The X-Axis # 02/12

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The Lawyer
view post Posted on 17/3/2012, 16:30 by: The Lawyer

PontifeX MaXimus del Sacro Culto di Chris Claremont & Grant Morrison

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X-REVIEWS
THE X-AXIS
# 02 / 12

by Paul O' Brien
paulobrienis5



In Questo Numero:
- Astonishing X-Men (Vol. III) # 46
- Astonishing X-Men (Vol. III) # 47
- Avengers: X-Sanction # 3 (of 5)
- Daken: Dark Wolverine # 20
- Daken: Dark Wolverine # 21
- Generation Hope # 15
- Generation Hope # 16
- Magneto: Not a Hero # 4 (of 4)
- New Mutants (Vol. III) # 36
- New Mutants (Vol. III) # 37
- New Mutants (Vol. III) # 38
- Uncanny X-Force # 20
- Uncanny X-Force # 21
- Uncanny X-Force # 22
- Uncanny X-Men (Vol. II) # 5
- Uncanny X-Men (Vol. II) # 6
- Uncanny X-Men (Vol. II) # 7
- Wolverine # 301
- Wolverine and the X-Men # 5
- Wolverine and the X-Men # 6
- Wolverine and the X-Men: Alpha & Omega # 2 (of 4)
- X-Club # 3 (of 3)
- X-Factor # 231
- X-Factor # 232
- X-Men (Vol. II) # 24
- X-Men (Vol. II) # 25
- X-Men: Legacy # 261
- X-Men: Legacy # 262




Astonishing X-Men (Vol. III) # 46
L’arco riempitivo di Greg Pak e Mike McKone si sta dimostrando molto sul genere della cancellata Exiles. Ciclope viene rapito da X-Men di un’altra Tewrra, e si ritrova a guidare una squadra improvvisata composta di altri prigionieri di ulteriori mondi paralleli. Quindi abbiamo una versione scolaro civile di Nightcrawler, una versione militare di Wolverine e cose del genere.
In questo numero, Pak chiarisce il concetto. C’è un mondo là fuori in cui gli X-Men hanno infine trionfato sui cattivi, solo per scoprire che il mondo era stato talmente danneggiato dallo scontro da aver bisogno di speciali macchine per continuare ad andare avanti. Grazie alla magia delle trame forzate, queste macchine devono essere alimentate da mutanti che sacrificano le loro vite. Ed essendo rimasti a corto di sacrifici volontari nel loro mondo, hanno iniziato a raccogliere altrove.
È un’ambientazione alquanto forzata, ma c’è un’idea interessante. Gli X-Men alternative hanno evidentemente deciso che gli sta bene gettare nel fuoco un flusso costante di mutanti, e l’esatto motive si reduce alle implicazioni. È possibile che pensino che è il minore di due mali a confronto con la morte dell’intero pianeta, ma potrebbe anche essere semplicemente che vedono gli altri mondi come meno reali. O forse sono solo più leali verso il proprio. A prescindere da questo, mi piace il fatto che a questa versione di Tempesta sia consentito essere impenitente e poter affrontare il punto di vista morale.
Non sono certo di quanto vada bene come storia di Ciclope. Immagino si possa dire che si trova a confronto con un'altra versione di X-Men che ha adottato un approccio “il fine giustifica i mezzi” simile al suo, ma se l’idea è questa non emerge molto chiaramente finora. Pak sembra più interessato a giocare sul ruolo di Scott quale leader naturale del gruppo, che forse vale la pena riasserire sulla scia di Scisma, ma non sono sicuro che arrivi a un qualche punto in questa storia in particolare.
Anche così, è una storia d’azione funzionale con il giochetto pseudo-Exiles ben sfruttato, e Mike McKone fa un buon lavoro con le sue variazioni dell’aspetto dei personaggi standard, Forse inevitabilmente, sembra un po’ una storia tappabuchi, ma è ben raccontata e i concetti sono ragionevolmente interessanti.

Astonishing X-Men (Vol. III) # 47
Questa è l’ultima parte della trama da realtà alternative "Exalted” di Greg Pak e Mike McKone.
Solo per mettervi velocemente in pari: Ciclope è stato rapito dagli X-Men di un mondo parallelo, assieme a un altro gruppetto di controparti degli X-Men in stile Exiles. Si scopre che questo mondo è stato permanentemente danneggiato in uno scontro finale tra gli X-Men e Magneto. A farlo sopravvivere c’è un enorme espediente narrativo – scusate, macchina molto importante – che si alimenta assorbendo l’energia dei mutanti. In alter parole, per far andare Avanti il mondo defono continuare a buttare mutanti nella fornace. Poiché tutti i mutanti locali adatti si sono nobilmente sacrificati, hanno iniziato a importarne da mondi paralleli. Perché, dopo tutto, gli X-Men sono, in qualunque mondo, degli eroi, e perciò li emoziona l’idea di sacrificarsi per il bene comune.
I disegni di McKone per questa trama sono adorabili. È sempre un valido disegnatore di supereroi, ma qui sta anche dando delle ben giudicate revisioni degli X-Men, tutti chiaramente riconoscibili (francamente è più di quanto si possa dire per le versioni reali di alcuni disegnatori ) ma con le differenze visibili senza batterci troppo sopra. La versione da scolaro di Nightcrawler è particolarmente buona, ma ce ne sono altre ottime nei vari flashback che presentano il mondo.
Una sfida per gli scrittori delle testate secondarie degli X-Men è capire cosa possano davvero fare con cose come Scisma quanto la vera trama viene gestita altrove, in Uncanny e Wolverine and the X-Men. In questa trama, Greg Pak sta prendendo l’approccio obliquo, realizzando una storia che tenta di affrontare l’idea che tutte le varianti degli X-Men alla fine abbiano qualcosa in comune, e questo mette in un’altra prospettiva lo scisma con il gruppo di Wolverine.
La mia reazione iniziale alla lettura di questo numero è stata pensare che Pak avesse chiuso il tutto piuttosto bene. Il climax è che Ciclope rifiuta semplicemente di dare la sua vita per il mondo di qualcun altro – diventando il primo Ciclope ad averlo mai fatto, e lasciando tutti gli altri stupiti per come una qualunque versione di Ciclope possa essersi allontanata tanto dal modello quanto la nostra. Questo porta i cattivi a concludere di essere incappati in un mondo malato che può essere sacrificato per curare il loro pianeta una volta per tutti, e ovviamente segue il grande scontro. C’è davvero una forte idea centrale, sul fatto di testare se il “nostro” Ciclope si è davvero allontanato così tanto dal suo personaggio originale da diventare irriconoscibile. A quel livello è una delle storie più forti di Ciclope che io abbia letto da un po’ di tempo in qua.
Ma detto questo, più penso alla storia più mi sembra che non stia del tutto in piedi. C’è una scena alla fine in cui (dopo aver sconfitto i cattivi) Ciclope si offre di restare e sacrificarsi per salvare il loro mondo, solo per essere rimandato con la forza a casa prima di averne la possibilità. Avrei preferito che la cosa restasse un po’ ambigua. Più fondamentalmente, però, la storia funziona solo se si accetta che il rifiuto di Ciclope sia davvero inatteso. Ma in effetti gli altri prigionieri che vediamo sono altrettanto poco disposti a collaborare, e l’intero “stato di polizia” di Savior implica che Ciclope è ben lungi dall’essere il primo a sollevare una strenua obiezione. Se Savior pensa davvero che Ciclope accetterà nobilmente il suo fato, perché non gli spiega tutto chiaramente dall’inizio? Questi non sono veri problemi di trama – si risolvono facilmente dicendo che Savior ha semplicemente torto a pensare che Ciclope sia una tale anomalia. Ma è in qualche modo nematicamente importante che Savior dica la verità, penso.
Comunque, considerato che si tratta di un arco usa e getta di quattro numeri, è un abile tentativo di avvicinarsi all’attuale direzione dell’albo da un angolatura del tutto diversa.


Avengers: X-Sanction # 3 (of 5)
Potreste aver visto che sono stati pubblicati i dati di vendita dell’inizio di Gennaio, e la DC si è presa una bella fetta della top 10. Come si scopre, X-Sanction si è accodata attorno alla posizione 15, piuttosto lontana dall’essere la testata Marvel più venduta del mese. Cosa che, da una parte, forse non è un buon segno di interesse nel prossimo crossover Vendicatori vs X-Men che questo albo si suppone debba trainare. D’altra parte, potrebbe dipendere solo dal fatto che Loeb e McGuinness non attraggono più come un tempo, e tutti sanno che i prelude sono spesso inutili, e perciò il pubblico ha deciso di saltarlo. Dopo tutto, i tie-in di Fear Itself non hanno venduto un granché, ma la gente continua a comprare le serie regolari.
In questo numero, Cable combatte l’Hulk rosso per metà dell’albo, e poi c’è un flashback in cui – per dare a Cesare quell che è di Cesare – la storia in effetti spiega dove Cable abbia trovato tutta quella comoda tecnologia del numero precedente. (Essenzialmente: nello stesso posto in cui ha preso la macchina del tempo). La cosa positiva di tutto ciò è che apparentemente Cable infetta l’Hulk Rosso con il proprio virus tecnoorganico – cosa che, per imperscrutabili ragioni, Ed McGuinness sceglie di rappresentare con delle sottili linee gialle che escono dall’omone, e non somigliano in alcun modo ad alcun effetto visivo usato finora per questo. Poi arrivano Ciclope e Hope in modo da poter passare a una riunione estremamente occasionale, e poi arrivano altri Vendicatori per altri combattimenti. Ci sono battute del tipo “Non è questo il modo di risolvere le cose”.
La conclusione è che si tratta di una serie alquanto mediocre.
È lungi dall’essere terribile, la trama regge, le motivazioni se non altro ci sono, anche se la storia si limita a fare vaghi cenni nella loro direzione. I disegni sono piacevoli da guardare, anche se mancano dell’elemento spettacolare che ci si potrebbe aspettare da McGuinness.
Alla fine va bene, ma non è nulla di speciale, anche giudicandola come la lineare storia d’azione che aspira ad essere; e non la vedo di molto aiuto per le vendite del crossover. È solo un fumetto mediocre e privo di ambizioni.


Daken: Dark Wolverine # 20
L’albo sarà anche stato cancellato, ma grazie alla magia della doppia spedizione ci sono ancora altri tre numeri dopo questo. Quindi, completata la trama Marcus Roston/Heat, sembra che a Rob Williams stiano dando una buona quantità di spazio per concludere le sue trame e (soprattutto) fare qualcosa per risolvere i suoi temi.
Questo numero torna alla sottotrama di Donna Kiel che è andata Avanti sullo sfondo durante l’arco di Heat. Kiel è l’agente dell’FBI che sta indagando su Daken, ed è per molti versi un personaggio interessante. Il nostro antieroe Daken è chiaramente uno psicopatico omicida. Donna, il suo opposto, è anche lei una psicopatica, ma una che in effetti funziona nella società. Pur essendo ossessionata quanto lui dal dimostrare la propria superiorità, lei lo incanala nella sua carriera piuttosto che in uccisioni semi-casuali. Questo la rende un interessante confronto con Daken, e fa anche sì che la serie la presenti come un possibile interesse romantico, sulla base del fatto che, ehi, si capiscono tra loro.
Perciò in questo numero Daken dà seguito al suo interesse (be’, curiosità) per Donna. Lui la vede come uno spirito affine che ha solo bisogno di indulgere a quegli impulsi omicidi che deve chiaramente aver soppresso per tutto questo tempo. Questo ha senso, dato che gran parte del personaggio di Daken è la sua necessità di credere di essere una persona razionale e capace di controllarsi, e non solo uno psicopatico che si prende in giro da solo pensando che i suoi impulsi omicidi siano qualcosa di più. Sfortunatamente per cui, anche se Donna può mancare del tutto di empatia, non ha le stesse tensioni né (sembra) le stesse necessità di violenza – cosa che è terribilmente pericolosa per l’immagine che Daken ha di sé.
Dopo la risoluzione vagamente goffa della trama precedente, è bello vedere l’albo tornare a questo tipo di storia, che è ciò che fa meglio. Il disegnatore ospite Alessandro Vitti segna un cambio di stile visivo in qualcosa di un po’ più dettagliato, ma penso che funzioni bene per una storia come questa, e realizza bene le scene dedicate ai personaggi. Non sono altrettanto sicuro dei colori spenti, che mi ricordano il periodo in cui sembrava che la Vertigo fosse convinta che affogare la pagina nel seppia fosse il modo migliore per mostrare la drammaticità del momento. Qui si tratta più che altro di grigio, ma il concetto è lo stesso.
In una sottotrama, la storia afferma anche all’improvviso che il misterioso signore del crimine di Los Angeles è il Coute Nefaria, in apparenza in modo che Daken possa affrontarlo in un prossimo numero. Capisco che il ruolo di Nefaria nella criminalità di LA sia stato stabilito in Moon Knight, ma anche sapendolo, l’improvvisa e del tutto inspiegata conoscenza della cosa da parte di Daken (“Finalmente ho avuto delle informazioni...”) è maldestra.
Ma a parte questo si tratta di un ritorno in forma dopo la conclusione difettosa dell’arco precedente.

Daken: Dark Wolverine # 21
Parte prima di “Lost Weekend”, che sembra essere la conclusione della gestione di Rob Williams prima della cancellazione della serie con il numero 23. La trama di Los Angeles è alle nostre spalle, e a tutti gli effetti Daken ha perso. Non è riuscito a diventare il signore del crimine locale, non si è preso la ragazza. E grazie ai problemi legati all’eccessivo uso di droga, ha esaurito il suo fattore di guarigione, quindi ora sta morendo.
Tutto questo porta lo sconfitto Daken a tornare a New York, inizialmente per cercare una cura, ma alla fine per cercare di andarsene in una vampata di Gloria, con un ultimo futile gesto diretto al suo padre estraneo Wolverine e a tutti i supereroi di New York. Si ferma al Baxter Building per mostrare gratuitamente la sua vera faccia ai FQ e dire alla Torcia Umana che il suo ritorno dai morti è “semplicemente un insulto” alle persone vere. Droga Wolverine con l’ Heat. E in generale se la prende coi supereroi.
Ci sono vari disegnatori su questo numero, il che non è ideale. Riley Rossmo torna a fare le sue pagine di allucinazioni, anche se c’è da dire che le scene sembrano stranamente inserite a forza come scusa per usarlo. Il disegnatore regolare Matteo Buffagni realizza la prima metà dell’albo nel suo solito stile pieno di linee, e poi arriva Andrea Mutti a disegnare il resto in uno stile più carico di ombre e di atmosfera. A modo loro sono entrambi bravi, ma gli stili cozzano un po’.
È tutto decisamente meta. Quando gli viene chiesto perché stia facendo quello che fa, la spiegazione di Daken è semplicemente che “i supereroi sono stupidi”. Una lettura di questa storia potrebbe essere che si tratti di un antieroe cancellato che fa una scenata al mercato che non gli offre un posto. E avendo apprezzato gran parte della gestione di Williams, nonostante il finale difettoso dell’arco di LA, è una cosa che comprendo. Forse più direttamente, il tratto distintivo del personaggio di Daken è sempre stata la sua ossessione per l’autodeterminazione e l’autonomia, un’aspirazione ironica per un personaggio che alla fine sarà sempre una brutta copia di Wolverine. In gran parte, questa serie riguardava il fatto che Daken potesse o meno sfuggire all’ombra del suo genitore. La risposta finale di Williams a questa domanda è un enfatico “no”, e questa è una rivelazione che lascia Daken senza un posto dove andare. Nel suo strano modo, è un finale davvero adatto per la serie.


Generation Hope # 15
Bleeding Cool ha una copia in anteprima delle anteprime di Aprile e fa giustamente notare che questo albo non sembra esserci, cosa che implicherebbe una cancellazione col numero 17. Se avete letto i dati di vendita, non sarà una grande sorpresa. Quale che sia la razione, nonostante la forte promozione in Uncanny X-Men con un’intera storia di introduzione, l’albo non ha mai trovato il pubblico che ci si sarebbe aspettati, e il rilancio con Regenesis ha avuto solo un effetto minimo sulle vendite. E lo scrittore James Asmus ha detto in passato che la Marvel gli garantiva un arco narrative. E praticamente tutti gli albi in fondo alla lista delle vendite della Marvel sono stati tagliati nella Grande Purga. Quindi... ecco dove siamo, pare.
In questo numero, il gruppo torna a Utopia col suo nuovo mutante, solo perché tutti lo riconoscano immediatamente come Sebastian Shaw e lo immobilizzino. In teoria è una bella idea, ma non mi convince l’esecuzione. Per cominciare, l’intera faccenda di Scott è che si suppone lui voglia che tutti i mutanti sopravvissuti stiano assieme su Utopia, anche gli ex criminali (alcuni dei quali appaiono in questo albo). Ma Hope è l’unico personaggio a farlo notare. Sì, è il suo albo, e sì, va bene che sia lei a occuparsene, ma per creare questa discussione Asmus finisce col portare Scott terribilmente fuori personaggio.
E ancora, avrei potuto giurare che il motive per cui Emma ha cancellato la mente di Shaw e lo ha scaricato nel mezzo del nulla fosse impedire a Namor di scoprire che Shaw dopo tutto era ancora vivo. Ora che Shaw compare in bella vista della popolazione di Utopia, Namor lo scoprirà – ma anche se Emma è sempre presente nel numero non c’è alcuna menzione di quella sottotrama. Vero, era una sottotrama stupida (di cosa era preoccupata?), ma semplicemente lasciarla cadere del tutto non funziona per me.
I disegni tappabuchi sono di un certo Tim Green II, e sono un po’ un pasticcio. È uno di quegli strani albi in cui i due inchiostratori – Cam Smith e Rick Ketcham – hanno interpretato le matite in modo così diverso che sembrano terribilmente disuguali nonostante ci sia un solo disegnatore. E anche con suoi meriti, e lavoro da metà anni novanta sotto standard. A pagina tre c’è una vignette francamente risibile di Psylocke che si contorce in posizioni assurde senza ragione apparente, e quando gli ex-criminali appaiono per scontrarsi con il gruppo, Green carica il melodramma a punto tale che quando si scopre che vogliono solo parlare l’effetto è involontariamente comico.
Restano un paio di idee decenti qui, ma se ne parla in modo tanto generale che non funzionano. Non un buon fumetto.

Generation Hope # 16
Questo è il penultimo numero, perciò James Asmus stringe i denti e si dedica al lavoro necessario di risolvere la trama principale dell’albo: l’influenza di Hope sugli altri membri del gruppo. Questo deve portare a un climax prima o poi, e ha senso che lo faccia qui, sia per dare all’albo una vera conclusione sia per liberarsene prima di Vendicatori vs X-Men.
Fortunatamente (be’, da un certo punto di vista), Asmus ha almeno sempre saputo che ci fosse una buona possibilità di un taglio a questo punto, quindi almeno l’esercizio non è troppo affrettato. D’altra parte, non è neanche del tutto riuscito; non è mai l’ideale avere uno scrittore subentrato che risolve una trama ereditata, e l’evidente cambio di tono tra i numeri di Gillen e quelli di Asmus non è davvero d’aiuto.
Grossomodo metà di questo numero riguartda Hope che riflette sul volere davvero o meno Sebastian Shaw nel suo gruppo, e se lo porta dietro affermando che no, non ha idea di chi lui sia, e ovviamente lo aiuterà a scoprirlo. Il resto vede vari personaggi che decidono che è arrivato il momento di mettere in riga Hope, per ragioni di variabile plausibilità. Zero ha la migliore: si preoccupa per l’interferenza con la propria identità e fa l’ovvia affermazione che se Hope deve stabilizzare ogni nuovo mutante alla fine li controller tutti. In modo meno convincente, la storia tenta anche di forzare l’intervento delle Naiadi di Stepford (basandosi sulla logica che siano in disaccordo con Hope e la maggioranza sia infuriata già per questo) assieme a personaggi presi a caso dal numero precedente. E il cliffhanger ha inevitabili problemi; chiaramente non la uccideranno davvero, quindi non posso scacciare la sensazione che la conclusione sarà un po’ banale.
Il lato positive, però, è che il lavoro sui personaggi diventa un po’ più sottile in questo numero, e ci sono delle belle scene da parte del disegnatore ospite Takeshi Miyazawa.Questa storia sarebbe probabilmente molto più funzionante se Hope non venisse già usata in altre storie più importanti che necessariamente escludono molti dei possibili finali e minano gran parte del dramma. Non c’è molto che Asmus possa fare per questo.


Magneto: Not a Hero # 4 (of 4)
Parte conclusiva della miniserie di Skottie Young e Clay Mann, e dopo averla riletta per intero posso solo dire che era un’idea ragionevole che aveva bisogno di qualche bozza in più.
Si suppone che “Not a Hero” riprenda i fili sciolti che nascono dall’aggiunta di Magneto alla formazione degli X-Men, mai chiaramente spiegata tanto per cominciare. In pratica è semplicemente arrivato e ha offerto i propri servigi quale membro. Ciò che Young sta cercando di fare, a quanto sembra, è mettere a confronto Magneto con il suo passato di arcinemico e chiedersi quanto sia davvero cambiato. A questo scopo, rispolvera Joseph, il clone di Magneto degli anni novanta (che originariamente avrebbe dovuto essere solo una versione ringiovanita di Magneto, e diventò un personaggio separato quando la Marvel cambiò idea su quella storia).Poiché Joseph è morto, viene riportata fuori dal limbo anche Astra per farlo tornare e fargli il lavaggio del cervello coi ricordi di Magneto in modo da farlo diventare una specie di Magneto della Silver Age. E Clay Mann fa un buon Magneto; il suo stile funziona per i supereroi della vecchia scuola (che è ciò di cui ha bisogno questa storia), e questo numero finale ha delle scene d’azione ben fatte.
La storia è un uso decente di Joseph, che avrebbe sempre dovuto essere un veicolo per storie su ambiente contro educazione con Magneto. Astra si scopre essere più un mezzo per raggiungere un fine, e viene pressoché tolta di mezzo dopo aver svolto la sua funzione nella trama. E Young ha un’interpretazione ragionevolmente interessante della filosofia di Magneto. In questa versione, Magneto non pensa di aver cambiato fazione. Piuttosto afferma di rifiutare l’intero concetto di eroi e criminali e considera che l’attuale versione degli X-Men di Ciclope si adatta ai suoi piani.
Ciò in cui la serie fa fatica è costruire una trama del tutto coerente attorno a queste idee. La storia essenzialmente vede Astra che ha fatto un patto con un attivista antimutante, Christopher Bach, per fornirgli Joseph quale Magneto malvagio che possa scatenare il pubblico. Bach essenzialmente intende solo sfruttare l’intera cosa per profitto, Ma dopo che Astra si toglie di mezzo, Joseph diventa più interessato a massacrare per davvero la gente di Bach. Le motivazioni di tutti nell’intera faccenda sono alquanto vaghe. Astra fa solo quello che richiede la trama; a Joseph per qualche ragione sta apparentemente benbe lasciare Bach in vita a guadagnare anche dopo aver deciso di uccidere tutti per davvero; e Bach è un criminale abbastanza standard, il cui piano è riconosciuto come poco originale perfino nell’ambito della storia. Più in dettaglio, la storia non riesce davvero a creare il momento drammatico per Magneto che dovrebbe illustrare la grande idea. Si suppone che sia lì – sono le parti in cui Magneto usa forza letale senza rimorso contro cattivi che tecnicamente non ha bisogno di uccidere – ma in qualche modo sembra un po’ anticlimatico. Young sa cosa sta cercando di ottenere, ma non è del tutto riuscito a mettere assieme quelle scene chiave in una storia più forte. Semplicemente non va un granché bene.


New Mutants (Vol. III) # 36
Ultima parte dell’arco Diskhord, che non ha funzionato davvero. Mi piace il concetto – una band che è accidentalmente venuta a contatto con una specie di demone Chthulhu di basso livello che si porta dietro nel bus della tournee e causa caos ovunque vada – ma non mi sembra sia stata sviluppata in una storia molto interessante. Il demone, la band e perfino i membri del pubblico restano vaghi per tutto il tempo, come se Abnett e Lanning, dopo aver stabilito la premessa, non riuscissero davvero a immaginarsi una storia da costruirvi attorno. E Blink, che inizialmente era il fulcro della trama, scompare sullo sfondo, perché non c’è alcuna vera storia che la colleghi alla band a parte la nuda meccanica della trama “Stavo indagando su di loro”.
Detto questo, ci sono comunque delle buone scene, e fortunatamente sono quelle che suggeriscono che l’alho potrebbe tornare in carreggiata una volta che sia passato a una storia più forte. Le pagine di apertura di Cypher che spiega la trama sono molto ben fatte; quella che avrebbe potuto essere una noiosa spiegazione viene deliberatamente resa spezzata e con uno strano ritmo, dandole una qualità caotica che va vicina a catturare quello a cui presumibilmente la storia punta. Lopez disegna una buona sequenza di azione. L’impacciato discorso di Sunspot a Magma è ben gestito, e sviluppa abilmente la loro relazione. E le pagine finali col gruppo che torna alla casa di San Francisco sono piacevoli, anche se Mrs Livitz resta un personaggio comico alquanto generico. Nel complesso è il caso di un albo generalmente buono con una storia un po’ scarsa.

New Mutants (Vol. III) # 37
Dopo il vagamente tiepido arco Diskhord, questo numero autoconclusivo è sia un divertente cambio di ritmo sia un gradito ritorno a una sottotrama più interessante, con Magma che va all’appuntamento con Mephisto preso alcuni mesi fa.
È un numero per irritare i puristi, dato che l’interpretazione di Abnett e Lanning di Mephisto non ha davvero molto in comune con quella di chiunque altro. Chiaramente procedono con l’idea che sia l’effettivo Satana, che tecnicamente non è la linea ufficiale, ma non è neppure così insolito. Ma lo stanno anche scrivendo come una personalità essenzialmente umana che vuole solo essere normale, il che è lontano mille miglia dalla solita versione del personaggio. Ma qui funziona, che è tutto quello che importa davvero (anche se bisogna dire che il numero fa riferimento a Journey into Mystery, in cui viene scritto in modo molto diverso). C’è un’idea particolarmente buona nel fatto che Mephisto stia in effetti sforzandosi molto per combattere la mortalità infantile. Dopo tutto, i neonati morti non hanno ancora avuto la possibilità di peccare, per cui hanno l’ingresso diretto per il paradiso...
L’idea qui sembra essere definirlo come un bizzarro interesse romantico per Amara, e costruire un triangolo con Roberto. Ovviamente questa è una trama ridicola, ma viene giocata bene per dare comicità a questo numero, e francamente almeno è qualcosa da fare per Amara. E con David Lopez alle matite, hanno un disegnatore che può realizzare il lavoro sui personaggi necessario per questo tipo di numero.
Tremendamente esagerato, e causa un po’ di mal di testa da continuity, ma in sé un vincitore.

New Mutants (Vol. III) # 38
Con questo numero inizia un nuovo arco, con Abnett e Lanning che decidono di rivisitare la morte di Cypher nel crossover di molto, molto tempo fa, nei tardi anni ottanta, “La Caduta dei Mutanti”. Cypher non è proprio stato lo stesso da quando è stato riportato in vita un paio di anni fa, quindi è abbastanza corretto che a un certo punto si debba tornare indietro e tracciare una linea sotto tutto ciò. Dopo tutto, è uno dei personaggi principali dell’albo, e quello dovrebbe essere uno degli eventi che hanno definito la sua storia. D’altra parte, è una storia che coinvolge Bird-Brain e gli Ani-Mates, non esattamente visti come un punto elevato della serie originale dei Nuovi Mutanti, e per quanto ne so inutilizzati da allora. Quella storia originale aveva dei disegni alquanto buoni di Bret Blevins, ma i personaggi non sono esattamente tra quelli che vorrei disperatamente rivedere.
E si scopre che Bird-Brain non appare nel numero quando rivisitano l’isola, ma principalmente in modo che possa star morendo di un terribile virus che è il fulcro principale della storia. Il miglior utilizzo per lui, devo dire. Questo consente ai riflettori di restare fermamente sul gruppo, che è molto più interessante. I disegni di Leandro Fernandez sono validi – disegna un Warlock decente, cosa per cui molti altri fanno fatica, e rende bene le scene dei personaggi. Considerati i personaggi con cui devono lavorare – ed è una storia che in qualche modo andava fatta a un certo punto se si doveva continuare a usare Cypher – gli autori hanno fatto un lavoro decente qui.


Uncanny X-Force # 20
Prima parte di “Otherworld”, in cui i Captain Britain Corps processano Fantomex per... be’, ufficialmente per aver ucciso Apocaisse, sembra, anche se non sono del tutto sicuro del perché sia nella loro giurisdizione. Presumibilmente si suppone che ci sia un morivo ulteriore, e la storia vi fa debitamente accenno affermando che Fantomex è apparentemente unico del nostro mondo, cosa che lo rende un po’ sgradevole per i Corps che proteggono il multiverso. Personaggi singoli non dovrebbero esistere, secondo loro.
(E sì, so che potreste indicare un mucchio di storie che affermano che la linea temporale non funziona in quel modo. Ma la realtà è che la continuity Marvel in merito alla natura delle linee temporali alternative è una tale confusione che sono ben oltre il preoccuparmene. Fintantoché X-Force è coerente internamente – e lo è – non mi preoccupo più di tanto se contraddice l’interpretazione di Mark Gruenwald di Stan Lee.)
Intanto, Altromondo è sotto attacco da nemici ignoti, perciò Capitan Bretagna tenta di riportare indietro Psylocke per dare una mano. Come parte di questo si offre di disfare praticamente tutto quello che è accaduto al personaggio fin da quando è entrato nel cast degli X-Men, tipo riportarla nel suo vero corpo. Ho il sospetto che, perché questo funzioni davvero, si debba avere una conoscenza aggiornata della continuità di Psylocke – o almeno di quale pasticcio sia – ma l’idea di base di offrirle un riavvio, in particolare subito dopo quello di Angelo, sembra intelligente.
Di sicuro c’è un cambiamento di stile qui rispetto all’ultimo arco. Remender sembra cercare di fare eco alle storie di Capitan Bretagna di Chris Claremont e Alan Davis, cosa che rende un po’ stonato lo stile di disegno completamente diverso di Greg Tocchini. Di per sé è piuttosto buono, solo che non sembra prendere spunto dale stesse fonti della storia. Comunque è probabilmente una buona mossa per X-Force fare qualcosa di un po’ più leggero dopo la lunga saga di Angelo Nero, che è stata grandiosa, ma a tratti un po’ cupa. Uno dei punti di forza dell’interpretazione del gruppo di Rick Remender è stata la sua volontà di mantenere un certo equilibrio in quell’area, e in questo numero abbiamo il nuovo membro Nightcrawler (dall’Era di Apocalisse) che compare come un moccioso piagnone che semmai necessità che la squadra segreta di omicidi degli X-Men lo tiri su di morale. Per i lettori che ricordano la miniserie di Warren Ellis X-Calibre, c’è anche una divertente gag ricorrente di Nightcrawler che tenta di usare la sua tecnica di decapitazione senza mai riuscire a farla funzionare.
Numero interessante; non sono del tutto certo che i vari stili al lavoro si siano combinati senza problemi, ma gli darò il tempo per convincermi.

Uncanny X-Force # 21
Seconda parte dell’arco “Otherworld”, e sono sempre meno sicuro della scelta di Greg Tocchini come disegnatore per quest’arco. In termini di storia, è piuttosto chiaro che Rick Remender sta omaggiando elementi di Excalibur e Capitan Bretagna. Abbiamo visto altre versioni di Capitan Bretagna andare in giro, abbiamo Psylocke che indossa il costume di Capitan Bretagna che ha avuto per circa due numeri di una serie uscita solo nel Regno Unito nei primi anni ottanta, abbiamo un cameo di Widget. Abbiamo anche commedia generale come la testa mozzata di Deadpool che continua a chiacchierare allegramente.
Tutto questo sembra chiedere a gran voce un disegnatore che ricordi lo stile più associate con quelle storie, vele a dire Alan Davis – linee pulite, colori primari. Invece abbiamo il lavoro molto sciolto, quasi abbozzato di Tocchini, che è spesso abbastanza attraente di per sé, ma non sembra per nulla adatto al materiale. A prescindere dalle sue differenze dal materiale originale, non sembra affatto a suo agio a cercare di disegnare qualcosa di umoristico. E ci sono punti in cui la narrazione viene davvero a mancare – la più ovvia una scena in cui la mutaforma Meggan appare in un corpo diverso e confonde tutti prima di tornare alla sua forma normale. Tocchini le fa cambiare forma tra una vignette e l’altra, cosicché tocca ai dialoghi spiegare la battuta. È un errore serio, e appare in una sequenza che sembra malamente affrettata già dall’inizio.
In quanto alla storia – be’, le parti in cui Psylocke tenta di soccorrere Fantomex dalla cancellazione retroattiva sono alquanto divertenti. Ci sono delle belle scene coi personaggi di Excalibur che reagiscono al Nightcrawler sostituto di X-Force. Ma l’esercito attaccante non funziona davvero. E il cliffhanger sembra piuttosto piatto, svelando un criminale che... presumo dovremmo riconoscere? Solo che non è così. Non ho idea di chi debba essere e sono confuso. Al momento, l’arco sembra un po’ imperfetto.

Uncanny X-Force # 22
Ciò che colpisce di più in questo numero è che i disegni di Greg Tocchini fanno un salto di qualità. Nei numeri precedenti dell’arco “Otherworld” erano abbozzati in modo allarmante. Ma stavolta tutto sembra migliore. Le cose che funzionavano nei numeri precedenti di sono ancora, ma tutto sembra più stabile, molto più definito, e infinitamente più leggibile. (Peccato che evidentemente non sia riuscito a trovare nessun riferimento all’aspetto di un avvocato del foro, ma ehi, è comunque un grosso miglioramento complessivamente.)
Il misterioso criminale della fine del numero scorso si rivela essere lo Skinless Man menzionato di sfuggita nella saga di Angelo Nero, e che ora appare dichiarando di avere un grottesco collegamento passato con Fantomex. Non sono del tutto sicuro di cosa ci faccia questo personaggio nella trama attuale; finora sembra essere stato infilato per caso in una trama a cui ovviamente non appartiene. Ma è un altro degli eccentrici design visivi che hanno funzionato bene per i criminali di questo albo, e a Fantomex farebbero comodo un paio di nemici propri.
Non sono del tutto sicuro dell’ultima pagina, che segue un cliffhanger orrendamente grottesco con tre pagine di scene generiche di combattimento che aggiungono ben poco alla scena. È uno strano anticlimax da appiccicare al numero, e non funziona affatto.


Uncanny X-Men (Vol. II) # 5
Gli albi X sembrano star riscoprendo la possibilità di passare elementi delle storie tra un albo e l’altro. Quindi questo arco vede gli X-Men investigare su Tabula Rasa, la strana bolla temporale di evoluzione parallela che è stata una divertente idea usa e getta nell’ultimo arco di X-Force, e ora diventa il fulcro di un arco. Con Emma che si sta ancora riprendendo (stranamente, la storia non chiarisce davvero se siano riusciti a riattaccarle il braccio), Psylocke prende di nuovo il suo posto in squadra, e devia la Squadra Estinzione per aiutarla a ripulire la confusione lasciata da X-Force. Non che abbia intenzione di dire loro come Tabula Rasa sia giunta lì. In modo molto carino, il numero evita di soffermarsi sul coinvolgimento di Psylocke per gran parte della storia, fino a che Magneto (che sa già di X-Force) alla fine prende Psylocke da parte e le estorce una dovuta spiegazione. È un bel modo di trasformare una spiegazione in una scena drammatica, ma significa anche che i lettori di X-Force hanno la tensione di domandarsi se Psylocke spiegherà mai per bene le cose ai propri compagni di squadra.
Greg Land è tornado e... in effetti non è così male. Sì, ci sono alcune espressioni vuote, ci sono un po’ di face fatali e ghigni, e c’è una vignette malamente sbagliata con un orda di creature che volano verso un gruppo di persone che sembrano sparare in ogni direzione tranne quella giusta. Ma d’altra parte, racconta la storia abbastanza bene. Fa un lavoro piuttosto buono con lo strano aspetto della fauna di Tabula Rasa. (Il lavoro di Land migliora spesso quando non può fare troppo riferimento alle sue fonti fotografiche.) E una scena con Colosso e Magik che apprezzano la bellezza del panorama è davvero ben fatta.
Ci sono delle idee intelligenti sulla reazione delle persone dentro Tabula Rasa alla fine della bolla temporale, che dal loro punto di vista significa che il sole ha improvvisamente iniziato a correre in cielo in maniera davvero preoccupante. Al di là dell’essere una bella idea in sé, fa anche qualcosa del concetto di “bolla temporale” di Tabula Rasa, impedendogli di essere solo l’ennesimo panorama fantasy. Gillen gioca anche con l’idea facendo sì che i locali trattino i membri di X-Force come figure leggendarie del loro passato mitologico. Di solito sono i personaggi titolari a essere messi in una simile posizione in storie come questa, quindi mi chiedo dove la variazione del mandare eroi diversi per il seguito di porterà.
Nel complesso un numero decente, e anche se ho visto disegni migliori non è comunque il blocco traballante che temevo.

Uncanny X-Men (Vol. II) # 6
Questo è un fumetto di Greg Land, ma abbastanza stranamente è anche il secondo numero di fila degli Uncanny X-Men di Land a uscire assieme a un altro albo X molto più irritante dal punto di vista visivo. Certo, i suoi disegni sembrano eccessivamente aerografati, i suoi riferimenti fotografici finiscono per ottenere personaggi dai volti incoerenti, e le sue espressioni facciali spaziano troppo spesso tra finte e vacue. Ma per dargli quel che gli spetta, è raramente difficile seguire l’azione. E che sia per caso o per intenzione, l’arco “Tabula Rasa” gli impedisce anche di esagerare coi riferimenti fotografici, dato che il tutto si svolge in un mondo fantasy di creature dallo strano aspetto. Per cui anche se potrebbe essere molto meglio è del tutto leggibile.
Questo numero continua proseguendo le premesse della bolla temporale fino alla logica conclusione. Il criminale, si scopre, è uno degli ultimi sopravvissuti di una razza progredita che è stata spazzata via da una notte estremamente protratta. Le creature dell’acqua sono fuori di sé dal panico perché, per la prima volta, il fiume sta scorrendo. E così via. Ci vuole un po’ di buona volontà per credere che un simile piccolo ecosistema abbia potuto davvero sopravvivere per tutto questo tempo, ma la storia ha una buona opportunità di parlarne da subito.
La faccenda di Psylocke che tenta di offuscare il suo coinvolgimento nella creazione di Tabula Rasa passa piuttosto in secondo piano qui, con i riflettori che si spostano sulla popolazione locale, e un caro flashback vecchio stile sulle origini del cattivo. Personalmente avrei preferito più equilibrio in termini di focalizzazione sugli ospiti e sul cast regolare, ma ci sono idee interessanti ed è una valida storia da “mondo nascosto”.

Uncanny X-Men (Vol. II) # 7
Tersa parte della storia di Tabula Rasa, che porta al grande scontro con l’Uomo Immortale più rapidamente di quanto vi aspettereste. La storia di base è davvero abbastanza lineare – l’Uomo Immortale ha costruito un Aggeggio Pericoloso che riporterà in vita il suo popolo uccidendo chiunque altri. Gli X-Men e Savage devono fermarlo. Sono i dettagli che la fanno funzionare – entrambi i sopravvissuti degli Apex passano il numero a essere monumentalmente condiscendenti verso gli X-Men, e i dialoghi lo fanno trasparire perfettamente. (“Facciamola semplice. Io sarò ‘Apex Buono’ e il mio vecchio amico sarà ‘Apex Cattivo’. Ce la fate a capirlo?”)
I disegni di Land sono alquanto rattoppati in questo numero: c’è una pagina importante verso la fine che è virtualmente inintelligibile, apparentemente incapace di decider se sia una splash simbolica o meno, che finisce per avere una testa priva di corpo e fuori scala che fluttua in giro. E non ha davvero la sottigliezza di gestire i momenti comici, anche se fortunatamente l’umorismo sopravvive in gran parte. D0altra parte, mi piace il modo in cui disegna Danger che si trasforma in un’armatura improvvisata, completa di enorme faccia sul davanti.
È una storia strutturata in modo strano: da tutte le apparenze sembra che l’Uomo Immortale venga battuto in questo numero, lasciando gli X-Men ad affrontare una qualche minaccia più nebulosa per Tabula Rasa il mese prossimo. E le sottotrame con l’altra metà del gruppo vengono parcheggiate per l’intero numero. È un falso finale a pieno titolo, e a questo punto non sono del tutto certo del perché. Ma Gillen sa quello che sta facendo, quindi presumibilmente tutto diverrà chiaro nel numero 8.


Wolverine # 301
L’ultimo arco di Jason Aaron non sta funzionando per me. Ha terminato le sue trame principali e finora questa sembra più un esercizio per ammazzare il tempo che una coda. C’è gente che corre e combatte... ci sono ninja pazzi e roba della Yakuza... è tutto molto esagerato... vi siete fatti l’idea generale. Non è male e mette idee umoristiche sulla pagina con abbastanza energia, ma è davvero troppo leggero in un modo che non sembra giustificare così tanti numeri.
I disegni continuano a essere stranamente divisi tra Billy Tan e Steve Sanders, i cui stili sono molto diversi.
Mettere le etichette dei capitoli sulle rispettive pagine va bene, e copre le situazioni al meglio possibile, ma alla fine non maschera il fatto che lo stile di disegno cambia casualmente a metà di una scena in un modo che distrae abbastanza. E l’uso di Sabretooth è particolarmente strano. Dopo che la Marvel ha reso tanto importante il suo ritorno, questa è la sua prima trama importante – e già viene trattato come un volto tra la folla. Non capisco i ragionamenti dietro tutto questo.
Alla fine è tutto alquanto piatto. Alcune idee estemporanee sono divertenti, ma come storia non c’è davvero granché.

Wolverine and the X-Men # 5 (of 6)
Ah, stiamo rifacendo Viaggio Allucinante, a quanto pare. Kitty è stata infettata da microscopici alieni della Covata, ma fortunatamente la Bestia ha una macchina in giro per far sì che qualcuno se ne occupi. Sfortunatamente, quel qualcuno è Kid Gladiator. Intanto, Wolverine e Quentin Quire sono nello spazio a cercare di fare qualche soldo per mantenere aperta la scuola. E i conto bancari di Angelo sono stati congelati perchP, per qualche strana ragione, tutti pensano che sia pazzo.
Ci sono alcuni elementi ridicoli qui, ma come sempre l’albo riesce a cavarsela ugualmente. I disegni di Nick Bradshaw ottengono ancora il giusto equilibrio di cartoonesco e dettagliato per far funzionare i punti più ridicoli della trama, ed è bello vederlo usato per una storia che gioca sui suoi punti di forza. C’è un’incredibile quantità di cose che accadono in questo numero, sia in termini di trama che di dettagli di sfondo nei disegni – questo è il pendolo che finalmente oscilla nell’altra direzione dopo anni di “decompressione”, in un albo che sembra avere il piede permanentemente premuto sull’acceleratore, e riesce a gestire un enorme cast e una vasta gamma di trame.
Ci sono alcuni errori. Col senno di poi, il cliffhanger della gravidanza dello scorso numero era davvero una falsa pista, dato che la spiegazione data in questo numero non è affatto correlata. E anche se capisco che la sottotrama del Club Infernale debba continuare a procedere, non sono sicuro che funzioni far sì che complottino per far dichiarare Warren mentalmente incapace. È così evidentemente incapace che è difficile capire perché il Club possa aver bisogno di corrompere qualcuno. Svelare la copertura dovrebbe essere sufficiente a questo punto, e penso che in questo momento l’albo stia calcando troppo la mano. (Non preoccupatevi, perà. Sono sicuro che Warren tornerà presto normale, dato che la Marvel ha coscienziosamente rovinato questa trama includendolo nelle anteprime di Vendicatori vs X-Men.)
Comunque si tratta di piccolo problema in un numero complessivamente molto forte e adorabile da guardare.

Wolverine and the X-Men # 6 (of 6)
Wolverine e Quentin Quire vanno nella Las Vegas dello spazio esterno per vincere dei soldi per finanziare la scuola, mentre tutti gli altri fanno un Viaggio Allucinante con Kitty – non per salvarla ma per cercare di recuperare l’inutile Kid Gladiator. Oh, e mentre loro sono altrimenti occupati, un altro alieno pazzo attacca la scuola. Quindi – già, essenzialmente un numero con tutte e tre le trame che avanzano, davvero.
I disegni di Nick Bradshaw continuano a coplire, soprattutto le scene del casino dove può scatenarsi. Si sta ovviamente divertendo più che mai con quei pezzi, e si capisce il perché. L’effettivo contenuto delle scene del casinò è abbastanza standard – è praticamente un classico “uscire dal casinò con le vincite illecite” riposizionato nello spazio esterno. Ma è bello vedere l’albo che mostra un’ altro lato di Quentin oltre il sedicente rivoluzionario. In quanto a Kid Gladiator, resta essenzialmente una spalla comica monodimensionale, e se deve essere così prominente nella storia potrebbe aver bisogno di quella seconda dimensione.
In sostanza è una continuazione di ciò che c’era nel numero precedente. Bei disegni. Trame del tutto esagerate. Come ormai ci aspettiamo.

Wolverine and the X-Men: Alpha & Omega # 2 (of 4)
No, davvero, questo sta uscendo nella stessa settimana della testate padre. La Programmazione Marvel, signore e signori.
Le mie principali reserve sul primo numero della serie di Brian Wood riguardavano il fatto che il panorama psichico del “Costrutto” di Quentin Quire non fosse disperatamente interessante di per sé, e (dato che sapevamo che fosse solo un’illusione) non ci fosse niente di ovvio a rischio. Fortunatamente, questo numero passa rapidamente oltre quel problema. Wolverine e Hisako hanno capito che qualcosa non va, anche se non sono del tutto sicuri di cosa. Intanto, Quentin ha a sua volta un problema: dopo aver impulsivamente trascinato due degli X-Men nel suo panorama psichico, cosa dovrebbe farne di loro adesso? Prima o poi dovrà dormire. E quello potrebbe essere un problema.
Tutto questo significa che c’è meno enfasi sul Costrutto come interessante di per sé e più sulla battaglia di volontà tra Wolverine e Quentin. Infatti, la battuta centrale del numero è che nessuno è colpito dal Costrutto quanto Quentin. I suoi tentativi di spiegare i suoi tremendi risultati a Bling e Mercury ricevono un educato disinteresse e un vago stupore rispettivamente. Ancora una volta, il suo grande gesto di ribellione non è stato apprezzato. (Tutto ciò è magistralmente disegnato da Roland Boschi, che realizza le sequenze di Westchester.)
La pagina di riassunto, incidentalmente, suggerisce che il Costrutto si suppone sia stato “messo assieme con pezzi e frammenti dei videogame e film preferiti [di Quentin]”, e non sono sicuro che questo emerga chiaramente come si pensa. È ovvio che derivi da qualche parte, ma non colgo l’elemento di collage che dovrebbe esserci secondo il riassunto. E ci sono altre parti che non hanno del tutto senso. Capisco che tutti possano pensare che Wolverine è fuori a fare cose da Wolverine, ma nessuno si accorge dell’assenza di Corazza? E dopo essere fuggiti dal granaio alla fine del numero 1, perché Wolverine se ne sta in attesa per un giorno intero prima di cercare di entrare nell’edificio e attaccare Quentin?
Ma è comunque definitivamente un miglioramento rispetto al numero 1, semplicemente perché i riflettori sono maggiormente sulle parti che funzionano.


X-Club # 3 (of 3)
Be’, parlando di gettare via un cliffhanger. Nell’ultimo numero, il Dr Nemesis era in fondo all’oceano quando il suo tubo dell’aria è stato tagliato! Come riuscirà a tornare in superficie? Be’, uh, ci tornerà e basta. Cielo se è debole.
A parte questo, questo numero è essenzialmente una questione di tenere i piatti in movimento. Madison ha ancora problemi ma riesce a entrare in contatto con un’intelligenza artificiale. Danger scopre perché sta agendo in maniera così strana. Il Dr Nemesis is si sta ancora infiltrando nella base dei cattivi. E Kavita è quella col buon senso. Essenzialmente è altro di quel che già c’era, e non c’è molto altro da dire in merito.


X-Factor # 231
La terza parte di “They Keep Killing Madrox” torna a Madrox mentre si fa strada rimbalzando tra i mondi alternative. Stavolta si tratta di un mondo in cui l’M-Day ha spazzato via gran parte dei normali umani, e le Sentinelle che proteggono i sopravvissuti sono tutte versioni giganti di Iron Man. Abbiamo in qualche modo una spiegazione di cosa stia accadendo a Madrox – più o meno – ma per lo più il numero riguarda un conflitto non risolto tra versioni alternative di Capitan America e Iron Man.
La menzionata spiegazione è che i mondi paralleli si stanno sovrapponendo e Madrox, per qualche motive, ne sta avendo “un’anteprima”. E Mr. Tryp sa tutto della cosa ma non ne è responsabile. Ed è più o meno tutto l’avanzamento di trama che c’è in questo numero, a meno che i dettagli di questa Terra parallela non finiscano per essere significativi in qualche modo. Posso solo presumere che lo siano, dato che non riesco a immaginare che Peter David sprecherebbe tanto spazio per essi se non fosse in preparazione di qualcosa, ma al momento non è evidente come o perché potrebbero rivelarsi tali.
Anche supponendo che si scoprano essere in effetti vitali per le storie future, non è uno dei numeri più forti della serie. Iron Man come difensore vagamente sospetto degli umani rimasti funziona abbastanza, ma Capitan America come Deathlok psicotico appare un po’ arbitrario, e non particolarmente interessante di per sé. Ma David scrive sempre dialoghi acuti, e la disegnatrice Emanuela Lupacchino fa un valido lavoro con la riprogettazione dei personaggi e la scala delle enormi armature di Iron Man.

X-Factor # 232
Ultima parte di “They Keep Killing Madrox”, che si svela essere essenzialmente una preparazione per storie future. Taglierò corto: la conclusion è che Madrox viene rimandato a casa, ma i criminali dei tre mondi che ha visitato vengono trascinati lì con lui. Quindi abbiamo avuto tre numeri di introduzione per questi criminali, e questa è essenzialmente tutta la storia.
In questo numero, Madrox combatte una versione di Dormammu, che è all’incirca come tutte le alter versioni di Dormammu, salvo che sta possedendo il corpo del Dr Strange. Non sono certo che ci serva davvero un intero numero per questo. Viene fuori come una battaglia Dr Strange/Dormammu piuttosto generico con un pizzico di possessione, e non capisco davvero cosa dovrei trarne a parte “sì, be’, è un Dormammu, giusto.”
Vero, le pagine con l’effettivo ritorno di Madrox al mondo reale sono fatte molto bene, e funzionano. A parte quelle... è un terzo numero di introduzione senza molto che accada in sé, e non c’è davvero molto altro che io possa dire.


X-Men (Vol. II) # 24
E torniamo alla trama dei vampire. Questo è essenzialmente un numero coi Perdonati che tentano di deprogrammare Jubilee. Se vi state sforzando per ricordarvi chi siano i perdonati, be’, non siete i soli: sono un gruppo di vampiri che non attaccano gli umani e sono apparsi per la prima volta nei più oscuri anfratti del crossover Fear Itself. Presumibilmente fungono da ospiti di questo arco. Ce ne sono molti. Hanno nomi come Quickshot e Nighteyes. E sono più o meno interessanti come questo li fa apparire.
Per essere corretti con Victor Gischler, sta cercando di realizzare una trama a lungo termine con Jubilee nel contest di un albo di team-up, ed è una cosa complicata da fare. L’idea sembra essere arrivare a un punto in cui Jubilee non senta più lo stimolo di uccidere la gente e voglia andare Avanti con sangue animale, in modo da poter tornare a vivere una vita relativamente normale (be’, una non vita). Il problema è che perché questo funzioni ci servirebbe la sensazione che lei sia davvero stata fuori controllo prima. E invece la soluzione degli X-Men di darle il sangue di Wolverine sembra aver funzionato piuttosto bene. L’albo non ha mai neppure segnalato alcun problema derivante dal fatto che Wolverine se la sia lasciata dietro su Utopia. Per cui l’impressione generale è che si tratti di un numero dedicato a risolvere un problema che la maggioranza dei lettori riteneva già risolto. Di conseguenza fa un po’ cilecca.

X-Men (Vol. II) # 25
Gli X-Men rintracciano Jubilee e combattono Perdonati . Poi arrivano degli altri cattivi alla fine in modo che gli X-Men e i Perdonati possano allearsi nel prossimo numero.
Le cose stanno così. Non ho problemi per il fatto che Victor Gischler usi questo albo per spingere i suoi nuovi personaggi. In effetti, per quel che vale, sono a favore di questa cosa. Preferirei vedere nuovi personaggi inseriti che quelli vecchi mantenuti in scena a lungo dopo aver esaurito la loro utilità. Questi personaggi devono essere spinti parecchio per diventare noti. Va bene.
Il problema coi Perdonati è molto più fondamentale – la premessa non è abbastanza forte. Sono un gruppo di vampiri che si sono sbarazzati della dipendenza dal sangue umano e ora sono vampiri buoni. Va bene. E...?
Forse sono solo avverso a questa storia. Ma per essere del tutto onesto, non solo non trovo niente di interessante nei Perdonati, non capisco neanche cosa si ritenga che debba essere interessante nei Perdonati. Di sicuro non vedo un aggancio in nessuno dei singoli membri. Capisco che abbiamo un ruolo nel far avanzare la storia di Jubilee, ma è solo un passo necessario verso l’obiettivo. Non significa che voglia leggere di loro per un intero arco.


X-Men: Legacy # 261
Seguendo il suo numero Punto Uno di un paio di settimane fa, Christos Gage avvia la sua gestione vera e propria facendo iniziare una storia di Exodus. Con cinque albi al mese da riempire, e l’M-Day a mettere un limite alla creazione di nuovi criminali mutanti, è comprensibile che gli scrittori si ritrovino a scorrere le liste dei mutanti sopravvissuti per vedere chi potrebbe valere la pena usare. Ma Exodus è una specie di sfida. Per some è stato concepito originariamente, è un fanatico che vedeva l’ascesa del genere mutante come una sorta di chiamata quasi religiosa. Non si adatta prontamente a un universo Marvel post -M-Day, tranne forse come qualcuno che cerca di invertirlo.
Mike Carey si era occupato del problema nel primo arco di Legacy facendo dire dal Professor X e Exodus e ai suoi seguaci rimasti che erano davvero le reliquie di un’era trascorsa e che avrebbero dovuto semplicemente gettare la spugna. Adottando la politica degli albi X, Xavier aveva asserito che con così pochi mutanti rimasti era semplicemente inutile per loro fare altro a parte restare assieme.
Christos Gage segue questa logica. Da fanatico nato qual è, Exodus si è ora totalmente convinto che Xavier avesse ragione – cosa da cui deriva che lo scisma è una catastrofe che deve essere invertita a tutti i costi. Con la forza, se necessario. O solo togliendo di mezzo le persone ostinate. È un punto di vista potenzialmente interessante, anche se sembra portare ad avere i due gruppi di X-Men che appaiono assieme, e avrei aspettato un altro po’ per questo. È comunque un buon uso di Exodus, che prosegue in modo molto naturale la sua ultima apparizione.
Non mi convince altrettanto il modo in cui la storia usa gli studenti. Kid Gladiator è un personaggio comico talmente sopra le righe che sembra un po’ fuori posto in quest’albo. E anche se mi piace l’idea che i ragazzi decidano che Blindfold è un qualche genere di maledizione che dovrebbe essere evitata, di sicuro il sempre ragionevole Anole è il personaggio sbagliato per una cosa simile. In termini generali, in effetti, Gage non ha colto bene il personaggio di Blindfold. Molto di quello che lei dice in questo numero è una spiegazione alquanto diretta con qualche tic vocale buttato dentro.
Ma queste sono sottotrame, e la storia principale funziona bene. David Baldeon è un buon disegnatore di supereroi, e sta dando un po’ di vita agli studenti di sfondo, cosa importante in un albo come questo. Nel complesso un buon inizio per il primo arco di Gage.

X-Men: Legacy # 262
Exodus parte alla carica per illustrare a Ciclope l’errore dei suo metodi (permanentemente), e il gruppo di Wolverine parte all’inseguimento. In particolare, Wolverine è piuttosto deciso a fermare Exodus da solo piuttosto che avvisare il tipo a cui non parla più. Wolverine ne viene davvero fuori un po’ come un bambino. Forse è deliberato, dopo tutto è principalmente l’albo di Rogue, e va bene mettere lui nel ruolo del maschio alfa accecato dal testosterone in questo contesto, perché è qualcosa contro cui lei possa lottare. Comunque è forse un po’ eccessivo.
A parte questo, è un numero abbastanza solido. Abbiamo un altro lungo scontro con Exodus, a cui viene data un po’ più di profondità da Rogue e Wolverine che litigano ai margini. Il disegnatore David Baldeon realizza un buon vecchio numero d’azione molto bene. E lo scrittore Christos Gage ha una soluzione piuttosto valida al problema di mantenere separate i due gruppi di X-Men. È troppo presto perché inizino ad allearsi di nuovo, ma la trama richiede chiaramente che qualcuno chieda aiuto a Utopia. La soluzione è incredibilmente ovvia quando la si vede – non sono gli X-Men che rispondono alla chiamata ma Generation Hope. Il che significa che il gruppo di Wolverine ha appena messo i ragazzi in prima linea. Oops. È una bella svolta ed è ben gestita.

Edited by The Lawyer - 17/3/2012, 16:45
 
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