The X-Axis # 01/11

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The Lawyer
view post Posted on 19/1/2011, 16:01 by: The Lawyer

PontifeX MaXimus del Sacro Culto di Chris Claremont & Grant Morrison

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X-REVIEWS
THE X-AXIS
# 01 / 11
by Paul O' Brien
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In Questo Numero:
- Astonishing Spider Man & Wolverine # 4 (of 6)
- Astonishing X-Men: Xenogenesis # 4 (of 5)
- Chaos War: X-Men # 1
- Daken: Dark Wolverine # 4
- Generation Hope # 3
- New Mutants (Vol. III) # 20
- Wolverine: The Best There Is # 2
- X-23 (Vol. II) # 4
- X-Factor # 213
- X-Men Forever (Vol. III) # 14
- X-Men Forever (Vol. III) # 15
- X-Men: To Serve and Protect # 2



Astonishing Spider-Man & Wolverine # 4 (of 6)
Siamo a due terzi della serie, e Jason Aaron inizia a passare dall'apparentemente casuale follia a qualche indizio su ciò che sta realmente accadendo, vale a dire che porta Avanti i nemici responsabili di tutto, che poi si rifiutano allegramente di spiegare qualunque cosa.
Essenzialmente, però, si tratta di una coppia di sgherri stile Barracuda che sono incappati in degli aggeggi di viaggio temporale, e da quanto sembra li stanno usando principalmente per divertirsi e dare sui nervi alla gente. Badate bene, Aaron sta evidenziando tanto il loro rifiuto di dare una vera spiegazione della trama da suggerire che ci sia di più di questo.
Non che abbia davvero importanza, perché la conclusione è che la miniserie è un miscuglio divertente, che è lo scopo pubblicizzato delle miniserie Astonishing. Sul fatto che sia del tutto autoconclusiva, penso si possa dire che non interagisce con nessun altro fumetto in uscita al momento, ma questo numero vede i viaggiatori temporali Uomo Ragno e Wolverine andare nel passato l'uno dell'altro. Wolverine incontra l'Uomo Ragno durante quel periodo delle sue origini in cui era un wrestler professionista, l'Uomo Ragno finisce per essere scaricato in Origin, che non è davvero altrettanto iconica.
Per essere onesti, inizialmente ho pensato mirassero a Weapon X, in parte perché Wolverine sembra alquanto più vecchio di quanto ricordavo fosse in quella storia. La trama non ha davvero una grande importanza, badate bene; Aaron e Kubert sembrano solo scaricare qualcosa di stupido nell'altrimenti pesante Origin (il cui stile di disegno colorato digitalmente è debitamente imitato per tutte le relative scene).
Uno dei punti di forza di Aaron come autore di supereroi è l'essere disposto a scrivere storie del tutto ridicule facendo però sì che i personaggi le prendano più o meno seriamente, e qui cambia marcia molto bene un paio di volte – c'è un pezzetto in cui Wolverine si rende conto che sta incontrando l'Uomo Ragno prima che abbia imparato la sua Lezione Morale Terribilmente Importante che è grandioso perché ci riporta ai personaggi e si assicura che non vengano sovrastati dalla trama.
Comunque, un altro buon numero in una miniserie molto forte.

Astonishing X-Men: Xenogenesis # 4 (of 5)
Cielo, va ancora avanti? E c'è ancora un altro numero prima della fine? Quando è uscito il primo numero? Un attimo, controllo... Maggio! Maggio 2010! E siamo ancora solo al numero 4 di 5!
È una vecchia lamentela ma vale la pena ripeterla: la programmazione non sta facendo nessun genere di favore a questa miniserie.
È una storia piuttosto lineare in cui gli (i) investigano su una serie di strane nascite in un villaggio Africano, (ii) scoprono che non si tratta di mutanti, (iii) litigano con le autorità locali, ma poi (iv) si alleano per affrontare la minaccia maggiore, presumibilmente prima di (v) sconfiggere il male per salvare la situazione. Non c'è niente di sbagliato in questo come struttura in cinque atti, niente di sbagliato in questo numero come quarto atto, con una scena di lotta ben gestita tra gli X-Men e un manipolo di Furie, che dura... be', tutto il numeri. Il lavoro di Kaare Andrews è, come sempre, splendido. Ma, sul serio, nove mesi per arrivare quasi alla fine di un film da novanta minuti? No, no, no.
Sarà una buona raccolta, immagino.

Chaos War: X-Men # 1
Questo è uno dei tanti albi che si collegano alla miniserie di Ercole Chaos War, la cui idea di base è che il Re del Caos- una divinità giapponese – stia cercando di distruggere la realtà, e un manipolo di personaggi divini debba fermarlo (dato che tutti i mortali sono stati messi a dormire nel numero 1).
Come parte della serie, c'è una sottotrame sul risveglio dei morti, e quindi abbiamo delle miniserie in cui membri morti degli X-Men, Alpha Flight, i Vendicatori e così via tornano per un altro giro, che sembra una buona idea. Visitiamo un po' di personaggi che non vediamo da un po', e nel caso degli X-Men questo significa le persone lasciate nel cimitero della villa – Thunderbird, Banshee, Moira MacTaggert, due delle Naiadi di Stepford e tre Madrox. (Avrei giurato che sepolti là sotto ci fossero diversi nessuno di Nuovi X-Men, ma anche gli dei del caos si fermano prima di resuscitare le comparse, immagino.)
Coerentemente con il tema nostalgico, l'albo è scritto da Louise Simonson e Chris Claremont, ed ha dei bei disegni di Doug Braithwaite.
Ma c'è un problema: anche se la Marvel sta pubblicando tutti questi albi collegati a Chaos War, la miniserie in sé non sembra dar loro nessun ruolo, e quindi gli X-Men emergono dalle loro tombe e … ehm, essenzialmente se ne stanno lì a chiedersi cosa fare per un intero numero, sperando che si presenti una trama. Cosa che più o meno accade verso la fine, ma ragazzi, questa viene fuori come una storia senza uno scopo. Non è colpa di Simonson e Claremont: loro forniscono debitamente una funzione per la serie, dichiarando in qualche modo che qualcosa di qualche tipo deve essere fatto all'isola di Muir e che è, davvero, terribilmente importante per la storia principale. E cercano di dare alla storia un aggancio emotivo facendo emergere il povero precocemente ucciso Thunderbird quale leader del gruppo, che in un certo senso è bello – saranno trentacinque anni da quando è stato ucciso ma alla fine sta avendo il suo momento per brillare. (Sembra un po' strano con Banshee in circolazione, dato che lui è un leader più naturale per il gruppo, ma va così.)
I disegni sono ottimi, ci sono un paio di belle scene con l'arco del personaggio di Thunderbird e i Madrox che si chiedono perché sono ancora entità separate anche dopo la morte. I dettagli sono generalmente piuttosto buoni, ma non riesco a superare la sensazione che semplicemente non ci sia posto per questo in Chaos War, e che i personaggi vengano lasciati a vagare sperando che accada qualcosa.

Daken: Dark Wolverine # 4
Un passo avanti! Dopo aver finto la sua morte nel numero scorso, stranamente Daken si presenta alla soglia dei fantastici Quattro per assicurarli di essere vivo dopo tutto. (In realtà la pagina di riassunto dice che Daken non ha finto la sua morte, piuttosto il Wolverine impostore lo ha semplicemente lasciato vivere e lui sta cogliendo l'opportunità per iniziare una nuova vita. Non posso dire di averlo capito dalla storia, ma vi crederò sulla parola gente.)
Ora, i primi numeri di Dark Wolverine, in cui in qualche modo Daken si era ingraziato i FQ persuadendoli di poter essere un potenziale alleato all'interno dei Vendicatori Oscuri, erano tra i miei preferiti, perché davano a Daken una certa ambiguità. Ce n'è un po' anche qui, anche se adesso la percepisco meno, dato che gli scrittori hanno reso fin troppo chiaro che pensano sia solo un albo di un criminale, in cui probabilmente si suppone che dobbiamo ammirare Daken che supera in astuzia i FQ. Ma sì, da quel punto di vista è abbastanza interessante, ed è bello vedere Daken interagire con personaggi relativamente comprensivi che gli danno il beneficio del dubbio fino a un certo punto, fosse anche solo perché è una pausa nella processione di assassinii che popolano le pagine della serie.
Anche i disegni Giuseppe Camuncoli sono belli e puliti, e il suo stile spigoloso e minimalista è insolito nel rendere il design di Daken quasi decente.
Un numero abbastanza decente, alla fine dei conti.

Generation Hope # 3
Il mio principale problema con il numero 2 era che non dava abbastanza da fare ai personaggi principali.
Con questo numero riesco a capire dove vogliano andare in questo modo: gli X-Men si preparano a sconfiggere Kenji, Hope e il suo gruppo vogliono salvarlo, conflitto. I personaggi titolari hanno qualcosa in più da fare in questo numero, come risultato: c'è del bel material con Laurie, che sembra essere l'unico membro del gruppo non del tutto convinto a seguire Hope come un cagnolino, ma comunque incapace di dirle di no; questo dovrebbe darle un ruolo potenzialmente interessante nel gruppo. D'altra parte, considerato che si tratta del primo arco, mi sarebbe comunque piaciuto vedere Gabriel, Idie e Tenon fare di più in questa storia – sì, Hope è il personaggio titolare, e ci sono buone ragioni perché sia prominente in questo gruppo, ma questo sembra un po' un albo solitario di Hope con un cast di supporto per il momento.
Comunque, superiamo il combattimento di apertura con Kenji – che avrebbe potuto funzionare meglio in due numeri – perciò si spera che avremo di più sui personaggi la prossima volta.

New Mutants (Vol. III) # 20
Questo viene etichettato come parte 1 di “Rise of the New Mutants”, una storia in due parti che conclude il periodo di Zeb Wells come scrittore, ma in effetti è una prosecuzione diretta della storia precedente, con gran parte del gruppo prigioniero del Progetto Purgatorio, e Magik e Karma che tornano a Utopia per radunare un gruppo di soccorso.
Capisco che dovrò mettermi a sedere e rileggere l'intero periodo dopo la fine del mese prossimo; Wells sta evidentemente puntando al gran finale della sua sottotrama di Magik, e questo significa scene in cui c'è gente che dice: “Ah, ecco perché avevi fatto questo e quell'altro nel numero 5″, mentre io cerco disperatamente di ricordarmi di che cavolo stiano parlando.
Detto tutto questo, comunque, ci sono degli ottimi passaggi in questa storia, i tre demoni ambasciatori inviati a negoziare con il Progetto Purgatorio hanno dei grandi dialoghi, Dani ha modo di mettersi in mostra in un'adorabile sottotrama, e la costruzione che porta al gruppo di soccorso degli X-Men che parte per il Limbo (o no?) ha uno splendido ritmo. Non è esattamente un punto ideale per iniziare a leggere l'albo, ma è abbastanza normale quando si raggiunge il culmine di una trama durata due anni, quindi non è qualcosa di cui ci si possa davvero lamentare.
I disegni di Leonard Kirk raccontano una buona storia, e il suo Limbo è molto più efficace dando un senso della sua geografia.
Questo è stato uno degli albi X più forti dell'ultimo paio di anni, e mi mancherà Wells al timone.

Wolverine: The Best There Is # 2
Il debutto del mese scorso ha ricevuto fischi quasi unanimi online, e non senza motivo. Questo numero è migliore, e getta un po' di luce su quello che era andato male il mese scorso – ma ancora non arriva a essere buono.
L'albo parte con Wolverine che si scambia degli appunti con, tra tante persone, la Bestia. Era stato tolto dagli albi X da gran parte dell'anno scorso (e qui indossa ancora l'uniforme degli X-Men invece del suo costume dei Vendicatori Segreti) ma amen. È qui per darci una spiegazione che se non altro chiarisce cosa intendesse fare Charlie Huston nell'incomprensibile scena del nightclub del numero scorso. Si scopre che c'erano due concetti chiave che l'albo ha platealmente mancato di far capire: primo, che Wolverine era stato drogato proprio all'inizio di quella sequenza e veniva scritto fuori personaggio intenzionalmente per tutto il tempo, e secondo che si stava pugnalando da solo alla fine per assicurarsi di non poter perdere il controllo e non far male a nessuno finché l'effetto non fosse terminato. Per essere onesti con Huston, il suo Wolverine è molto più in personaggio questo mese, ma cercare di scriverlo abilmente fuori personaggio nel primo numero è stato un passo falso, dato che sembra essere stato universalmente male interpretato come un'incapacità da parte di Huston di comprendere il personaggio.
La Bestia spiega anche gentilmente che la droga – e il cielo sa dove si supponga che Wolverine ne abbia ottenuto un campione – abbia qualcosa a che fare con il Corruttore, un misconosciuto nemico di Nova che non compare effettivamente in questa storia. Wolverine torna al club cercando le persone responsabili di averlo drogato e... be', poi tutto degenera in un altro pasticcio, con Wolverine che si scontra con un gruppetto di persone senza ragione apparente. Il tema comune è che tutti hanno dei poteri che impediscono di ucciderli, ma in mancanza di una qualunque spiegazione di cosa stiano facendo lì, è difficile allontanare la sensazione che questo sia il prodotto di una lettura dell'Official Handbook allo scopo di trovare personaggi con i poteri giusti, non importa quanto ignoti. Alcuni di essi sono in effetti personaggi quasi decenti per quanto poco noti, come Madcap e Mortigan Goth (protagonista di una manciata di storie pubblicate dall'etichetta Frontier della Marvel UK diciassette anni fa e mai più visto da allora). Ma l'albo sembra più preoccupato di usarli come strumento per aumentare il livello di sangue, per rispettare l'avviso dall'apparenza disperata stampato in copertina. Tecnicamente l'albo prepara una specie di mistero su quello che sta accadendo e perché, ma in pratica è sono una processione di persone sottomotivate che attaccano Wolverine o fanno progredire la trama.
I disegni non sono male; tolte un paio di strane scelte narrative, Juan Jose Ryp sembra più a suo agio a disegnare Wolverine questo mese, e i suoi sfondi super dettagliati sono una buona atmosfera. La doppia pagina delle allucinazioni di Wolverine è davvero piuttosto buona, se si passa sopra un eccesso di gore. D'altra parte, sembra avere l'impressione che Madcap non indossi una maschera, e meno si dice della sua revisione grafica di Mortigan Goth meglio è. Nel complesso, un miglioramento ma resta essenzialmente un pasticcio.


X-23 (Vol. II) # 4
Tolto di torno l'obbligatorio crossover di apertura, iniziamo il viaggio di scoperta di sé di X-23. Appare Gambit per accodarsi a lei, ma ehi, non è che qualche altro scrittore lo stesse usando, e se non fosse per la gente che non la lascia sola X-23 non avrebbe un cast di supporto da poter menzionare. Penso sia una buona scelta per questo albo; quando si ha un personaggio principale taciturno e cupo come X-23, serve davvero una presenza più leggera per controbilanciarlo, e Gambit può farlo senza metterla in ombra.
C'è un interessante metaconcetto qui – ci si potrebbe aspettare che una serie basata sul viaggio di X-23 sia un carico di storie in cui lei incontra gente altrettanto cupa e la aiuta con i suoi problemi mentre Trova Se Stessa, e Marjorie Liu in qualche modo accenna esattamente a questo genere di storia, con X-23 che dichiara fiduciosa che è esattamente di questo che si sta occupando – solo per essere smentita senza speranza quando dopo tutto si ritrova ad affrontare un supercriminale.
Sono in dubbio sulla scelta di Sinistra come nemico – un personaggio che viene dalla gestione di X-Men Legacy di Mike Carey e che non mi ha colpito come una delle migliori idee – ma d'altra parte le mie riserve su di lei dipendono soprattutto da fatto che è un personaggio definite in modo vago, quindi è anche possibile che Liu sarà in grado di prenderla come una tabula rasa e fare qualcosa con lei. Di sicuro cozza con il basso profilo e il tono da mondo reale di X-23 (ben sostenuto dai disegni di Will Conrad e Marco Checchetto), ma questo scontro potrebbe andare a suo favore: vorreste davvero leggere un'intera serie di X-23 che si lamenta?
Nell'insieme, ora che il crossover di apertura se ne è andato e la serie sembra prendere la sua strada, è piuttosto decente.

X-Factor # 213
Una di quelle storie post-arco in cui vengono riuniti diversi fili e l'albo fa il punto della situazione. Il principale sviluppo della trama in questo numero, come la copertina in effetti rivela, è che Darwin se ne va – anche se la pagina "nel prossimo numero" rende altrettanto chiaro che il fatto che sia fuori dal gruppo non implica che sia fuori dal cast. Darwin è stato a lungo un personaggio con la necessità di un aggancio, e legandolo a Hela, per quanto vagamente, Peter David potrebbe averne trovato uno. In teoria il potere di Darwin è quello di "evolversi" per adattarsi a qualunque situazione in cui si trovi – qualunque cosa questo significhi. Finora lo si è generalmente interpretato come un potere difensivo multifunzione che emerge se e quando necessario in modo che non possa essere danneggiato. Ma come questo numero fa presente, se si sta evolvendo allora alcuni dei cambiamenti dovrebbero essere permanenti. Ed è una grande idea, sia perché lo college maggiormente alla presunta premessa del personaggio, sia perché significa che ci sono dei rischi quando usa i suoi poteri – ha la sopravvivenza garantita, ma non necessariamente il fatto di non cambiare. Potenzialmente è questo che gli mancava.
In un altro piacevole tocco, David gioca la partenza di Darwin portando assieme il resto del cast per una volta. X-Factor è un albo di gruppo nel concetto ma non davvero nella struttura, dato che il cast tende a passare gran parte del suo tempo sparso tra varie sottotrame seguendo ognuno le proprie storia. Difficilmente gli capita mai di riunirsi e fare cose di "gruppo", ma vale la pena farlo di quando in quando, specie quando, come qui, l'albo sta tentando di gestire la partenza di un personaggio che sarà ancora presente nei prossimi numeri. Significa anche che i personaggi che non hanno avuto molte occasioni di parlare ultimamente hanno la possibilità di rimettersi in pari, e David è sempre bravo con questo genere di cose.
Sì, potrei vivere senza la spiegazione di Rahne sul perché abbia mentito in merito al padre di suo figlio; è un goffo pezzo di melodramma religioso che mi sembra troppo pesante per questo albo. Ma parlando in generale è un albo di gruppo di supereroi di qualità superiore, o forse sarebbe più corretto chiamarlo albo di insieme. I disegni di Valentine De Landro sono come minimo chiari e spesso eccellenti, e Peter David continua a trovare moltissimo material per le storie nel suo cast.

X-Men Forever (Vol. III) # 14
Andiamo verso un climax, con Claremont che riunisce tutti i suoi personaggi nel Wakanda.
È piuttosto buono in effetti.
Il grande scontro sarà il mese prossimo, e da un certo punto di vista questo è solo un esercizio di posizionamento dei pezzi; potrebbe essere molto noioso, ma Claremont lo ravviva bene trasformandolo in un numero in cui gli X-Men irrompono nel Wakanda e si fanno strada con l'astuzia fino al cuore del castello.
Copre ancora essenzialmente gli stessi punti di trama, ma in questo modo riesce ad essere interessante lungo la strada.
I disegni di Andy Smith sono piuttosto buoni nelle scene di azione, a volte un po' più goffi quando gli viene chiesto di disegnare gente che parla e dà ordini, ma buoni nel complesso.
Uno dei numeri più forti da un po', penso.

X-Men Forever (Vol. III) # 15
È il penultimo numero e questo significa... una grande battaglia! In effetti questo numero conclude grossomodo la trama principale, quindi presumibilmente il numero finale sarà un epilogo e un addio. Non c'è niente di male in questo, non vorrei che Claremont affrettasse il finale. Non mi convince del tutto il ruolo dei Vendicatori nella storia; sì, combattono gli X-Men all'inizio di questo volume, quindi c'è un po' di finale in corso, ma alla fine sono una distrazione che sembra essere lì come tutto il resto solo per equilibrare il lato dei cattivi. D'altra parte, dà un po' più di scala a una storia che altrimenti sarebbe solo gli X-Men contro Tempesta Perfetta e un mucchio di sgherri senza nome, quindi penso ci sia una certa logica nell'averli qui, anche se è una specie di climax illusorio. Ed è una scena di battaglia ben scritta in stile tradizionale, con Andy Smith chef a il suo dovere ai disegni – anche se la splash page sul panorama è una decisione poco chiara, specie dato che il lettering si rifiuta di tenerle il gioco e si piega di lato, dando l'impressione che la telecamera si sia ribaltata. Comunque, anche se X-Men Forever può essere una specie di piacere proibito, è bello vedere che la serie sta concludendo tutte le sue storie con successo e si sta dirigendo verso una dignitosa uscita il mese prossimo.

X-Men: To Serve and Protect # 2
La dice lunga sugli albi degli X-Men il fatto che ora si possa avere una testate antologica in cui il tema è "gli eroi aiutano davvero qualcuno una volta tanto”. Comunque, i temi slegati sono spesso la cosa migliore per queste antologie, e la percentuale di riuscita di questa testata è elevata.
La serie portante di Chris Yost e Derec Donovan, con l'improbabile coppia formata da Anole e Rockslide che va di pattuglia a San Francisco per combattere la criminalità di basso livello, è davvero piuttosto forte; Yost ottiene la giusta miscela di fastidio e simpatia con Rockslide, e Anole lo controbilancia bene. Sono entrambi personaggi orribilmente poco usati al momento, e si spera che questo possa persuadere qualcuno a utilizzarli di più.
Ray Fawkes e Ron Chan hanno le Naiadi di Stepford (che sono a Manhattan, per qualche ragione) che non solo sconfiggono ma umiliano completamente alcuni rapinatori di banca senza neanche sforzarsi; è divertente ma un po' troppo esagerato verso la fine.
Stuart Moore e Garry Brown realizzano un team-up tra Colosso e Iron Man, che fortunatamente sci scopre non basarsi sulla somiglianza acciaio/ferro, ma piuttosto usa Iron Man come il tipo di contraltare sapientone che alla fine non ne sa quanto il buon gigante. Niente di veramente nuovo, ma è un buon rapporto tra i due personaggi che sono in giro da decenni ma, ora che ci penso, si sono a malapena parlati finora.
Simon Spurrier e David Lafuente accoppiano X-23 e Ghost in uno scontro essenzialmente arbitrario che è solo una scusa per far sì che X-23 si domandi se vorrebbe provare lo sguardo della penitenza di Ghost. A meno che mi sia sfuggita qualche storia, Ghost qui sembra molto fuori personaggio, ma l'idea centrale è solida e i disegni sono ricchi di energia.
 
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