team di X-Men; non sono criminali, ma solo tizi assolutamente esaltati da quello che gli è stato "donato". In Chinatown, L'Uomo Collettivo sta cercando di prendere il controllo della criminalità organizzata, ed in una sottotrama alla finedelle 22 pagine, Emma Frost è ancora lì a decidere sul cosa farne di Sebastian Shaw, solo per permettere a Fantomex di prendere alal sua maniera in mano tutto senza troppo pensarci su.
Ciò che in realtà manca in questa storia – e troppo spesso nell'attuale gestione della serie – sono delle caratterizzazioni sensate e ben definite. Certo, abbiamo un gruppo definito di X-Men, ma ben poco emerge su ciò che essi sono, se non poco più di nomi fantasiosi tirati fuori quasi come conigli da un cappello a cilindro e pressochè tutti con ilsolo carattere comune di essere monodimensionali. L'Uomo Collettivo, poi, è un personaggio in giro da decenni e solo orasembra avere scoperto l'importanzae le potenzialità del Crimine organizzato ... e solo perchè .....
I disegni legnosi di Greg Land non aiutano, assieme ai suoi demenziali sorrisi dgrignanti.
Nonostante tutto, in una visione complessiva, sembra che comunque qualche buona idea ci sia: Mi piace l'idea della Sublime Corp. che vuole speculare e monetizzare sui mutanti, visti come una fonte di guadagno, soprattutto se vista parallelamente sempre con la trama del rischio dell'estinzione della Razza.
Un motore che ancora non lavora a pieno regime però .......


What If? Wolverine: Father
Uno degli speciali What If? di quest'anno, e la premessa qui è essenzialmente “Che sarebbe successo se Wolverine avesse allevato Daken?” Quindi il punto di divergenza è che invece di far arrivare Wolverine dopo che in città sono stati uccisi tutti, lui arriva un po' prima, comunque non salva sua moglie ma capisce che il bambino è vivo.
E da qui...
Il grosso problema che lo scrittore Rob Williams deve affrontare con questa storia è che si tratta di una domanda a cui forse sarebbe meglio non rispondere.
Se mai ci interessa qualcosa del rapporto tra Wolverine e Daken – e presumibilmente ce ne importa un pochino se stiamo leggendo questa miniserie, per cominciare – di sicuro è più drammaticamente interessante per il fatto che le cose avrebbero potuto andare diversamente. Ma l'attuale punto di vista ortodosso su Daken sembra essere che lui è del tutto impossibile da redimere – di certo Daniel Way e Marjorie Liu non sembrano più mostrarlo come particolarmente ambiguo – e questo non lascia molta flessibilità a questa storia.
Come sarebbe venuto su Daken se Wolverine lo avesse cresciuto? Be', più o meno esattamente come è ora.
Per essere onesti, Thomas non sta cercando di costruire su questo la sua storia: è più interessato a scrivere di Wolverine come padre, ed effettivamente è un lato del personaggio che (per ovvie ragioni) non si è mai visto. Quindi quello che fa Wolverine, pare, è andare a nascondersi nel mezzo del nulla e cercare di allevare Daken nella pace e nell'isolamento. Parte della storia è fatta piuttosto bene, e l'albo ha una buona presa sui personaggi; i dettagli, per lo più, sono ben gestiti: anche i disegni di Greg Tocchini sono piuttosto interessanti – uno stile molto libero e abbozzato a volte, ma con molta carica, e alcuni momenti drammatici ben realizzati.
La storia comunque non riesce davvero a superare il fatto che Daken sia un personaggio monodimensionale, e dato che tutto questo deriva da una storia di Wolverine: Origins story viene da chiedersi dove diavolo sia Romulus. Wolverine scompare semplicemente per anni, e colui che si suppone sia la mente manipolatrice dietro la sua intera vita lo lascia semplicemente stare?
Non funziona.
La strip di supporto è la seconda parte di “What if Venom Possessed Deadpool?” di Rick Remender e, err, Moll qualcosa, che si sta svolgendo lungo tutti gli speciali What If? di quest'anno.
Nonostante il titolo, è più che altro un esercizio di autoparodia dell'Universo Marvel, che fa riferimento a storie degli anni ottanta e novanta. Remender sbaglia in qualche modo verso la fine quando intraprende una deviazione per lagnarsi del fatto che alcune persone si sono lamentate per Franken-Castle (che secondo me era un'altra idea divertente, ma cielo, Remender qui ne viene fuori come un bambino lagnoso). Comunque, anche se non è tanto una storia quanto un intermezzo comico, ci sono delle buone battute.

Wolverine (Vol. IV) # 2
Seconda parte della storia “Wolverine Goes to Hell” (e ragazzi, vi sareste aspettati di vedere un titolo più d'effetto, considerando che è un crossover con Daken e X-23 – ma sto divagando): essenzialmente si tratta di Wolverine che viene tormentato da dei folli cattivi morti all'inferno mentre Satana tenta di spezzare il suo spirito, e in superficie Mystica raduna le truppe per cercare di risolvere le cose.
Non sono certo che questo sia quello che la gente cerca in una storia di Wolverine, ma Jason Aaron e Renato Guedes la gestiscono piuttosto bene, guardando il lato “Come se la cava adesso?” delle cose. Allo stesso tempo, sembra essere un'opportunità per Aaron di mettere assieme dei personaggi correlate a Wolverine, sia vivi sia morti, per eseguire una specie di esercizio di raccolta, quindi c'è la sensazione che da qui andrà avanti.
Una sottotrama con il corpo di Wolverine posseduto che insegue la sua figlia adottiva Amiko finisce per tracimare in una strip di supporto, in cui i disegni di Sanders sono forse un po' spigolosi, ma Aaron sembra avere idee interessanti per il personaggio. Amiko è un personaggio strano, dato che è stata sullo sfondo letteralmente per decenni senza che la sua storia andasse mai davvero da qualche parte, nonostante gli occasionali tentativi di spingerla nella direzione di essere importante.
Aaron sembra voler volgere questo torpore a suo vantaggio, scrivendo Amiko come qualcuno che ha la fastidiosa sensazione di dover essere più significativo di quanto in realtà sia. È bello vedere Aaron che cerca di lavorare non solo con Wolverine ma anche con lo spesso abbandonato cast di supporto che lo segue – un albo è più del suo solo personaggio principale, dopo tutto.

Wolverine (Vol. IV) # 3
Wolverine è ancora all'inferno, e il Diavolo sta cercando di spezzarne lo spirito, mentre sulla Terra il demone che possiede il suo corpo sta causando altri problemi, e la sua ragazza si è alleata con Mystica, Hellstorm e Ghost per riportarlo indietro.
Non dovrebbe essere necessario dire che tutto questo è terribilmente sciocco, ma fa parte del fascino delle storie di Jason Aaron sul personaggio – essere pronto a spingere le cose oltre il ridicolo mantenendo la faccia seria, e al tempo stesso col la capacità di mantenere in qualche modo la presa su un nucleo di dramma reale.
Questa è una storia che in apparenza non dovrebbe funzionare affatto, eppure in qualche modo Aaron sta riuscendo a farla passare.
La strip di supporto – che in realtà è un modo per portare Avanti una sottotrama senza interrompere l'azione principale – ha degli adorabili disegni di Michael Gaydos, e stabilisce la presenza di un gradevolmente melodrammatico nemico dietro tutto.

Wolverine (Vol. IV) # 4
Penultima parte dell'arco narrativo “Wolverine Goes To Hell”, che sta procedendo in maniera piuttosto piacevole.
All'Inferno, Wolverine continua a non cedere, e l'idea è che questo indebolisca il Diavolo abbastanza da renderlo vulnerabile. Pacchiano, ma più o meno mi piace l'idea – anche se l'effettiva scena di lotta tra i due è visivamente un po' confusa. In effetti non sono sicuro che mi piaccia il Satana di Renato Guedes, tanto per cominciare; ha scelto l'approccio mostruoso, e il personaggio risultante sembra piuttosto inadatto ai dialoghi di Jason Aaron. Intanto, nel mondo reale, il corpo posseduto da un demone di Wolverine combatte contro gli X-Men in una bella sequenza breve, anche se con strane idee su come funzionino i poteri di Colosso.
Aaron torna al suo tema della fede religiosa nelle pagine di apertura ma, in qualche modo con mio sollievo, non sembra voler trattare niente di tutto ciò come “Wolverine scopre Dio”: il suo viaggio all'Inferno gli ha dato "fede", ma di un genere del tutto negativo.
Quello che mi piace di questo numero, però, è che toglie di mezzo l'obbligatorio scontro con Satana e ci porta in territori alquanto più interessanti per il numero finale, usando il viaggio nell'aldilà come mezzo per riunire Wolverine con suo padre. Anche se tecnicamente lo abbiamo già visto prima, non è stato fatto molto con lui, ed è un piacevole esercizio riportare la storia su una scala umana dopo le assurdità dei numeri precedenti.
Oh sì, e c'è un'altra strip di supporto, questa volta disegnata da Jamie McKelvie, con i Mongrels che vanno a Madripoor per distruggere alcune delle proprietà di Wolverine. Dato che chiaramente questi tizi non combatteranno Wolverine nell'attuale arco narrative, presumibilmente Aaron li sta preparando come nemici per una trama futura. Sono un gruppetto assurdo, ma è quello il punto, e me li vedo come buoni contraltari per Wolverine nelle storie vagamente folli di Aaron.

Wolverine: The Best There Is # 1
Ho già scritto in passato di quanto siano andate male le cose l'ultima volta che hanno provato a rilanciare gli albi di Wolverine.
Wolverine è diventato Dark Wolverine, e i lettori si sono dispersi; Wolverine stesso è stato mandato nella nuova testata Wolverine: Weapon X, e i lettori non l'anno seguito. Un enorme disastro, quindi è comprensibile che stiano azzerando tutto di nuovo per cercare di invertire il processo.
Quello che è più opinabile è la decisione di espandere la linea nello stesso tempo.
Technicamente, è X-23 il nuovo albo – Wolverine: The Best There Is è il sostituto della serie Wolverine: Origins di Daniel Way, ma quando si ha un'etichetta fragile che necessita di riparazione, l'espansione sembra una follia. Questa intera testata ha il distinto aspetto di qualcosa che esiste solo come disperato tentativo di raggiungere gli obiettivi di fatturato.
Niente di tutto ciò è necessariamente fatale, dopo tutto, Thor: The Mighty Avenger è stato similmente concepito in uno spirito di folle sovraespansione, ed è stato buono.
Wolverine: The Best There Is non lo è, cosa che un po' sorprende, in effetti, perché sulla carta gli autori sembrano essere una scelta ragionevole.
Charlie Huston è uno scrittore decente, e il suo retroterra di gialli/pulp sembra adatto al personaggio. Juan Jose Ryp ha lavorato alla Avatar per anni, e avrebbe dovuto passare ai grossi Calibri già da tempo. Il sovraccarico di dettagli può distrarre dalle sue scene, e c'è qualcosa di un po' maldestro nel suo Wolverine, ma si suoi disegni di partenza sono probabilmente la cosa più bella del numero, e gli anni alla Avatar di certo affermano che è un grande nel disegnare scene violente.
Ma, come primo numero, questo doveva fare due cose.
Doveva dire cosa rende questo albo di Wolverine diverso (qualunque cosa si possa dire di Wolverine: Origins, almeno aveva una risposta per questa domanda), e deve far partire una storia decente.
Non riesce a fare nessuna delle due.
Se c'è un punto di vista qui, è quello della testata ultraviolenta di Wolverine: ma non lo è, sul serio, è solo un po' più sanguinosa del normale. Oh, e imprecazioni – censurate da asterischi – una serie di sconosciuti criminali con poteri di guarigione suggerisce che ci dirigiamo verso un carico di grevi scene di rigenerazione nei prossimi numeri, e se l'idea è quella mi chiedo perché non farlo con Deadpool.
Semmai sembra un'idea nata per Wolverine Max e poi annacquata.
E la storia... è solo un macello.
Le prime otto pagine vengono spese per una vicenda in cui dei lunatici antimutanti che rapiscono Wolverine e lo mettono in una gabbia perché combatta contro Griz (il nemico del primo arco narrative di Slingers, che ci crediate o meno) – e niente di tutto ciò ha qualcosa a che fare con il resto del numero. Il massimo che posso immaginare è che sia l'equivalente della sequenza che precede la sigla dei film di James Bond, o quella parte di un fumetto dell'Uomo Ragno del 1983 in cui dimostrava i propri poteri picchiando uno scippatore in un vicolo. Solo che va avanti per un terzo dell'albo, che potrebbe andare bene se ci fosse un po' di inventive, ma è solo un cliché.
Quindi, uscito da qui, Wolverine si fa dare un passaggio fino a casa, e apparentemente per puro caso viene prelevato da una donna che poi si rivelerà essere collegata al nemico della storia: lei lo invita a una festa. Poi c'è una scena con Vic Slaughter (un nemico di Morbius degli anni novanta) che salva un tizio con poteri di guarigione da delle sabbie mobile e un boss fuori scena – il nemico di cui sopra – che collauda su di lui un qualche potere infettivo. Perché il suo volto resti fuori scena non lo so proprio, visto che viene svelato tre pagine dopo, e non è nessuno di cui si sia mai sentito parlare. Quindi, Wolverine va a questa festa, il cattivo lo tocca, lui impazzisce, c'è una sequenza del tutto incomprensibile in cui tutti stanno improvvisamente combattendo senza nessuna ragione, e poi Wolverine barcolla fuori in un vicolo, apparentemente cercando di pugnalarsi da solo nello stomaco coi suoi artigli (e il mio cuore è con Ryp, mentre cerca di rendere drammatica una posa tanto stupida).
È assolutamente frammentato, e anche se si può pensare che la trama vada a posto in capitolo successive, come primo numero è un po' come un incidente stradale. Ancora peggio è il fatto che l'albo non abbia alcun vero senso di identità. Si basa troppo sulla carta dell'estrema violenza, già tanto seccante in X-Force, mentre al tempo stesso è un albo che censura la parola "culo”.
Gli autori possono fare di meglio – il Moon Knight di Huston, anche se per nulla sottile, era in una categoria del tutto diversa – ed è sempre possibile che l'albo trovi il suo equilibrio, ma c'è davvero poco da raccomandare in questo primo numero.

X-Factor # 211
Torniamo alla trama di Las Vegas.
È principalmente un numero d'azione, col gruppo che combatte, be', vichinghi zombie a Las Vegas; c'è una sottotrama con Hela e Pip, ma sì, per lo più combattimenti.
Thor appare alla fine, e naturalmente i dialoghi sono buoni – è Peter David, dopo tutto – ma dato che siamo già al terzo mese di questa trama, mi sembra che avrebbe dovuto progredire un po' di più in questo numero.
Quello che c'è è buono, ma il ritmo potrebbe migliorare.

X-Factor # 212
Thor e X-Factor vanno ad affrontare Hela ad Asgard – segue scontro. Anche se, dato che si tratta di Peter David, non è solo una lunga scena di lotta per l'intero numero: c'è un mucchio di roba sul perché ci stanno andando e perché tutti sono tanto interessati a Pip il Troll tanto per iniziare. In realtà le motivazioni di Hela restano un po' oscure; Madrox suggerisce che stia solo inseguendo Thor, ma come lei stessa dice sarebbe una maniera estremamente complicata di farlo.
Non viene davvero presentata nessun'altra spiegazione: è un po' strano. Forse non abbiamo ancora finito con lei, ma in effetti, anche se Hela stesse solo servendo alla trama – il che sarebbe curioso, dato che è il principale avversario – David ha qualche altra buona ragione per usarla.
C'è la sottotrama della gravidanza di Rahne che ha ereditato da X-Force, e che coinvolge Asgard. C'è un'altra sottotrama sulla delusione di Theresa nei confronti di Dio, che fornisce un paio di bei moment, e c'è un'idea per qualcosa che ha a che fare con Darwin, un personaggio che ancora non ha proprio preso il volo neanche in questo albo, ma i cui poteri danno spazio a un interessante logica circolare in una storia che coinvolge una dea della morte. (Sembra che lui non ci sia più dal prossimo mese, a giudicare dalla copertina, quindi potrebbe trattarsi di dargli una grande scena perché la sua sparizione conti di più.) Sto mantenendo la mente aperta per questo albo; se è la fine della trama di Hela ci sono delle parti che sembrano non del tutto formate, ma X-Factor non funziona con gli stessi rigidi archi narrative degli altri albi X, quindi per quel che ne sappiamo Peter David potrebbe non aver ancora finito con il personaggio.

X-Men (Vol. II) # 4
“Curse of the Mutants”, parte quarta. In questo numero, Ciclope fa la sua scena da maschio alfa e gli X-Men combattono alcuni vampiri, e ora Wolverine è cattivo, e Dracula sembra essere sparito dalla faccia della Terra invece di portare Avanti la trama (anche se, per essere onesti, ci sono abbastanza personaggi a lamentarsene da far chiaramente capire che è una cosa voluta, anche se un po' strana).
Difficile sapere cosa dire, davvero. C'è una scena di lotta su un palco con una stupida rock band che è divertente.
Gischler scrive bene il Wolverine Malvagio, e ha una gestione abbastanza buona dei personaggi in generale, e torna a una delle idee che mi piacevano di questa storia – che i vampiri pensano di fare un favore ai mutanti perché essere vampiri è favoloso.
Comunque l'albo nell'insieme resta appena okay/decente. Non emerge dal resto, non sembra raccontare storie di grande peso per i personaggi, è solo un valido albo di supereroi che racconta delle storie in più degli X-Men. Dubito che questo sia sufficiente a sorreggerlo nell'attuale mercato, ma è comunque leggibile.

X-Men (Vol. II) # 5
E infine per questa settimana, “Curse of the Mutants” continua. In questo numero: combattimenti! Si tratta dei mutanti contro un esercito di vampiri, e, uh, sì, è il numero in cui i mutanti affrontano un esercito di vampiri.
Ma va bene, sono stati spesi quattro numeri per arrivare a questo punto, e questo numero toglie di torno il grande scontro in modo che il successivo possa occuparsi di Xarus. Il ritmo è buono per quel che vale e lo scontro in sé... be', ci sono dentro un paio di buone idee.
C'è un'adorabile scena fine a sé stessa dell'Uomo Ghiaccio che è forse la mia vignette preferita della settimana, e un buon uso del cast esteso degli X-Men con Ciclope che mette assieme un gruppo composto di sole persone che non possono essere morse.
D'altra parte, lo scontro in sé non sta davvero in piedi per me: dipende in qualche modo dal fatto che si accetti che l'attacco dei vampiri fallisce semplicemente perché perdono Wolverine,e con un intero esercito per parte è difficile credere che questo faccia molta differenza. Specie dato che gli atlantidei devono anche combattere il contingente sottomarino. Si scoraggiano facilmente, questi vampiri.
Comunque ci sono un paio di belle scene, e anche se la storia nel complesso è aria fritta, è ancora abbastanza leggibile.

X-Men (Vol. II) # 6
Con il capitolo finale della Saga “Curse of the Mutants”, si vede che la storia non è stata degna delle aspettative.
Molto probabilmente l'idea base è nata dai pubblicitari della Marvel che si sono resi conto di quanto tirino di questo tempo i Vampiri (Twilight ed annessi), per cui plausibilmente ... si sono adeguati nel tentativo di sfruttarne l'onda commerciale.
A dispetto del mio cinismo iniziale, Victor Gischler mi aveva brevemente interessato in questa storia con il One-Shot sulla Morte di Dracula, che aveva il carattere di Prologo. Quella storia aveva qualche idea interessante sui vampiri che guardavano agli X-Men come a spiriti affini ed aveva impostato delle linee narrative interessanti relative ai giochi politici dietro ai vampiri.
A dispetto di tutto ciò, dopo 6 episodi, questa toria non è giunta a niente ed il finale è stato proprio spompato e fiacco.
La minaccia dietro lastoria avrebbe dovuta esse l'orda di vampiri che invadeva S.Francisco sovrastando gli X-Men per il loro numero. Il risultato? Perdono ... ed è onestamente ben difficile credere che ciò sia dovuto al tortuoso piano di Scott (una sottotrama tra l'altro totalmente trascurata in questo episodio): il peggio però è che dopo tutti questi mesi di costruzionedella storia .... i vampiri vengono rivelati come ... in fondo non fossero così malvagi o capaci come si faceva credere ... e Dracula, che avrebbe dovuto essere uno dei pilastri della storia, non ha avuto neanche una parte nello sonfiggere l'esercito dei vampiri, facendo apparrire gli X-Men come degli idioti per averlo resuscitato.
In questo episodio finale, Dracula insegue Xarus per reclamare il suo trono ... e da qua nascono le incongruenze maggiori. I primi capitoli avevano presentato Xarus come uno stratega efficentissimo ed intelligentissimo che aveva sconfitto tutti i suoi potenziali nemici e che avrebbe potuto guidare i vampiri a trionfi inaspettati. Invece nell'episodio precedente lancia in un attacco frontale tutte le sue forze, in gran sovrannumero, contro gli X-Men ... e perde! Che stratega! Per cui in questo episodio ci viene detto che Xarus (con effetto retroattivo) è solo un idiota che viene dimesso da Draculasenza troppi grandi sforzi davanti a tutti gli altri personaggi vampireschi che improvvisamente si dimenticano di tutte le sottotrame precedenti relative agli intrighi strategici tra le diverse fazioni, e stanno a guardare come dei bambocci. Per quanto riguarda Blade, sembra che il suo ruolo nelal storia era solo funzionare ad annunciare la presenza di una guest star riempitiva che non ha fatto altro che riempire un cast già esorbitante. Che senso ha metterlo dentro se poi non si sa cosa fargli fare??
Sì è vero, ci sono un paio di scene carine con Cyclops (probabilmente) che inganna Dracula, o Blade che tenta di consigliare gli X-Men di uccidere Jubilee, la cui trasformazione sembra essere lunica conseguenza concreta dello story-arc.
I disegni sono almeno piuttosto buoni: Paco Medina è un bravo disegnatore per supereroi e che in un paio di occasioni rende veramente bene. In passato avevo qualche problema con la tendenziale somiglianza di tutti i personaggi da lui disegnati tra di loro, ma ora il problema sembra superato.
Alla fin fine, al di là del tono generale e di qualche dettaglio piacevole, la storia si è rivelata debole e partorita in maniera confusa: una cavolata.

X-Men Forever (Vol. II) # 8
I Marauders contro gli X-Men e i Predoni Stellari, di nuovo. A metà della storia mi stavo chiedendo se Claremont avesse rovinato il suo finale a sorpresa nel numero scorso – riportando indietro Wolverine solo per rivelare che è un clone e ucciderlo immediatamente. Ma no, resterà in circolazione per un po', presumibilmente come uno degli sgherri svitati di Sinistro. Ci sono alcune cose strane nell'atteggiamento di Claremont riguardo i cloni (che importanza ha se li uccidi, e come cavolo fa Sabretooth ad annusare la differenza tra Wolverine e il suo clone?), ma comunque, l'ultimo paio di numeri sono stati una gradevole scena di lotta, e va bene in un albo come questo.

X-Men Forever (Vol. II) # 9
Principalmente un numero di Kitty Pryde, che prosegue la sottotrama ormai in corso da oltre un anno, con Kitty che diventa un'erede di Wolverine. Riesce anche ad andare in Giappone, dando così alla copertina la possibilità di usare la gag “Hello Kitty” che, incredibilmente, penso nessuno abbia fatto prima. (il riassunto del prossimo numero usa un riferimento giapponese più, “Battaglia senza onore e umanità”.) È tutto molto Claremont, ma è questo il succo dell'albo, no?
Il disegnatore ospite è Mike Grell, tra tanta gente, ed è molto altalenante – ci sono dei bei passaggi chiari di narrazione, ma anche pezzi decisamente maldestri – il layout di pagina 3, con dei Wolverine sovrapposti, non funziona affatto, e sembra disegnare la giovane Ororo con parecchi anni in più di quanti dovrebbe averne.

X-Men Forever (Vol. II) # 11
Stiamo andando verso il finale, forse un po' più presto del previsto, perciò Claremont torna alla sottotrama della Pantera Fantasma che aveva iniziato un po' di tempo fa. Sembrerebbe che dovremmo pensare che si tratti di T’Challa vivo dopo tutto, ma dato che non si è mai visto senza il costume sembra il caso di scommettere che stia arrivando un qualche colpo di scena alla fine. (Potrebbe Logan, immagino, cosa che chiuderebbe bene la storia.) A parte il pessimo nome di battaglia, Tempesta Perfetta è un buon nemico, come monarca del tutto irragionevole ancora convinta di essere la vera Tempesta, e c'è una sequenza di briefing/spiegazione ben fatta che sfrutta i punti di forza di Claremont.
Anche i disegni sono in forma, in effetti. Ovviamente è terribilmente melodrammatico, ma per la sua stessa natura, questo è un albo che può permetterselo in nome dell'autenticità del periodo. Il risultato può essere buono o cattivo, ma quando Claremont si concentra sulle trame che hanno del vero mistero – ora ha passato oltre un anno costruendo la sottotrama su quale sia la vera Tempesta, proprio come ai vecchi tempi – funziona.

X-Men Forever (Vol. II) # 12
Tutti vanno a Genosha, dove la Pantera Fantasma sta... be', parlando per strada e cercando di fare discorsi da Martin Luther King, immagino. Gli X-Men arrivano, le due Tempesta si scontrano e, ehi, tutti gli elementi della trama si riuniscono mentre l'albo si avvicina alla sua conclusione tra pochi numeri.
Non posso dire di essere eccitato all'idea di rivedere Genosha, che è sempre stata una pesante metafora per il Sudafrica dell'era dell'apartheid e non si traduce bene nel ventunesimo secolo. E ci sono parecchie obiezioni da muovere alla trama: perché le truppe del Wakanda sono così pronte ad accettare che la Pantera Fantasma sia correlate alla vera Pantera Nera quando potrebbe esserci chiunque dietro il costume? (È particolarmente imbarazzante considerate che altri personaggi sono appropriatamente scettici, facendo apparire i wakandiani stranamente ingenui); e se Havok è ancora un Magistrato in questa linea temporale, di certo non è mai tornato in America per unirsi a X-Factor – quindi perché indossa la loro uniforme? E ancora, e ancora... i fili della trama vengono riuniti bene, c'è una piacevole sensazione di andare verso una soluzione, e la pagina finale ha un colpo di scena inatteso ma efficace.
Indubbiamente ci sono dei difetti, ma è apprezzabile allo stesso tempo.

X-Men Forever (Vol. II) # 13
Un numero di pulsanti spiegazioni, con Claremont che spiega cosa sta accadendo con le tre Tempesta.
Essenzialmente, l'idea è che ci sia stato uno scambio durante il crossover “X-Tinction Agenda”: la Tempesta “cattiva” è un clone difettoso; la Tempesta bambina è la stessa che ha incontrato Gambit; e la Tempesta fatta di energia si è in qualche modo separate dalla bambina durante il crossover... e, grossomodo, questo è il numero che spiega da dove siano venute fuori le tre e come siano arrivate dove erano all'inizio di X-Men Forever.
Non è una storia particolarmente grandiose in sé, ma se avete aspettato oltre un anno per avere una spiegazione di cosa stesse accadendo – be', ecco la spiegazione, che si riallaccia piuttosto bene a tutto quello che è accaduto prima.
Alcuni dei disegni di Robert Atkins, che rievocano gli albi X dei tardi anni ottanta, sono anche piuttosto buoni. Non sono sicuro di cosa se ne facciano i lettori di una storia che si rifà così estesamente a piccoli dettagli di un crossover vecchio di vent'anni, ma per essere onesti Claremont li evidenzia in modo piuttosto chiaro, quindi non fa affidamento sulla memoria.
Le mie riserve sono sul fatto che tutto è piuttosto buono ma non sono certo che la storia sia altro che una chiara spiegazione: se cercate un qualche concetto del tipo "diverse sfaccettature della personalità di Tempesta”, be', non emerge davvero, ma ehi, Claremont ha costruito un mistero per oltre un anno ed è arrivato a una soluzione che lo conclude, quindi siamo giusti con lui.

X-Men Legacy # 240
Continua la storia “Figli della Cripta”. I disegni di Clay Mann in questa storia non sembrano essere all'altezza dei precedenti – forse le scadenze incombono, ma questo significa che la storia parte con una sequenza d'azione alquanto confusa. una splash page che svela la grande macchina dei Figli funziona piuttosto bene, ma nel complesso è un passo indietro. Anche il grande atto di sacrificio di Paras è un po' melodrammatico, ma c'è una svolta verso la fine che funziona meglio. Comunque non è il capitolo più forte di questa trama, che in genere è stata piuttosto buona.

X-Men Legacy # 242
Inizio di un nuovo arco narrativo, “Fables of the Reconstruction”, che sembra concentrarsi su Satiro e, uh, Karima Shapandar. Ve la ricordate? Apparentemente è ancora nel cast: io l'avevo praticamente dimenticata, per essere onesto, ma questo sembra essere il modus operandi di Mike Carey per quest'albo: prendere un personaggio che non interessa a nessun altro e dargli una trama.
Non la direzione più commerciale per l'albo – e l'idea di costruire attorno a Rogue sembra star cadendo in disuso, dato che il suo ruolo nella storia non è proprio enorme – ma dà a Carey la libertà di raccontare le proprie storie, e questo è un bene.
Questa riguarda gli X-Men che danno una mano a ricostruire San Francisco dopo l'attacco di Bastion; tutto viene raccontato in flashback ed è piuttosto chiaro che qualcosa di non molto bello sta per accadere a qualcuno, che si sospetta fortemente sia Satiro. Logicamente, suppongo, questa storia avrebbe dovuto avvenire subito dopo il crossover “Second Coming”, ma per essere onesto il viaggio in India per parecchi mesi è stato una piacevole interruzione, permettendoci di tornare a questa storia freschi e senza la sensazione che si tratti solo di un epilogo al crossover. È più una serie di scene del personaggio che portano a Qualcosa di Brutto che accade alla fine, ma Carey è bravo con questo tipo di scene, e sa come dare a elementi del cast di serie C e D la loro voce, qualcosa che difficilmente ottengono come membri della folla.
Il disegnatore Paul Davidson è un nome non familiare; a volte le espressioni più sottili non emergono del tutto, ma il suo è un lavoro pulito nel complesso, e buono nel dare una sensazione del luogo in cui ci si trova.
È troppo presto per dire molto di questa storia, ma c'è parecchio per i fan degli X-Men a cui piace vedere i personaggi secondari essere usati da scrittori che sanno come gestirli.

X-Men Legacy # 243
E' la seconda parte della storia “Fables of the Reconstruction”, una storia strana in due parti che sembra essere nulla più di un esercizio di stile per spostare i personaggi da una parte all'altra.
L'idea base è che. in sede di continuity, San Francisco si stia riicostruendo dagli effetti di un precedente crossover, e in un gesto di bontà (e non molto azzeccato, visto che incarica soggetti che non sembrano proprio quelli più adatti), Cyclops ha mandato un gruppo di mutanti in aiuto.
La prima parte era raccontata in flashback e rendeva chiaro come qualcosa stesse andando molto male e che l'Omega Sentinel stava per impazzire ed uccidere tutti di fronte al riemergere del suo programma originale.
In questo episodio, si rivela che effettivamente impazzisce, ma che anche viene brutalmente malmenata da Hellion, che non sembra molto farsi carico di quanto da lui fatto.
Posso solo pensare che sia un'altra chance per proseguire con la sottotrama di Hellion, che sembra essere una delle figire preminanti, così come emerge dai disegni promozionali, dell'imminente “Age of X” crossover.
Essendo uno dei pochi nuovi personaggi creati bene e ben caratterizzati nell'ultimo decennio, ed essendo uno dei buoni cui è concesso di cadere nel "peccato", è bello rivederlo in circolazione ed anche vedere che così si conferma che quanto dal ui fatto in "Second Coming" non era solo gratuita macelleria. Attenzione, è opportuno chiarire come l'introverso e violento personaggio che qui si legge ha ben poco dello stesso simpatico personaggio che Marjorie Liu ha scritto nel primo numero della serie di X-23 ... il che non è molto rassicurante se vogliamo guardare ad una visione pianificata e coerente del personaggio.
Per quanto riguarda la povera Omega Sentinel – un personaggio di secondo piano usato sporadicamente – ho il sospetto che sia stata selezionata per questo ruolo semplicemente per i lfatto di essere uno dei personaggi più spendibili in questo ruolo sull'Isola di Utopia.
Non sono sicuro di capire cosa voglia fare e dove voglia andare Carey: il modo con cui ha reso le premesse è guidato nel senso di dare enfasi alla posizionedegli X-Men e di criticare l'eccessivo e gratuito uso della violenza da parte di Hellion, la cui risposta infatti lascia perlessi, laddove dice di punto in bianco che Karima voleva uccidere tutti ed accusa Ciclope di essere un ipocrita con gli X-Men più giovani e di averli portati ad un certo punto per poi abbandonarli a loro stessi.
Forse c'è sotto molto altro e legato alll'approcio di Carey verso gli standard morali degli X-Men o forse la storia era semplicemente per dire che Helion ha esagerato con la violenza. E' interessante infatti vedere come questi non si difenda per le sue azioni, sulla base del fatto che sostiene come fosse stata Karima stessa (risvegliata nel suo programma originale) a chiedere di essere uccisa, anche se poi è lei che si è suicidata. Si penserebbe che Carey avesse foluto portare ciò, ma sembra che egli la gestisca semplicemente come uno strumento per celebrare la vittoria di Hellion o la sua frustrazione per attaccare Ciclope.
Carey in questi anni si è guadagnato abbastanza della mia fiducia per dargli il beneficio del dubbio in simili frangenti, per cui accetto l'idea che entrambe le versioni abbiano pari dignità.
“Fables of the Reconstruction” sembra essere stata concepita più come un mezzo per far avanzare delle sottotrame piuttosto che una storia coerente in sè.
Per quanto riguarda i disegni, il lavoro di Paul Davidson è buono e chiaro, ma le sue facce sono troppo sgradevoli ed uguali a loro: comparate Rogue ed Hellion nelle due ultime pagine.


X-Men vs Vampires # 1
Una serie antologica francamente confuse in cui a un gruppo di scrittori è stato chiesto di realizzare storie in cui membri degli X-Men combattono vampiri, e solo a un paio di questi sembra sia stato detto che dovevano collegarsi in qualche modo a “Curse of the Mutants”. “From Husk Till Dawn” di James Asmus e Tom Raneyis è una storia decisamente non ispirata di poche pagine in cui Husk sta cercando la prigioniera Jubilee, e combatte alcuni vampiri, ed è letteralmente tutto. Davvero, proprio orribile. La storia di Christopher Sequeira e Sana Takeda è migliore, con Dazzler che incontra un gruppo di vampiri, ma non ha davvero molto a che fare con il crossover, e anche prendendola come isolata non è niente più che un diversivo. Come probabilmente immaginerete, Peter David fa di meglio, in coppia con Mick Bertilorenzi in una storia su un vampiro che va a San Francisco per motivi suoi, anche se comunque non guadagna niente dal crossover e sarebbe una storia migliore se presa completamente a sé. Rob Williams e Doug Braithwaite seguono un'idea simile, con Magneto che incontra un vampire che conosceva da vivo. Buon concetto, non davvero sviluppato in una storia, ma sembra carino. E per arrotondare c'è una ristampa della prima metà di Uncanny X-Men 159, la storia X-Men/Dracula (la seconda metà sarà nel prossimo numero), in cui si può vedere Bill Sienkiewicz dei vecchi tempi. La storia di Peter David è degna di essere letta, ma come pacchetto è abbastanza piatto.

X-Men: To Serve and Protect # 1
Un'altra testata antologica, questa guidata da una serie di Rockslide & Anole di Chris Yost e Derec Donovan in cui la strana coppia decide di provare a fare davvero i supereroi e... be', andare in giro per San Francisco di notte sperando di incappare in qualche borsaiolo, essenzialmente. È un'idea semplice, ma c'è una buona alchimia tra i due, ed è bello veder fare qualcosa con Rockslide, un personaggio molto interessante che sembra essere entrato nel limbo con la chiusura di Young X-Men. L'esecuzione potrebbe essere più sottile ma, ehi, è Rockslide.
“Creature Comforts”, di James Asmus e Jon Buran, è una storia di otto pagine con Emma Frost che affronta il Mandrillo, che per me non significa un granché. Non mi è mai importato molto del Mandrillo, un criminale saldamente nella cartellina del “Ma a cosa stavano pensando?”, ma se lo si usa in modo serio suppongo che sia potenzialmente inquietante. Asmus lo tratta più o meno come un criminale comico usa e getta (scelta dubbia quando si parla di un personaggio che è essenzialmente uno stupratore) e sembra pensare di dire qualcosa a proposito dell'immagine del corpo e, ehm, no.
Brian Reed e Pepe Larraz consegnano una storia breve di Cypher che cerca di seguire l'interpretazione del personaggio data da Zeb Wells ma esasperano un po' troppo l'idea “tutto è un linguaggio” per i miei gusti; c'è qualcosa nell'idea che la città "parli" attraverso gli schemi del traffico e così via, ma la storia non la gestisce abbastanza bene da farla accettare.
Infine, Joshua Hale e James Harren ci offrono un'orgia di terribili accenti francesi quando Fantomex si scontra con Batroc il Saltatore – allegramente ridicolo, e funziona.
Positivo e negativo, dunque, che è la norma per queste antologie.

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