The X-Axis # 01/12, Reviews by Paul O'Brien

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The Lawyer
view post Posted on 23/1/2012, 15:13 by: The Lawyer

PontifeX MaXimus del Sacro Culto di Chris Claremont & Grant Morrison

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X-REVIEWS
THE X-AXIS
# 01 / 12

by Paul O' Brien
paulobrienis5



In Questo Numero:
- Astonishing X-Men (Vol. III) # 45
- Avengers: X-Sanction # 2 (of 3)
- Daken: Dark Wolverine # 19
- Uncanny X-Force # 19.1
- Uncanny X-Men (Vol. II) # 3
- Uncanny X-Men (Vol. II) # 4
- Wolverine # 300
- Wolverine and the X-Men # 4
- X-23 (Vol. II) # 20
- X-Club # 2 (of 3)
- X-Factor # 230
- X-Men (Vol. II) # 23
- X-Men: Legacy # 260
- X-Men: Legacy # 260.1



Astonishing X-Men (Vol. III) # 45
La strategia di pubblicazione della Marvel per il 2012 sembra includere principalmente il taglio di tutte le testate dalle basse vendite e la pubblicazione di fumetti extra delle etichette principali. Da qui l’ulteriore espansione della linea degli X-Men, che ora è arrivata a cinque testate regolari, molte delle quali in uscita due volte al mese. Questo ha un certo senso sul breve termine, ma porta anche a chiedersi cosa di preciso apparirà in tutti questi fumetti degli X-Men di quarta categoria, che non possono raccontare storie “importanti”, ma devono comunque evitare in qualche modo di apparire ridondanti.
X-Men Legacy risolve il problema concentrandosi su personaggi minori che non vengono usati nelle testate principali, e dando loro un posto al sole. X-Men cerca in qualche modo di risolverlo essendo un albo team-up, cosa che non funziona, ma almeno ci prova. E Astonishing X-Men... niente da fare, sto ancora cercando di capirlo.
Parlando in termini molto generali, suppongo che l’idea di Astonishing sia lasciare che gli autori fgacciano quello che vogliono, fintantoché è autoconclusivo. Quindi “Exalted” di Greg Pak e Mike McKone si scopre essere una storia in solitario di Ciclope in cui vengono buttati dentro dei mondi paralleli. Ciclope è stato rapito da un tizio chiamato il Salvatore che sta usando controparti degli X-Men provenienti da varie dimensioni come batterie per alimentare... be’, qualcosa. Forse la sua città, anche se non è molto chiaro. Cicloper aiuta altri prigionieri a fuggire e forma un gruppo di X-Men al volo per affrontare il Salvatore, con X-Men provenienti da diversi mondi.
In alter parole, è essenzialmente Exiles, il che va bene per quel che vale. Sono passati un paio d’anni dalla cancellazione di Exiles, per cui l’idea ha avuto modo di riposare per un po’. Anche così, l’idea di X-Men di mondi paralleli non è certo nuova. Ci sono un paio di buone idee qui – mi piace la versione della scuola per non combattenti di Nightcrawler che, invece di recuperare le sue armi come il resto del gruppo, riprende il suo cestino del pranzo. ED la splash page finale del Salvatore, anche se lascia interdetti, è abbastanza intrigante da funzionare come cliffhanger. D’altra parte, però, ci sono problemi di chiarezza: l’ultima parte della sequenza illusoria iniziale è qualcosa da cui è difficile trarre un senso, e non è affatto chiaro cosa debbano essere le cose appiccicate alla schiena di Wolverine finché l’ultimo dialogo non lo dice esplicitamente.
Immagino che l’idea sia di fare una storia in solitario di Ciclope, e giocare ironicamente sul suo ruolo di unificatore naturale di X-Men da diversi mondi quando non riesce neanche a tenere assieme i suoi stessi X-Men. Di sicuro è un’idea decente per metterlo sotto i riflettori a questo punto. Ma il risultato finale non mi prende davvero, per qualche ragione. Sembra più una grande idea che una storia del tutto sviluppata – ed è una grande idea in parte riciclata da Exiles. Ci sono abbastanza elementi intelligenti da renderla leggibile, ma in qualche modo non c’è del tutto.

Avengers: X-Sanction # 2 (of 3)
Il punto di Jeph Loeb è che è diventato uno scrittore che è terribilmente facile dannare con finte lodi. Negli ultimo anni, il suo nome è stato associate a fumetti talmente atroci che ormai può superare le aspettative semplicemente facendo qualcosa di intelligibile. Ed è semplicemente giusto riconoscere che, se le tue aspettative sono così basse, X-Sanction le supera comodamente. Ha senso, in un modo abbastanza generale. I personaggi hanno delle motivazioni passabilmente comprensibili. E alcuni dei flashback di Cable e Hope sono davvero ben scritti – mi piace la scena in cui lei si mette addosso dei pezzi di metallo nel tentativo di emulare la sua figura paterna.
Ma anche se X-Sanction non è di certo un disastro, non è neanche particolarmente buona. E anche se la trama non si è ancora del tutto sfaldata, di sicuro richiede una certa buona volontà da parte del lettore. Cable ha Saputo che, in futuro, apparentemente i Vendicatori uccideranno Hope o qualcosa di simile. Lui è deciso a proteggerla e quindi va indietro nel tempo per... be’, non uccidere i Vendicatori ma catturarli in modo da poterli interrogare e scoprire cosa vogliono da Hope. A parte che prima sembra essere stato in qualche altro punto del futuro per prendere della tecnologia collegata ai vendicatori che a Ed McGuinness potesse far piacere disegnare.
Ovviamente, Cable sta presumibilmente perdendo tempo, dato che i Vendicatori devono ancora dimostrare il pur minimo interesse per Hope, e quindi è improbabile che interrogarli sull’argomento possa servire a qualcosa (a parte attrarre la loro attenzione su di lei, cosa che sospetto voglia essere la dolorosamente “ironica” fine della miniserie). Ci sono vari buchi di trama potenziali , nessuno dei quali sembra essere sul punto di ricevere una spiegazione da Loeb. Perché attaccare i Vendicatori ora e non più tardi? Perché non chiedere semplicemente loro cosa vogliono da Hope? Perché non fermarsi a gare qualche ricerca nel tempo che a quanto pare gli avanzava per prendere delle armi dal futuro?
Niente di tutto questo avrebbe grande importanza se X-Sanction funzionasse come spensierato fumetto d’azione, cosa che sembra aspirare a essere. Ma non penso che funzioni neanche a quel livello. Non c’è niente di particolarmente ingegnoso nel modo in cui Cable affronta i Vendicatori, E anche se i disegni di Ed McGuinness sono abbastanza piacevoli nel loro modo squadrato, non li chiamerei proprio spettacolari. In effetti, il problema di X-Sanction è che è alquanto pedestre. È solo un dimenticabile fumetto di combattimenti che è stato progettato per essere un evento, ma non riesce mai a evocare alcuna sensazione del genere.

Daken: Dark Wolverine # 19
Il periodo di Rob Williams su questa testate è stato in generale di un certo successo, mostrando che ci sono cose interessanti da fare con questo personaggio dopo tutto. Ma, dopo aver apprezzato l’albo fino a questo punto, devo ammettere che “Pride Comes...” è un po’ deludente.
L’idea, credo, è che anche se Daken riconosce di essere uno psicopatico, resiste a qualunque idea di essere fuori controllo, e non vuole vedersi come un pazzo. Marcus Roston si suppone essere una nemesi ideale, perché è impenitentemente folle e impulsivo, e (dato che ha anche un grande successo) rappresenta un affronto al modo in cui Daken vede il mondo. Va bene in teoria, ma non sta funzionando. La rivelazione di Marcus come avversario rappresenta troppo un’inversione di rotta per il paziente pianificatore che abbiamo visto nei numeri precedenti; sembra che stia improvvisamente portando le cose a una conclusione perché la trama ha bisogno di andare avanti. E dato che non suona vero come personaggio, l’intero tema della “natura della follia” manca il bersaglio. Infilare a forza le Runaways come ospiti, e collegare a loro la trama così Avanti, non aiuta.
È tutto alquanto frustrante, perché Williams sembra avere ancora un punto di vista interessante sul personaggio, e l’idea generale di metterlo a confronto con un nemico caotico avrebbe dovuto funzionare. Ma l’albo sembra essere andato un po’ fuori controllo con questo arco.


Uncanny X-Force # 19.1
Sì, la Marvel sta ancora facendo i numeri Punto Uno, i presunti punti di partenza per nuovi lettori Considerato che non fanno assolutamente nulla per le vendite, e quindi sembrano aver del tutto fallito nella ragione della loro esistenza, non so davvero se definirla una negazione ottusa o un’insolitamente lunga dedizione a spingere un’idea fondamentalmente buona finché tutti non la capiranno.
X-Force ha già avuto un numero Punto Uno, ma questo non è esattamente un punto di partenza per X-Force, affatto. È un prologo alla prossima serie dell’Era di Apocalisse, che inizia a... uh... Marzo. E che è di autori completamente diversi. Uno strano tentativo, in generale.
Come abbiamo già visto nello speciale Punto Uno, la nuova serie parte dall’idea che l’esercito di mutanti di Wolverine siano i cattivi che dominano il pianeta, e coloro che sarebbero i folli antimutanti nell’universo regolare finiscano a prendere il ruolo di combattenti per la libertà invece. Anche se sono ancora dei folli antimutanti, a quanto sembra. Gli X-Men dell’EdA non rientrano davvero in questo modello, e a quanto sembra questa storia (e il loro ruolo nella Dark Angel Saga) sono progettati principalmente per toglierli dalla scacchiera, o riposizionare i personaggi principali per adattarli alle linee della battaglia per la nuova serie. Quindi, abbastanza ragionevolmente, i restanti X-Men hanno trovato una grande idea per rimettere le cose a posto, basata su quello che hanno visto nell’universo regolare: replicare l’M-Day e spazzare via le forze mutanti in una sola notte. Come potete probabilmente immaginare, dato che c’è ancora una serie in partenza a Marzo, le cose non vanno proprio secondo i piani.
È un numero decente. Rick Remender abbraccia il concetto centrale della nuova serie, che è ribaltare superficialmente tutti i topos degli X-Men contro di loro e creare un mondo in cui alle forze antimutanti è stata data inequivocabilmente ragione, dando anche ai membri più lunatici di queste ultime una vena di credibilità, e rivedendo qualcosa come l’M-Day come una possibile liberazione. Billy Tan realizza alcuni dei suoi migliori disegni, dettagliati senza perdere chiarezza, e mantenendo un elemento di delicatezza – in qualche modo X-Force sembra battere costantemente le sue compagne di scuderia nell’ottenere regolarmente disegni buoni e interessanti.
Come numero di prologo è piuttosto buono – sì, è terribilmente ovvio che Remender stia mettendo le cose a posto per la prossima serie, ma fa comunque un lavoro decente nel convincere delle premesse. Non mi convince ancora del tutto il fatto che questo debba avviare una serie regolare; sembra qualcosa con il potenziale per essere sia difficile che inevitabilmente cupo, cosa che potrebbe esaurirla piuttosto velocemente. Ma d’altra parte la scriverà David Lapham, e penso che lui sia più sensato di così.

Uncanny X-Men (Vol. II) # 3
Come Wolverine and the X-Men, questa testata inizia con un arco in tre parti: è più breve dello standard dell’ultimo anno, che ha favorite la protrazione di ogni trama per riempire una raccolta, ma penso che questa sia la lunghezza giusta per la storia. Strutturare una serie in modo che si legga bene nelle raccolte non deve significare gonfiare una storia fino a sei numeri.
L’evento principale è la sconfitta di Sinistro, o almeno di questa sua iterazione. Un’altra arriverà a breve, cosa che stabilisce in modo chiaro il suo nuovo trucco: ogni volta che viene battuto, una versione nuova e migliorata del personaggio viene inviata al suo posto. Anche se è vero che questo si distacca in qualche modo dalla versione originale del personaggio comparsa nei suoi primi giorni, l’idea della “nuova versione” ne dà una certa giustificazione interna – e inoltre quella versione di Sinistro era eccessivamente criptica. Questa ha delle idee chiare in mente. Idee folli, ma pur sempre idee. C’è di più a cui aggrapparsi, pur conservando la flessibilità che il personaggio ha sempre avuto.
In quanto al metodo effettivo della sua sconfitta, a me è parso un tantino brusco. L’idea di base è che questa versione di Sinistro si sia basata pesantemente sulla mente di Scott, cosa che la lascia vulnerabile a Emma perché lei conosce Scott molto bene. È una valida idea, e da ad Emma un momento adeguatamente eroico dato che deve lasciare la sua forma diamantina per usare i suoi poteri psichici. Ma non sono sicuro che la storia renda abbastanza chiaramente l’idea di Sinistro che usa la mente di Scott: viene menzionata brevemente nel numero precedente, ma sembra sbucare un po’ fuori dal nulla quando riappare nel finale. Non sono neanche troppo sicuro del dialogo conclusivo: sembra un po’ debole come finale.
Sinistro non ha del tutto abbandonato la sua vecchia tendenza a lanciare informazioni per far andare Avanti la trama, e gentilmente si prende un momento per gettare le basi di Vendicatori contro X-Men confermando che Hope ha davvero un qualche collegamento con Fenice. Ammesso di potersi fidare di lui, almeno. Anche se mi preoccupa l’idea che la linea venga dominata per mesi da un crossover scritto da un comitato, mi fa piacere vedere che i pezzi sembrano essere preparati in anticipo. È sempre rassicurante avere l’impressione che ci sia un piano.
Carlos Pacheco sembra davvero avere dei problemi a rispettare le scadenze – per il secondo numero viene affiancato da due disegnatori aggiuntivi, per non menzionare i tre inchiostratori e i tre coloristi. Il lavoro risultante non è affatto male, ma sembra un po’ affrettato a volte.
Ciononostante, dato che Sinistro evidentemente tornerà più Avanti, va bene lasciare aperta parte della trama per adesso. Il punto chiave è che la squadra di Ciclope ottiene una vittoria pulita contro una grande minaccia, che è ciò che serve loro a questo punto della trama, per stabilire la credibilità della loro Squadra Estinzione. Anche se ci sono degli elementi che non arrivano a destinazione, l’idea generale funziona.

Uncanny X-Men (Vol. II) # 4
Questa è una storia singola dal punto di vista di un membro della Phalanx che è stato rinchiuso per anni nel laboratorio di Sinistro e separato dal resto della sua mente-alveare. Fugge quando Sinistro abbandona il laboratorio, e inizia il difficile compito di ritornare in contatto con l’alveare. La creatura amava far parte di una mente collettiva e sa che chiunque venga assorbito in Phalanx lo ama dopo che la trasformazione è complete, per cui è chiaramente un dono meraviglioso da condividere con il mondo. Ma ricostituire l’alveare si rivela più difficile del previsto, anche prima che gli X-Men arrivino e tentino di spazzarlo via.
Ed è davvero un buon numero.
Si tratta di farci vedere tutto dal punto di vista della Phalanx, così che prima simpatizziamo con lui, e poi ci dispiace quando tutto inizia ad andarli male. Da parte loro, gli X-Men sono relegate nel ruolo dell’avversario – e dato che non hanno alcuna reale comprensione per la Phalanx ne escono quasi fuori come i cattivi. Cosa che sono, dal punto di vista della Phalanx.
Brandon Peterson è il disegnatore ospite per questo numero. È una scelta intelligente, dato che è piuttosto bravo con i personaggi tecnorganici, e fa un buon lavoro nel dare al personaggio principale un po’ di anima pur mantenendolo fondamentalmente un po’ maligno.
Immagino ci saranno discussioni sul fatto che sia presto perché questa serie si allontani in questo modo dalle trame principali. Non si parla della sottotrama della ferita di Emma. (Con un bel tocco, semplicemente gli X-Men arrivano con Psylocke al suo posto.)
Ma è davvero un buon numero singolo, e sono più che felice di averlo qui.


Wolverine # 300
Un’altra testate che torna alla sua numerazione originale per celebrare l’anniversario. Etichettata come “Back in Japan”, parte 1, anche se in realtà la storia è iniziata nel numero precedente. Con Silver Samurai morto (in un arco precedente), c’è un vuoto di potere tra la criminalità giapponese, e qualcuno sta tentando di manipolare la Mano e la Yakuza perché combattano per occuparlo. Wolverine deve indagare. Intanto, Amiko (ve la ricordate?) sta andando in giro con un nuovo Silver Samurai, e c’è anche Sabretooth in questa storia.
Il che è... strano, in effetti, dato che si sta andando verso un arco del “ritorno di Sabretooth” a opera di Jeph Loeb e Simone Bianchi più in là quest’anno. Strana programmazione. Comunque sia...
Quest’albo è stato anticipato con disegni di Adam Kubert, ma da qualche parte lungo la strada sembra essere diventato un albo misto, con Ron Garney e Steve Sanders a occuparsi di circa la metà. Cosa interessante, i disegni alla fine dell’albo mostrano che Sanders ha progettato l’aspetto del nuovo Samurai – che in effetti appare solo nelle sue pagine, tolte due vignette alla fine in cui Kubert prende l’altrimenti inspiegabile decisione di mostrarlo di spalle e nell’ombra, anche se lo abbiamo visto chiaramente in precedenza. Quindi... già, segni di problemi di produzione.
Onestamente, molte delle singole scene vanno perfettamente bene. Il problema è più nell’incoerenza del tono, specie con i disegni più sottomessi di Sanders. Sebbene anche alcune delle pagine di Garney siano un po’ affrettate.
Questo è l’ultimo arco di Jason Aaron, e presumibilmente sta riannodando alcune delle trame sciolte prima di andarsene. Come ormai ci aspettiamo, si tratta di una storia che vira allegramente tra il nonsense assoluto e le parti (appena un po’) più orientate ai personaggi, e in genere riesce a cavarsela così. Il ritornato Sabretooth si adatta in effetti piuttosto bene allo stile di Aaron, dato che la sua follia sopra le righe è esattamente nelle sue corde. Per i lettori più riflessivi, c’è un’interessante meta-trama con un nuovo leader della Mano che riconosce apertamente quanto il concetto di ninja dell’Universo Marvel abbia deragliato, e tenta di riportare i suoi colleghi alle origini. Ma la conclusione è che si tratta del genere di fumetto in cui i gangster chiamano come rinforzi degli “Sky Yakuza”. Ed è quello che Aaron fa bene, quindi ok.
C’è anche un.... be’, onestamente non so se sia una storia si supporto o un’anteprima di cinque pagine, ma porta all’arco “Sabretooth Reborn” di Loeb e Bianchi. Ed è, uh, più o meno quello che vi aspettereste. È essenzialmente una strip in cui Wolverine soccorre Cloak, che Sabretooth ha (in qualche modo) picchiato e incatenato sulla cima dell’Empire State Building, dopo aver fatto prigioniera Dagger. Almeno c’è una specia di vaga spiegazione alla “non ho più nulla” del perché Cloack non si sia semplicemente teletrasportato di sotto. E la grande scena drammatica è che scivolano dall’antenna e cadono, cosa che richiede che i disegni li posizionino proprio al di sopra della strada. Il che ovviamente non può essere. A parte il fatto che l’Empire State Building è notoriamente appuntito, è anche il lato di un isolato. Ci sono un mucchio di tetti su cui rimbalzare prima di arrivare anche solo vicini alla strada.
Ma penso che questo non sia più folle della storia di Aaron. Più che altro è che non rende bene il tono: facendo allo stesso tempo delle scene d’azione ridicole, vuole che prendiamo sul serio l’idea che Sabretooth stia facendo cose orribili a Dagger. E non credo si possano fare entrambe le cose assieme.


Wolverine and the X-Men # 4
Nick Bradshaw arriva ai disegni per questo secondo arco. Mi piace il suo lavoro: sa disegnare bene i personaggi con un accenno di cartone animato che si adatta bene alle tendenze verso l’assurdo di Jason Aaron. È molto diverso dai disegni di Chris Bachalo sui primi tre numeri, ma tutti sono diversi da Bachalo; meglio avere qualcuno con un forte stile proprio.
Questo numero riguarda principalmente delle sottotrame e delle corse, a quanto pare. Come accennato da X-Force 19, Angelo e Genesis arrivano come nuovi studenti, per la comprensibile confusione della classe esistente, che li trova entrambi familiari in modo preoccupante. Come al solito, alcune cose non hanno davvero un senso logico (Wolverine crede davvero di potersela cavare senza spiegare all’Uomo Ghiaccio che Angelo ora è tabula rasa?), ma Aaron se la cava, perché si adatta allo stile vagamente farsesco a cui mira.
Similmente, Deathlok arriva per fare una lezione di storia future ai ragazzi, in una scena che sarebbe estremamente irritante se la prendeste sul serio, ma è molto divertente se si è pronto ad accettare questo albo essenzialmente come una commedia. (“Sono qui oggi per parlarvi del future. Il future è un luogo violento e terribile. Sappiate che almeno il 43.897% morirà prima di raggiungere l’età adulta.”) È vero che quanto Aaron tenta di usare questa stessa scena per definire la seria minaccia che Genesis finisca per diventare Apocalisse in una linea temporale futura non sono del tutto certo che la cosa funzioni. Ma nel complesso, credo che Aaron ottenga un buon equilibrio.
Un paio di osservazioni più generali. Prima cosa, è interessante vedere come questo albo riprenda esplicitamente dei punti di trama di X-Force. Lo stesso sta per accadere in Uncanny, con un arco riguardo Tabula Rasa. La continuity tra le testate è stata fuori moda per molto tempo alla Marvel, a tal punto che le testate degli X-Men a stento di influenzano tra loro. Mi domando se ora si stia preparando a un qualche ritorno. (Vedete anche il passaggio di Havok e Polaris da X-Men: Legacy a X-Factor per mezzo dello speciale Regenesis.) Se è così lo stanno facendo nel modo giusto. Questo è usare una storia come trampolino di lancio per la successiva.
Seconda cosa, anche se tutti sembrano avere una chiara idea dell’esterno della scuola, io sto avendo la netta impressione che nessuno stia dando molte istruzioni ai disegnatori per gli interni. Confrontate le classi e la sala professori di questo numero con le versioni che appaiono in X-Men: Legacy. Non sono neppure lontanamente simili. Non hanno neanche lo stesso stile di arredamento. È qualcosa che gli editor dovrebbero chiarire; anche se non si vuole una guida da schiavisti, i disegnatori dovrebbero sapere se devono disegnare una classe fantascientifica o dei cari vecchi banchi.


X-23 (Vol. II) # 20
Questo è il penultimo numero, e Marjorie Liu sta rimettendo i giocattoli nella scatola.
Anche se è etichettato come “Girls Night Out, part one”, la notte di cui si parla nel titolo sembra essere praticamente finita entro la fine del numero. Vede Jubilee che trascina X-23 fuori città per riprendere la loro conversazione di qualche tempo prima nella serie. Poi le due inciampano in qualcuno collegato al vecchio protettore di Laura, così che lei può simbolicamente chiudere la porta sul bagaglio aggiuntivo che le era stato opinabilmente caricato addosso in NYX. E poi arriva qualcuno a offrirle di entrare nell’Accademia dei Vendicatori, con Marjorie Liu chef a del suo meglio per far sì che non sembri una pubblicità. Le storie conclusive sono spezzo un po’ forzate, e Liu è nella difficile posizione di cercare una risoluzione tematica più che di trama, dato che non ci sono davvero delle trame dominanti a cui possa aggrapparsi. Ma dato il problema inerente del compito, viene svolto ragion abilmente bene, e i disegni di Phil Noto sono splendidi.


X-Club # 2 (of 3)
In cui il Dr Nemesis incontra il suo incubo peggiore: una stella marina mutagena che condivide il suo monologo interiore con il mondo, minando così tutta la sua acidità.
Okay, è un’idea abbastanza divertente. Intanto, Danger sta sparando a delle cose e occasionalmente avendo visioni di sé stessa nei panni di altri robot dell’Universo Marvel. È qualcosa che confonde un tantino, e c’è una sorta di scontro di toni tra i due filoni della storia, come se Si Spurrier non riuscisse a decidere come voleva gestire la vicenda. Ma ci sono alcune buone idee e il cliffhanger è ben fatto.


X-Factor # 230
Madrox sta ancora rimbalzando tra linee temporali alternative e aspettando che la sua squadra lo soccorra. Ma loro pensano che sia morto, per cui questo numero sembra tornare all’importante faccenda di discutere di Guido. Mi piace il modo in cui Peter David sta gestendo questa storia. Guido è stato riportato in vita senza un’anima. Tutti sono vagamente disturbati da questo, ma non riescono davvero a spiegare perché... perché nessuno sa esattamente cosa sia un’anima o che differenza faccia, specie perché il comportamento di Guido non sembra drammaticamente precedente da prima. È una buona versione di un vecchio cliché.
Oh, e arriva Wolverine a chiarire come quest’albo si inserisca in Regenesis e ripresentare Havok e Polaris al gruppo. Questo, per essere onesti, sembra davvero Peter David che si adegua a una disposizione editoriale. Ma non mi crea grandi problemi: è una direzione che in effetti ha senso per questo albo, ed è più che altro il fatto che sia improvvisa a farla sembra re forzata.


X-Men (Vol. II) # 23
Ultima parte della trama “War Machine” (be’, è così che chiameranno la raccolta per lo meno), e quest’arco rimane un po’ sottosviluppato.
L’idea di base non è affatto cattiva: una piccola nazione maltrattata mette le mani su alcune Sentinelle di seconda mano, si suppone per usarle come deterrente, solo perché le persone al commando le trasformino in una forza di invasione contro l’odiato paese della porta accanto. Dato che sono Sentinelle, arrivano gli X-Men per occuparsene, ma per una volta le Sentinelle non stanno affatto venendo usate contro i mutanti – cosa che potenzialmente fa sorgere un’idea interessante su ciò che avrebbero pensato gli X-Men dell’idea originale di farne un deterrente. Sfortunatamente, questa idea non si fa mai notare nella storia.
Quello con cui è finito Victor Gischler è scrivere una storia abbozzata su un politico aggressive e un generale pacific, inframmezzata di scene in cui gli X-Men e un ospite a caso combattono contro delle Sentinelle – due filoni che in pratica non si incontrano fino all’ultimo istante, senza particolari effetti. Non funziona davvero.
Ora, ci sono anche altri problemi. La piccola nazione è un miscuglio confuso di cliché di diversi continenti con una massiccia dose di “da qualche parte nell’Unione Sovietica”. Ci viene chiesto di prendere seriamente delle Sentinelle di seconda mano come una grande minaccia, dopo solo un paio di mesi da che Schism ci ha detto che erano una barzelletta – gli editor non avrebbero mai dovuto permettere che accadesse. E la storia sembra finire col Generale Nabokov insediato quale nuovo governante del Puternicstan, glissando del tutto sul fatto che i numeri precedenti dicessero che non era neppure una nazione indipendente (e lui non era neanche nato lì). Ma queste cose sono relativamente minori. Il grosso problema, sfortunatamente, è che la storia non riesce a fare molto col suo potenziale, e viene fuori alquanto piatta.


X-Men: Legacy # 260
Ultimo numero di Mike Carey che conclude la storia in due parti stranamente dedicate a far tornare Ariel in circolazione. Dato che Ariel neanche appariva negli albi degli X-Men prima che Carey ve la inserisse al solo scopo di ucciderla, penso che si tratti di un caso di rimettere a posto i giocattoli prima di andarsene. Similmente, i Predoni Stellari vengono rispediti nello spazio. E Korvus viene mandato a comandare l’equipaggio Shi’ar, probabilmente condannandolo a non essere mai più rivisto. Dato che Carey ha a stento usato Korvus nell’arco precedente, sembra che si stia sbarazzando di un personaggio in desiderato in modo che Rachel possa essere usata liberamente in Wolverine and the X-Men.
Il grosso dell’albo consiste di questo material di chiusura, e di Rogue che ancora una volta raduna dei personaggi del cast di supporto degli X-Men per una missione di soccorso. Non ci sono mai molti dubbi su quale lato Rogue sceglierà nella divisione, né sul perché – dato che in teoria si suppone abbia il compito di occuparsi dei ragazzi, p ovvio che andrà alla scuola. Non che questo abbia avuto un grande ruolo nelle ultime due o tre trame, e questo aspetto vagamente azzardato dell’albo impedisce al numero finale di Carey di fungere da soddisfacente chiusura. Semplicemente non c’è abbastanza spazio per una risoluzione.
Ma ci sono state delle belle storie e un buon uso di membri minori del cast. Forse è questo il senso di dedicare l’ultimo numero per ripristinare un personaggio tremendamente sconosciuto e spendere qualche pagina a dirci perché vorremmo leggere di lei col prossimo scrittore. Più di ogni altra cosa, è questo che la gente ricorderà della lunga gestione di Carey di questa serie.

X-Men: Legacy # 260.1
Primo numero dei nuovi autori Christos Gage e David Baldeon. Come sempre con le testate di serie B, la maggiore difficoltà per Gage è trovare un ruolo chiaro per l’albo. E, pensandoci, con questo numero quello che Gage fa davvero è stabilire le premesse della scuola, più che quelle dell’albo in particolare. Gli N’Garai attaccano la scuola come nemici della settimana, e la gag di base è che Rogue guida gli X-Men a combatterli in modo che le lezioni dei ragazzi non vengano interrotte. È un concetto divertente, e si adatta abbastanza bene al tono stabilito in Wolverine and the X-Men (anche se questo albo viene presentato in modo un po’ più convenzionale per quel che riguarda lo stile).
Ma di cosa parla quest’albo? A quanto sembra, fa storia di Rogue, Gambit, Frenzy e gli altri personaggi principali che non vengono usati nell’albo di Aaron. Ma se si suppone ancora che ci sia una premessa distinta per questa testata, davvero non emerge qui. Comunque, Gage è ancora un buon scrittore di albi di gruppo e gestore di cast estesi, e ci sono abbastanza personaggi alla scuola per lasciare un buon numero di storie da raccontare con quelli di sfondo. È essenzialmente quello che ha fatto Mike Carey nell’ultimo paio di anni, e lascia all’albo la possibilità di seguire le proprie storie. Ma l’obiettivo è più che altro sugli X-Men che difendono la scuola, piuttosto che su Rogue che fa da mentore ai ragazzi.
Ecco una cosa. Abbiamo avuto diversi “albi degli studenti” prima: New Mutants, Generation X, New X-Men, Young X-Men. E la tradizione è prendere i ragazzi come personaggi di cui usare il punto di vista. Stranamente, nonostante la plethora di testate degli X-Men in giro al momento, nessuno lo sta facendo. Stiamo avendo fumetti sulla scuola dal punto di vista dello staff. Forse è un segno di deriva demografica? L’attuale pubblico della Marvel ha più probabilità di identificarsi con gli insegnanti che con gli allievi? P è un messaggio che la Marvel ha raccolto dal fallimento di Young X-Men?
Comunque sia, è un’altra testate degli X-Men, ma Gage e Baldeon sono validi autori che sembrano prendere il commando con dei personaggi interessanti. Se all’albo mnca una chiara identitò, se non altro sembra poter raccontare delle buone storie.
 
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